sabato 29 gennaio 2011

Craxi Driver....di Marco Travaglio

Qualche giorno fa il settimanale di approfodimento del TG1, Speciale TG1, ha dedicato una trasmisione intera per riabiliatare la figura di Bettino Craxi. Evidentemente il direttore Minzolini, per cercare di difendere "l'allievo" non ha trovato di meglio che fare l'apologia del "maestro" riscrivendo la storia italiana degli ultimi anni attraverso quella che Marco Travaglio ha denominato "minzolingua". E allora, tramite Travaglio, cerchiamo di demistificare questa "minzolingua"

Quando inventò la "Fattoria degli animali" e la sua “metalingua“, George Orwell non poteva immaginare che meno di un secolo dopo l’Italia avrebbe avuto il suo maiale più uguale degli altri e, grazie alla Rai, per la modica cifra di 30 centesimi al giorno, anche la "minzolingua": un idioma ben remunerato che ignora il dizionario, la logica e pure il ridicolo. Alcuni esempi:

  • C’è chi considera Craxi un mezzo delinquente”. Perché mezzo? Semmai doppio, essendo stato condannato definitivamente per corruzione (Eni-Sai) e finanziamento illecito (Metropolitana).

  • Una democrazia costosa permise al paese di restare per 50 anni nel mondo libero”. Già. Ma restarono nel mondo libero anche democrazie meno costose: per esempio quelle di tutto il resto d’Europa. E anche quella italiana negli anni ‘40-‘50, retta da politici come De Gasperi ed Einaudi, che non rubavano.

  • Alla caduta del Muro di Berlino, paradosso italiano, i vincitori che erano dalla parte giusta, invece di ricevere una medaglia furono messi alla sbarra”. Purtroppo i magistrati, quando prendono un ladro, non gli domandano da quale parte del Muro di Berlino stava: lo condannano perché rubare è reato.

  • Il finanziamento illecito ai partiti era stato oggetto di amnistia due anni prima: un colpo di spugna che preservò alcuni e dannò altri”. L’amnistia del ‘90 cancellò tutti i finanziamenti illeciti commessi fino all’89, compresi quelli di Craxi. Il quale però continuò a rubare anche dopo. Fra i “preservati” dall’amnistia, un certo S.B., che aveva commesso una falsa testimonianza nell’88.

  • La verità è che, a un problema politico, fu data una soluzione giudiziaria”. La verità è che corruzione e finanziamento illecito non sono un problema politico: sono due reati previsti dal Codice penale dai politici, Craxi incluso, che poi lo violavano.

  • Craxi, l’unico che ebbe il coraggio di porre in questi termini la questione, fu spedito alla ghigliottina”. Ghigliottina a parte, Craxi non fu processato perché poneva la questione, ma perché rubava.

  • Per questo Craxi non volle mai vestire i panni dell’imputato”. Nessuno vorrebbe mai vestire i panni dell’imputato: purtroppo lo decidono i giudici, non l’interessato. In ogni caso, per evitarlo, si potrebbe cominciare a non commettere reati.

  • E’ di quegli anni il vulnus che alterò i rapporti fra politica e magistratura”. I rapporti fra politica e magistratura sarebbero sereni, se non ci fossero politici che violano la legge. Il vulnus sono i loro reati, non le indagini che ne derivano.

  • Un vulnus che per quasi un ventennio ha fatto cadere governi per inchieste che spesso non han portato da nessuna parte”. Dal ‘92 si sono succeduti i governi Amato, Ciampi, Berlusconi1, Dini, Prodi1, D’Alema, Amato, Berlusconi2, Prodi2, Berlusconi3. A parte Amato (caduto per i troppi ministri inquisiti, poi condannati o prescritti), nessun altro governo è caduto per cause giudiziarie.

  • Grazie agli euromissili Craxi contribuì con Reagan e papa Wojtyla a mettere in crisi l’Urss”. L’Urss non se n’era mai accorta. Ma Craxi avrebbe potuto metterla in crisi senza rubare.

