sabato 30 aprile 2011

Invito rivolto a chi ci legge...e non solo!!!

Se vuoi, abiti a Deruta o nel suo comprensorio, sei invitato a partecipare mercoledi prossimo 4 maggio dopo le ore 21 in via della Tecnica (dietro alla palestra Sport Time) presso il laboratorio terrecotte di Giancarlo Ciuffini per la riunione del "Comitato Deruta 26 Settembre".
Diffondi la notizia anche ai tuoi amici.
Ti aspettiamo.
Saluti

giovedì 28 aprile 2011

Per cambiare. Appello per i referendum

Per fermare le manovre del governo che vuole cancellare i referendum. Per cancellare, sul serio, il nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento”. Per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata. La politica italiana si è allontanata dalla società come mai era successo in passato.


L’azione del governo è sempre più segnata dagli interessi personali del Presidente del Consiglio, da derive autoritarie, da minacce alla Costituzione. L’economia del paese non riesce a uscire dalla crisi iniziata tre anni fa, e la politica non riconosce il fallimento di vent’anni di privatizzazioni, che hanno lasciato a poche grandi imprese – sempre più spesso straniere – decisioni chiave sul nostro futuro.

Tutto questo aggrava le minacce alla democrazia, il declino del paese e l’insostenibilità del nostro modello di sviluppo.

Contro questa deriva, negli ultimi anni milioni di uomini e donne – con movimenti, reti, associazioni, sindacati – hanno alzato la loro voce, manifestato e costruito alternative. L’abbiamo fatto sui temi della democrazia, della partecipazione, della giustizia, dell’informazione. L’abbiamo fatto sui temi del lavoro, dei diritti sindacali, dei contratti, del precariato dei giovani. L’abbiamo fatto sui diritti delle donne e sulle disuguaglianze. L’abbiamo fatto sui temi della scuola, dell’università, della ricerca, della cultura. L’abbiamo fatto sulla tutela dell’ambiente e sulla sostenibilità dello sviluppo. L’abbiamo fatto sui temi della legalità e della lotta alle mafie. L’abbiamo fatto sui temi dei diritti, dell’antirazzismo, della solidarietà con profughi e immigrati. L’abbiamo fatto sui temi della pace, del rifiuto delle guerre, della solidarietà con chi lotta per la democrazia in altri paesi.

La politica istituzionale – finora – non ci ha ascoltato. La distanza tra le decisioni del governo e il consenso nella società non è mai stata così grande. Tutto questo può cambiare. Abbiamo una possibilità nuova per imporre alla politica la volontà dei cittadini, per riprendere il potere di decidere che tipo di democrazia e di sviluppo vogliamo avere.

Il 12-13 giugno 2011 si terranno i Referendum per cancellare le leggi sull’energia nucleare, la privatizzazione dell’acqua e il “legittimo impedimento” che mette i ministri al riparo dalla giustizia.

Il nucleare. Il governo ha voluto riportare l’energia nucleare in Italia dopo un referendum nel 1987 che l’aveva rifiutata. Il nucleare è un cattivo affare: costa troppo, quasi tutti i paesi lo stanno abbandonando e in Italia le centrali non entrerebbero in funzione che tra quindici anni. Dopo gli incidenti di Three Mile Island, Chernobyl e Fukushima l’energia nucleare si è dimostrata una minaccia per la salute delle persone. L'efficienza energetica e le energie rinnovabili come il solare sono la strada che l’Italia deve seguire. Ora il governo – vista l’impopolarità del nucleare – ha fatto una retromarcia che potrebbe far saltare il referendum. È un primo parziale successo, ma la decisione del governo non dà garanzie per il futuro. Serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro il nucleare.

L’acqua. Il governo impone il passaggio a imprese private del controllo e della gestione dell’acqua, considerandola una merce come le altre, dimenticando che l’acqua è un servizio essenziale, un diritto dei cittadini, un bene comune. Qui i referendum sono due: uno sulla gestione privata e l’altro sui profitti delle imprese – la legge prevede per i gestori un rendimento non inferiore al 7%. La privatizzazione non porterebbe a un miglioramento dell’efficienza, ma alla perdita del controllo da parte delle comunità locali su una risorsa essenziale, all’aumento dei profitti e del potere delle multinazionali dell’acqua, al moltiplicarsi dei prezzi pagati dai cittadini. Anche sull’acqua il governo ha prospettato modifiche alla legge per evitare i due referendum senza fare marcia indietro sulla privatizzazione. Anche sull’acqua serve l'impegno perché i cittadini si pronuncino con il voto contro la privatizzazione.

Il legittimo impedimento. Il governo ha introdotto il “legittimo impedimento” che permette al Presidente del Consiglio e ai Ministri di non comparire in udienza penale per la durata della loro carica. È un segno dell’arbitrio del potere politico e dell’“impunibilità” dei potenti. La Corte costituzionale ne ha già abrogato le norme portanti; bocciando quel che resta della legge, il referendum metterebbe fine alla legislazione “su misura” fatta apposta per evitare che Silvio Berlusconi affronti i processi in corso.

Per queste ragioni è importante fermare le manovre del governo che puntano a cancellare i referendum su nucleare e acqua. Sarà la Corte di Cassazione a decidere se il voto su questi temi si terrà o meno, mentre si voterà comunque sul “legittimo impedimento”.

Per queste ragioni è importante – il 12-13 giugno – raggiungere il quorum di 25 milioni di votanti ai Referendum e scegliere il SÌ a tutti i quesiti. È un voto che può porre alcuni limiti a un modello di sviluppo insostenibile, che ignora i costi ambientali, sociali e i beni comuni, e a un potere politico che calpesta giustizia e democrazia. Un successo dei SÌ al Referendum costringerebbe la politica – sia del governo che dell’opposizione – a fare i conti con la volontà dei cittadini. L’impegno delle mobilitazioni sociali non si limiterebbe a manifestazioni finora inascoltate, ma cancellerebbe alcune delle peggiori leggi introdotte dal governo. Oggi è possibile un impegno comune di cittadini, movimenti, reti, associazioni, sindacati per arrivare a una larghissima partecipazione al voto del 12-13 giugno, che porti a raggiungere il quorum e al successo dei SÌ.

Noi vogliamo impegnarci per quest’obiettivo: per mettere l’Italia sulla via di uno sviluppo più sostenibile e di una democrazia più partecipata.

Primi firmatari:

don Aldo Antonelli, parroco di Antrosano, L'Aquila

Andrea Bagni, Rete@sinistra

Laura Balbo, sociologa Loris Campetti, il manifesto

Roberta Carlini, Sbilanciamoci.info

Alessio Ciacci, Comuni Virtuosi

Mariano di Palma, Unione degli studenti

Tonio Dell’Olio, Libera

Monica Di Sisto, Fair

Anna Donati, ambientalista

don Paolo Farinella, parroco di San Torpete, Genova

Gianluca Felicetti, presidente LAV

don Walter Fiocchi, parroco di Castelceriolo,

Alessandria Paolo Flores d’Arcais, direttore di Micromega

Luciano Gallino, Università di Torino

don Raffaele Garofalo, prete

Paul Ginsborg, Libertà e Giustizia

Roberto Iovino, Rete della Conoscenza

Maurizio Landini, Segretario generale

Fiom Cgil

Flavio Lotti, Tavola della Pace

Giulio Marcon, Coordinatore Campagna Sbilanciamoci

Gianni Mattioli, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare

Grazia Naletto, Lunaria

Davide Orecchio, direttore Rassegna.it

Mimmo Pantaleo, Segretario generale Flc Cgil

Massimo Paolicelli, Associazione Obiettori Nonviolenti

Giorgio Parisi, fisico

Mario Pianta, Sbilanciamoci

Sergio Andreis, Lunaria

Anna Picciolini, Associazione per una sinistra unita e plurale, Firenze

Gabriele Polo, il manifesto

Guglielmo Ragozzino, Sbilanciamoci.info

Claudio Riccio, Link-Coordinamento universitario

Gianni Rinaldini, Coordinatore “La Cgil che vogliamo”