  • Kohl riunificò le Germanie e poi finì anche lui sotto processo”. Vero: per 1 milione di fondi neri alla Cdu, non un centesimo finito nelle sue tasche. Ma Kohl si lasciò indagare, non fuggì, restituì il maltolto e chiese scusa in lacrime al popolo tedesco.

Ora chi viene sorpreso a borseggiare il vicino sull’autobus può tentare di giustificarsi con la minzolingua: “Veda, caro signore, se le sto sfilando il portafogli non è perché io sia un mezzo delinquente, ma per via della Guerra fredda che mi vide sempre dalla parte giusta rispetto al Muro di Berlino. Purtroppo l’amnistia del ‘90 non copriva i borseggi del 2009, che sono un problema politico e non giudiziario, anche tenendo conto del caso Kohl e degli esempi di Reagan e Wojtyla. Troppi governi sono caduti per inchieste finite nel nulla. Non ho alcuna intenzione di vestire i panni dell’imputato e lei, anziché mettermi alla sbarra o spedirmi alla ghigliottina, dovrebbe darmi una medaglia. Non me la dà? Vabbè, ora mi scusi: devo correre al Tg1 a fare il mio editoriale”.

Marco Travaglio,

Il Fatto Quotidiano del 15 Gen. 2010

PER NON DIMENTICARE

TUTTO CRAXI,
TANGENTE PER TANGENTE

Al momento della morte, nel gennaio del 2000, Bettino Craxi era stato condannato in via definitiva a 10 anni per corruzione e finanziamento illecito (5 anni e 6 mesi per le tangenti Eni-Sai; 4 anni e 6 mesi per quelle della Metropolitana milanese). Altri processi furono estinti "per morte del reo": quelli in cui aveva collezionato tre condanne in appello a 3 anni per la maxitangente Enimont (finanziamento illecito), a 5 anni e 5 mesi per le tangenti Enel (corruzione), a 5 anni e 9 mesi per il conto Protezione (bancarotta fraudolenta Banco Ambrosiano); una condanna in primo grado prescritta in appello per All Iberian; tre rinvii a giudizio per la mega-evasione fiscale sulle tangenti, per le mazzette della Milano-Serravalle e della cooperazione col Terzo Mondo.
Nella caccia al tesoro, anzi ai tesori di Craxi sparsi per il mondo tra Svizzera, Liechtenstein, Caraibi ed Estremo Oriente, il pool Mani Pulite ha accertato introiti per almeno 150 miliardi di lire, movimentati e gestiti da vari prestanome: Giallombardo, Tradati, Raggio, Vallado, Larini e il duo Gianfranco Troielli & Agostino Ruju (protagonisti di un tourbillon di conti e operazioni fra Hong Kong e Bahamas, tuttora avvolti nel mistero per le mancate risposte alle rogatorie).
Finanziamenti per il Psi? No, Craxi rubava soprattutto per sé e i suoi cari. Principalmente su quattro conti personali: quello intestato alla società panamense Constellation Financière presso la banca Sbs di Lugano; il Northern Holding 7105 presso la Claridien Bank di Ginevra; quello intestato a un’altra panamense, la International Gold Coast, presso l’American Express di Ginevra; e quello aperto a Lugano a nome della fondazione Arano di Vaduz.
"Craxi – si legge nella sentenza All Iberian confermata in Cassazione - è incontrovertibilmente responsabile come ideatore e promotore dell’apertura dei conti destinati alla raccolta delle somme versategli a titolo di illecito finanziamento quale deputato e segretario esponente del Psi. La gestione di tali conti…non confluiva in quella amministrativa ordinaria del Psi, ma veniva trattata separatamente dall’imputato tramite suoi fiduciari… Significativamente Craxi non mise a disposizione del partito questi conti".
Su Constellation Financiere e Northern Holding - conti gestiti dal suo compagno di scuola Giorgio Tradati - riceve nel 1991-‘92 la maxitangente da 21 miliardi versata da Berlusconi dopo la legge Mammì. Sul Northern Holding incassa almeno 35 miliardi da aziende pubbliche, come Ansaldo e Italimpianti, e private, come Calcestruzzi e Techint. Nel 1998 la Cassazione dispone il sequestro conservativo dei beni di Craxi per 54 miliardi. Ma nel frattempo sono spariti.
Secondo i laudatores, Craxi fu condannato in base al teorema "non poteva non sapere". Ma nessuna condanna definitiva cita mai quell’espressione. Anzi la Corte d’appello di Milano scrive nella sentenza All Iberian poi divenuta definitiva: "Non ha alcun fondamento la linea difensiva incentrata sul presunto addebito a Craxi di responsabilità di ‘posizione’ per fatti da altri commessi, risultando dalle dichiarazioni di Tradati che egli si informava sempre dettagliatamente dello stato dei conti esteri e dei movimenti sugli stessi compiuti".