Edo Ronchi, ambientalista

Rossana Rossanda, il manifesto

Massimo Scalia, Comitato Vota SÌ per fermare il nucleare

Paolo Serventi Longhi, direttore di Rassegna Sindacale

Gianni Silvestrini, direttore scientifico QualEnergia

Massimo Torelli, Rete@sinistra

Guido Viale, economista

Sara Vegni, Comitato 3 e 32 L'Aquila


Per sottoscrivere l’appello e per promuovere iniziative: referendumpercambiare@gmail.com

mercoledì 27 aprile 2011

Gli animali di Fukushima


Gli animali di Fukushima sono rimasti all'interno della zona contaminata di 30 km. I loro padroni sono fuggiti. Tutti gli animali sono radioattivi, nessuno può più uscire dall'area. Tremila mucche, trentamila maiali, 600mila polli e un numero imprecisato di animali domestici. I cani sopravvissuti si avvicinano alle rare macchine autorizzate in cerca di cibo. Intorno a loro c'è un silenzio irreale e abitazioni abbandonate. Quasi tutto il pollame è morto. Le mucche e i vitelli, dove non vi sono fattorie con alimentatori automatici, sono morti di fame e di sete. Secondo le autorità giapponesi il 70% dei maiali e il 60% del bestiame è morto. I proprietari degli allevamenti hanno chiesto di portar fuori dal terreno radioattivo gli animali, o di entrare per praticare una forma di eutanasia. Le richieste sono state negate per la paura di contaminazione. Alcuni hanno ignorato il divieto e sono entrati nella zona proibita per portare in salvo i loro cani, condannando però anche sé stessi. L’acqua del mare a 30 chilometri dalla centrale nucleare ha una concentrazione di Iodio-131 di 88,5 becquerels per litro, il valore più alto registrato finora. La radioattività è 2,2 volte il limite massimo ammesso per le acque di scarico delle centrali nucleari. La fauna ittica presente nelle acque del Pacifico per decine di chilometri di fronte a Fukushima è contaminata. La radioattività si diffonderà in modo esponenziale quando le piccole prede saranno mangiate da altri pesci. Dovremo andare al supermercato con il contatore geiger. Ci abituereremo anche a questo.
Fukushima è una versione aggiornata della "Fattoria degli animali" di George Orwell dove però comandano, al posto dei maiali, i topi di fogna. Quelli che vivono lucrando sulla pelle degli altri, uomini o bestie non ha importanza. Che nascondono i rischi, che usano i media per accreditare le loro tesi, che espongono le generazioni future a un mondo desolato. I topi di fogna, quando l'aria si fa pesante, hanno l'abilità di nascondersi nel loro habitat naturale, le fogne per l'appunto. Spariscono dalla circolazione. Dove sono l'inconsapevole Scaiola, la Marcegaglia, il Fini delle centrali italiane di "ultimissima generazione", la Prestigiacomo, unico ministro dell'Ambiente nel mondo ad aver dichiarato dopo Fukushima che il nucleare andava avanti? Dove sono i ratti dell'atomo come Veronesi e Chicco Testa? Dove si è nascosto il pregiudicato Scaroni dell'ENI? Nuclearisti delle mie balle, dove siete? Se vi illudete che annullare il referendum, far passare un anno e poi fottere di nuovo gli italiani con il ritornello del nucleare vi sbagliate.

http://www.beppegrillo.it

martedì 26 aprile 2011

Il costo della Politica. Il caso Bologna

I candidati dei partiti, onnipresenti nelle nostre città, fanno campagne elettorali faraoniche con i soldi pubblici . Li prelevano alla fonte con le tasse per usarli in manifesti, spot elettorali, libriccini spediti direttamente a casa nostra, comparsate televisive a pagamento, auto con megafoni. Non ci facciamo più caso, ma sono soldi sottratti alla spesa sociale, alla scuola, al sostegno alle aziende. I partiti si spartiscono un miliardo di euro di finanziamenti, spacciati per "rimborsi", nonostante il parere contrario di un referendum. A Bologna chi spende di più è "Merolone" Merola del Pdmenoelle con 450.000 euro, seguono Pdl e Lega con 329.000 euro per Manes Bernardini. Il candidato portavoce sindaco del MoVimento 5 Stelle, Massimo Bugani, spenderà solo 4.000 euro, totalmente autofinanziati dal MoVimento. La sua campagna non costerà un euro ai bolognesi. Fuori i soldi dalla politica!

lunedì 25 aprile 2011

Addio Vik

Vittorio Arrigoni è stato seppellito oggi a Bulciago, in Brianza, nel giorno della resurrezione. In chiesa era presente il vescovo di Gerusalemme monsignor Hilarion Capucci che lo ha ricordato così: "Il mio gregge è il popolo palestinese, sofferente e maltrattato e anche Vittorio è stato un difensore di questo gregge. È morto come Cristo per un popolo maltrattato. È un martire, un eroe, un santo di questo popolo e sono stato incaricato dal presidente dell'autorità palestinese Abu Mazen di portare le condoglianze alla famiglia". Nessun rappresentante del governo era presente al funerale di un eroe di pace. Addio Vik.