Tutto era cominciato "nei primi anni 80" quando – racconta Tradati a Di Pietro – "Bettino mi pregò di aprirgli un conto in Svizzera. Io lo feci, alla Sbs di Chiasso, intestandolo a una società panamense (Constellation Financière, ndr). Funzionava cosí: la prova della proprietà consisteva in una azione al portatore, che consegnai a Bettino. Io restavo il procuratore del conto". Su cui cominciano ad arrivare "somme consistenti": nel 1986 ammontano già a 15 miliardi. Poi il deposito si sdoppia e nasce il conto International Gold Coast, affiancato dal conto di transito Northern Holding, messo a disposizione dal funzionario dell’American Express, Hugo Cimenti, per rendere meno identificabili i versamenti. Anche lí confluiscono ben presto 15 miliardi.
Come distinguere i versamenti per Cimenti da quelli per Tradati, cioè per Craxi? "Per i nostri – risponde Tradati – si usava il riferimento ‘Grain’. Che vuol dire grano". Poi esplode Tangentopoli. "Il 10 febbraio ‘93 Bettino mi chiese di far sparire il denaro da quei conti, per evitare che fossero scoperti dai giudici di Mani pulite. Ma io rifiutai e fu incaricato qualcun altro (Raggio, ndr): so che hanno comperato anche 15 chili di lingotti d’oro…I soldi non finirono al partito, a parte 2 miliardi per pagare gli stipendi". Raggio va in Svizzera, spazzola il bottino di Bettino e fugge in Messico con 40 miliardi e la contessa Vacca Agusta. I soldi finiscono su depositi cifrati alle Bahamas, alle Cayman e a Panama.
Che uso faceva Craxi dei fondi esteri? "Craxi – riepilogano i giudici – dispose prelievi sia a fini di investimento immobiliare (l’acquisto di un appartamento a New York), sia per versare alla stazione televisiva Roma Cine Tv (di cui era direttrice generale Anja Pieroni, legata a Craxi da rapporti sentimentali) un contributo mensile di 100 milioni di lire. Lo stesso Craxi, poi, dispose l’acquisto di una casa e di un albergo (l’Ivanhoe) a Roma, intestati alla Pieroni". Alla quale faceva pure pagare "la servitú, l’autista e la segretaria". Alla tv della Pieroni arrivarono poi 1 miliardo da Giallombardo e 3 da Raggio. Craxi lo diceva sempre, a Tradati: "Diversificare gli investimenti".
Tradati eseguiva: "Due operazioni immobiliari a Milano, una a Madonna di Campiglio, una a La Thuile". Bettino regalò una villa e un prestito di 500 milioni per il fratello Antonio (seguace del guru Sai Baba). E il Psi, finito in bolletta per esaurimento dei canali di finanziamento occulto? "Raggio ha manifestato stupore per il fatto che, dopo la sua cessazione dalla carica di segretario del Psi, Craxi si sia astenuto dal consegnare al suo successore i fondi contenuti nei conti esteri". Anche Raggio vuota il sacco e confessa di avere speso 15 miliardi del tesoro craxiano per le spese della sua sontuosa latitanza in Messico. E il resto? Lo restituì a Bettino, oltre ad acquistargli un aereo privato Sitation da 1,5 milioni di dollari e a disporre – scrivono i giudici – "bonifici specificatamente ordinati da Craxi, tutti in favore di banche elvetiche, tranne che per i seguenti accrediti: 100.000 dollari al finanziere arabo Zuhair Al Katheeb" e 80 milioni di lire(«$ 40.000/s. Fr. 50.000 Bank of Kuwait Lnd») per "un’abitazione affittata dal figlio di Craxi (Bobo, ndr) in Costa Azzurra", a Saint-Tropez, "per sottrarlo - spiega Raggio - al clima poco favorevole creatosi a Milano". Anche Bobo, a suo modo, esule.
Quando i difensori di Craxi ricorrono davanti alla Corte europea dei diritti dell’uomo, nella speranza di ribaltare la condanna Mm, vengono respinti con perdite. "Non è possibile – scrivono i giudici di Strasburgo il 31 ottobre 2001 – pensare che i rappresentanti della Procura abbiano abusato dei loro poteri". Anzi, l’iter dibattimentale "seguí i canoni del giusto processo" e le proteste dell’imputato sulla parzialità dei giudici “non si fondano su nessun elemento concreto… Va ricordato che il ricorrente è stato condannato per corruzione e non per le sue idee politiche".