Il gioco elettorale dell'inciucio


La democrazia in Italia non esiste. C'è da dubitare che sia mai esistita, ma almeno una volta si salvavano le apparenze. Qualche referendum rispettato, come quelli sul divorzio e sull'aborto. Qualche processo su gente come Andreotti e Craxi, il primo condannato per mafia e prescritto, il secondo condannato e latitante. I cittadini votavano per un candidato e credevano di influire con la loro scelta sulle sorti del Paese. I partiti erano molti e quindi difficilmente controllabili. Gelli propugnava due soli partiti, uno lo specchio dell'altro, con accordi tra di loro. E' scritto nero su bianco nel suo Piano di Rinascita Democratica. E' quello che è avvenuto con il Pdl e il Pdmenoelle, in disaccordo apparente su tutto, ma d'accordo sui finanziamenti pubblici ai partiti, sulla Tav, sulle centrali nucleari, sull'immunità parlamentare, sul finanziamento ai giornali, sullo Scudo Fiscale, sul conflitto di interessi, sulla privatizzazione dell'acqua e NATURALMENTE sull'attuale legge elettorale che ti costringe a votare con una X per una merda calda o una un po' più tiepida.
Le elezioni politiche sono incostituzionali, la legge porcata di Calderoli è incostituzionale, ma nessun partito ha mosso un dito per cambiarla. La volontà di 350.000 italiani che hanno firmato per Parlamento Pulito è ignorata. Ci vuole forse un giorno della collera anche in Italia per fare muovere il culo a Schifani e ai leader dei partiti?
Il Pdl e il Pdmenoelle hanno in apparenza un punto debole elettorale: le elezioni regionali e comunali nelle grandi città dove si può votare il candidato. Come controllare il voto senza cambiare la legge? Semplice. Ci si accorda sottobanco. Una regione a te, una a me. Un candidato forte contro uno debole. L'Emilia Romagna al Pdmenoelle, la Lombardia al Pdl. Sia Errani che Formigoni sono fuorilegge per aver superato i due mandati consecutivi, ma nessuno dei due partiti maggiori ha emesso un fiato. Per far vincere il candidato del Pdmenoelle a Torino venne candidato Buttiglione (non l'avrebbe votato neppure il cardinal Bertone) contro Chiamparino e oggi un tal Coppola contro Fassino che DEVE vincere. E' un voto di scambio, regione per regione, comune per comune. Sono elezioni decise a tavolino. Se il Pdmenoelle avesse voluto vincere a Milano contro la Moratti non avrebbe candidato alle primarie l'avvocato Pisapia-portalovia e Boeri, l'architetto che ha lavorato con Ligresti.
I partiti si sono spartiti l'Italia, a parte forse i comuni sotto i 5.000 abitanti. Un'ulteriore prova è la reazione feroce del Pdmenoelle contro il MoVimento 5 Stelle dopo la mancata elezione della Bresso in Piemonte a favore di Cota, candidato per perdere. Cacciari non si trattenne: "E' stato uno choc soprattutto il Piemonte... E a chi dobbiamo dire grazie di questo capolavoro? A quelle teste di c... dei grillini... gli darei fuoco a quelli lì, sono degli sciagurati, si rendono conto di cosa hanno combinato?" Lo sappiamo cosa abbiamo combinato. Vi abbiamo rotto il gioco dell'inciucio. E' finita la festa, cari pdieliini e pidimeioellini. Dovrete abituarvi. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure.

http://www.beppegrillo.it

mercoledì 20 aprile 2011

"L'asta". Spot referendum acqua pubblica.

Il 12 e 13 giugno vota due si contro la privatizzazione dell'acqua. Spot prodotto dal comitato acqua pubblica di Velletri.Regia e montaggio Luca D'AnnibaleIdeazione e script Astrid LimaOrganizzazione generale Annalisa MarroniCon la partecipazione di Guido Riunno, Attilio Fabiani, Bianca De Santis, Corrado Bisini, Fernando Mariani, Marisa Liberati, Matteo D'Annibale .Ringraziamo Velletri a 5 stelle, Fausto Ercolani, Andrea PalladinoInfo: acquapubblicavelletri@gmail.com - http://www.acquabenecomune.org/





Il gioco delle tre truffe

Fino a un mese fa, chiunque azzardasse qualche pallida critica, qualche tenue perplessità, qualche timida riserva sul ritorno al nucleare veniva bollato da un ampio fronte di giornali, politici ed “esperti” come un vecchio rottame nemico della Modernità. E non solo dagli house organ del Cainano, ma anche da quelli della banda larga dei costruttori che già pregustavano la pappatoia degli appalti per le nuove centrali atomiche.

Ancora all’indomani del disastro in Giappone, il Messaggero (gruppo Caltagirone) ospitava un profetico commento di Oscar Giannino, quello che pare una comparsa del Marchese del Grillo con il cocchio dorato che l’attende fuori dagli studi televisivi: “Tentare di dimostrare che il nucleare non possiamo permettercelo è dimostrazione di crassa ignoranza tecnologica.

Da oggi c’è da giurare che nessuno di quelli che vengono eufemisticamente chiamati “giornalisti e intellettuali di destra” (in realtà dipendenti a libro paga di B.) oserà più dire una mezza parola pro nucleare. Anzi, diventeranno tutti antinuclearisti convinti e accuseranno di “crassa ignoranza tecnologica” chi fosse a favore. Così come per l’Iraq e l’Afghanistan erano guerrafondai e oggi per la Libia sono pacifisti. Così come sulla morale sessuale erano puritani e bigotti (addirittura “atei devoti”), per poi trasformarsi in sfrenati libertini quando si è dimostrato che il premier è un puttaniere e “utilizza” minorenni. In attesa di vedere Giannino col berretto del Sole che ride, Ferrara con le mutande verdi, Belpietro appeso all’altare della patria avvolto nella bandiera di Greenpeace, Olindo Sallusti sulla goletta verde di Legambiente con Rosa Santanchè nella scialuppa di salvataggio, la retromarcia su Fukushima segnala le catastrofiche condizioni in cui versa il premier.

Lui, ovviamente, del nucleare se ne infischia: non distingue una centrale da un palo della lap dance. Ciò che lo angoscia sono i referendum: non quelli sul nucleare e l’acqua pubblica (è talmente liberaleliberistaliberalizzatore che non ha mai privatizzato nemmeno un canile), ma quello sul legittimo impedimento. Quel diavolo di Di Pietro gli ha infilato proprio lì un cuneo mica male: fra due mesi, dopo vent’anni di leggi ad personam, i cittadini potranno finalmente decidere se la legge è uguale anche per B. o no. Un referendum sull’imputato B. che, al contrario di quel che cianciano i soliti idioti, lo colpisce nel suo unico vero tallone d’Achille: i processi.

L’unico attacco che teme davvero, perché gli fa perdere consensi e lo manda fuori di testa, è quello giudiziario: infatti non dorme la notte all’idea che il 12-13 giugno si raggiunga il quorum e il legittimo impedimento venga raso al suolo. Infatti ha relegato i referendum in periodo vacanziero, a costo di sperperare 350 milioni con la rinuncia all’election day, nella speranza che gl’italiani andassero al mare. Ma l’emozione per la catastrofe di Fukushima è tale da garantire che il quorum si raggiungerà per tutti e tre i quesiti, compreso quello che lo riguarda ad personam.

Ed ecco, ieri, la mossa da giocatore delle tre carte: una leggina che sospende il piano nucleare per un anno, così il referendum sull’atomo salta, gli altri due mancano il quorum, e poi da settembre, fra il lusco e il brusco, quando nessuno ci penserà più, si riesumano le centrali.