Marco Travaglio 30.12.2009

IL COMITATO “DERUTA 26 SETTEMBRE”




CONTRO PIAZZA CRAXI.


Il 26 settembre 2010 si è prodotto a Deruta un evento a suo modo storico. Molti cittadini, senza che nessun partito li avesse mobilitati e, spinti solo da uno spontaneo moto di repulsione, si sono ritrovati presso il quartiere dell’Arte per protestare contro l’intitolazione di una piazza a Bettino Craxi, un dirigente politico della prima repubblica, le cui scarse capacità di amministratore della cosa pubblica, sono state oscurate dalle ben più gravi responsabilità penali.


Quegli uomini e quelle donne, che si sono ritrovati in piazza “armati di fischietto” (come è stato scritto da qualcuno) hanno deciso di sedimentare e coltivare quel sentimento di comune indignazione riunendosi in un comitato civico irreversibilmente plurale, che non è espressione di alcuna sigla partitica e si riserva di intraprendere un’azione referendaria affinché l’atto vergognoso compiuto dalla giunta Verbena venga al più presto emendato.


In particolar modo il comitato contesta:



  • In prima istanza il metodo, ovvero l’unilateralità della decisione, che sebbene presa all’unanimità dal consiglio comunale, non ha proceduto ad alcuna consultazione dei cittadini derutesi, quantomeno di quelli più interessati dal provvedimento e cioè i residenti del quartiere dell’Arte.

  • Il secondo punto è nel merito: è davvero opportuno dedicare una piazza ad un uomo che, oltre ad aver contribuito in maniera rilevante all’aumento del debito pubblico, che passò da 234 a 522 miliardi di euro (dati valuta 2006), e il rapporto fra debito e pil, che passò dal 69% al 88%[1], è stato condannato in via definitiva per corruzione (tangenti Eni - Sai) e finanziamento illecito ai partiti (Enimont), e in barba alle sentenze passate in giudicato della magistratura italiana è fuggito dal proprio paese come latitante? Noi crediamo di no.

Non molto tempo fa a Deruta è stato intitolato un parco a Falcone e Borsellino. Il nostro sindaco, tutti gli assessori, i consiglieri della giunta potrebbero affermare in piena coscienza di fronte alle giovani generazioni che i valori espressi dai due grandi magistrati italiani siano compatibili con quelli incarnati da Bettino Craxi?


Forse, mai come oggi, Craxi è davvero divenuto il simbolo più autentico di quest’Italia corrotta, piegata agli interessi dei poteri forti, in cui l’indulgente garantismo del nostro impianto istituzionale si è trasformato in pretesa di impunità e mutua difesa di privilegi castali, ma proprio perché questi tempi sono crudelmente ostili agli esempi di dignitoso valore, oggi più di ieri dobbiamo gridare che i valori del Craxismo non ci appartengono né devono appartenere ai nostri figli.


COMITATO “DERUTA 26 SETTEMBRE”


–NO A PIAZZA CRAXI-


Per info piazzanocraxi@gmail.com










[1] Fonte Club Ambrosetti – the european house, gennaio 2007, n° 5.