Una truffa al cubo. Ricapitolando. Tre anni fa B. truffa una prima volta i cittadini che nell’87 avevano detto No al nucleare, annunciando una raffica di nuove centrali. Di Pietro raccoglie le firme di quasi un milione di cittadini per cancellare quel piano criminale e lui B. li truffa una seconda volta, assieme ai milioni di italiani che avrebbero votato Sì a cancellare per sempre dall’Italia la fonte energetica più vecchia, inquinante e pericolosa del mondo. Fra qualche mese li trufferà per la terza volta, facendo rientrare dalla finestra il nucleare appena espulso dalla porta. Per salvare una legge ad personam, la numero 40, ne fa un’altra, la numero 41. È troppo sperare, oltre ai soliti moniti, che non venga firmata?
Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano

lunedì 18 aprile 2011

I giornali sono medium, fanno parlare i morti - Dal blog di Beppe Grillo


Ieri pomeriggio ero a Milano insieme ai ragazzi del MoVimento 5 Stelle per riparlare del Parlamento pulito e delle 350mila firme raccolte nel 2007 che ancora giacciono nei sottoscala di Palazzo Madama. A margine ho parlato con i giornalisti e di seguito riporto il mio intervento:

Basta, non voglio assolutamente parlare di queste cose. Ho messo una croce su quell'ometto, quel pensionato senza prostata. Basta. Parlare di processi, di giustizia… ma qual è il senso della giustizia? Non ce l'ha più un senso la giustizia. Io ho processi da 17 anni. Abbiamo 3 milioni di processi, la Gran Bretagna ne ha 300 mila. Abbiamo 250 mila avvocati e le nostre università continuano a sfornare avvocati. Non ha più senso parlare di processi.
Occorre ripartire dal basso, azzerare tutta questa classe politica, la classe economica, capire dove andiamo. Capire cosa devono produrre le nostre industrie da qui a vent'anni: non automobili, non cemento ma altre cose, informazioni, bit, autostrade informatiche. Nella graduatoria mondiale della velocità del download in Rete siamo a 4,9. Siamo dopo lo Zambia. La Libia ha 5,2, noi 4,9. Cominciamo da queste cose qui. Cominciamo a informarci.
In Korea le donne incinte, i bambini e i giovani fertili non li fanno uscire di casa, a causa della nuvola radioattiva. Qui di cosa parliamo. Anzi, di cosa parlate voi? Basta, finitela. Siete nati come un giornale, vi state trasformando. Vi ingigantite, andate avanti, avete bisogno di soldi, di sponsor, non prendete i finanziamenti ministeriali ma poi avete gli sponsor che sono pericolosi. State molto attenti: siete su una china molto pericolosa. Questo è un sistema che ti ingloba se non stai attento.
Noi facciamo fatica per avere un minimo di visibilità: i server, i soldi, le pubblicazioni in Rete. Ma non possono ancora chiamarci "grillini". E nelle classifiche della Rete (cazzo, ci sarò nella Rete no?) scompaio anche sul vostro giornale. Vi ho fatto scrivere, perché scompaio anche sul vostro giornale. "Un errore, potevi telefonarci senza farci scrivere dall'avvocato". No, non vi telefono, perché non potete fare questi errori. Bisogna essere precisi, diabolici, perché siamo soli e quindi o ci diamo una mano oppure siamo tutti nemici: tutti contro tutti. Va bene?
Ripeto: la priorità di questo Paese è azzerare questa classe politica. Parliamo di Costituzione: vedo questa Costituzione nelle mani dei parlamentari. E' recitata da gente che non è stata eletta da nessuno. Ragazzi, la Costituzione è stata fatta per proteggere due partiti politici (Dc e Pci) dai cittadini. I cittadini non hanno più senso, e la storia del "parlamento pulito" ne è esempio lampante. Spiegatemi perché dobbiamo venire in piazza, a gridare, affinché discutano delle 350mila firme raccolte. Vi sembra una cosa normale questa? E la sinistra cosa fa? Non è una cosa di sinistra questa qui? Perché non dicono tiratele fuori e discutiamone in Parlamento? Due legislature, via i condannati, il voto di preferenza...
Perché non mi vogliono? Non mi vogliono perché sono morti. Sono finiti. Li tenete in vita voi. Tu la prima domanda che mi hai fatto qui è di quel nano. Li tenete in vita voi. Sono morti. Voi non siete media, siete dei medium, perché fate parlare dall'aldilà della gente scomparsa. Qui abbiamo della vita, dei sentimenti, abbiamo dei programmi. Parliamo di acqua, di "politica volontariato", servizio civile.
Non abbiamo i soldi e continuiamo col debito? Non possiamo neanche fallire. Non possiamo avere neanche la soddisfazione di fallire, perché se falliamo noi fallisce l'Europa, quest'entità un po' così che in fondo non c'è mai stata
Ma dove andiamo? Quattro emigrati che arrivano ci hanno messo in crisi. Il cittadino ha capito che siamo da soli a difenderci. Ognuno con la propria testa. Questa è la verità. Allora: rimettere i cittadini dove devono essere. Le istituzioni sono i cittadini. Il parlamento sono i cittadini. Questa gente non c'entra con i cittadini. Punto e basta.

http://www.beppegrillo.it/

domenica 17 aprile 2011

La forza delle cose e la debolezza dell'Europa

Un articolo di Franco Cardini sul dramma dei migranti e le miserie dell'Europa «Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa».


Qui, davvero, bisogna distinguere tra chi ha capito qualcosa della millenaria lezione della storia e chi non ne ha capito un accidente. Si obietterà che qui la storia non serve, che queste sono questioni pratiche, problemi seri: ma appunto questo è il punto. La storia è una disciplina serissima, che non è per nulla magistra vitae ma che tuttavia è essenziale e preziosa per comprendere il mondo nel quale ci stiamo movendo e le forze che vi si agitano. La storia del pastore nomade Abele e del contadino stanziale Caino somiglia come una goccia d’acqua a quella dell’empio nomade Remo che non rispetta i limiti e i segni tracciati sul terreno e del saggio agricoltore e costruttore di città Romolo che difende il solco tracciato con tutto il civile egoismo del quale la sua spada fratricida è capace. Pensateci. Perche dite quel che volete e pensate quel che vi pare, ma se ci dimentichiamo anche di Caino e Abele, anche di Romolo e Remo, allora sul serio non siamo più nessuno.

Per questo, non è il piccolo e tronfio signor Castelli, impettito e ben pettinato col suo panciotto, a sputazzare l’infamia tipo “Ai migranti per il momento non possiamo ancora sparare” (sottintendendo che sarebbe bello farlo, e che prima o poi lo faremo). Chi parla non è il ridicolo signor Castelli; come a pronunziare verità filosofiche di profondità degne del Bar dello Sport del tipo “fuori da i’ ball”, non è l’allevatore di trote Bossi. No: chi parla è sempre l’eterna clava di Caino, è sempre l’empia spada di Romolo. E noi sappiamo che proprio perché il momento è difficile l’umanità e la ragione stanno da un’altra parte. E’ proprio nei momenti difficili che si deve restar fedeli all’umanità e alla ragione. Sbarcano con tutti i mezzi, ormai. Carrette del mare, ex pescherecci che tengono il mare per miracolo (e per ottenere un posto in piedi sui quali si paga quanto su un transatlantico di lusso), gommoni: su di essi, poveracci stivati, carne umana che ricorda quella degli schiavi i quali, nelle stive dei bastimenti fino a un paio di secoli fa, con le loro povere vite hanno reso ricco l’Occidente. Ci sono delle donne anche incinte, donne che partoriscono; ci sono bambini che muoiono sul bagnasciuga o che aprono gli occhi fra quattro stracci, mentre qualcuno pietoso li lava con l’acqua contenuta in una tanica da benzina.

Intanto, è fresca di giornata la notizia che le acciaierie Marcegaglia sbarcano in Cina: non vi dice nulla questo interessantissimo scambio di migranti? E’ di ieri la notizia che l’Europa non riesce a trovare una politica comune efficace per accogliere alcune migliaia di disperati e che tutti si preoccupano delle “nuove invasioni barbariche”, intanto però i listini di stamattina parlavano dell’euro che vola e delle quotazioni delle imprese europee in borsa che s’impennano. Com’e che i ruoli al mondo sono cosi mal distribuiti? Che c’è chi rischia la pelle per passare il mare, poi e costretto perfino a cercar di evadere da campi di lavoro predisposti per lui, mentre nei paesi che “ospitano” (un verbo che fa quasi ridere…) questi disgraziati c’è, evidentemente, chi si dispera e protesta, e minaccia di sparare, e intanto esporta lavoro e tira su dei bei soldi? Cacciatevi tre cose in testa, cristianucci europei.

Primo: al mondo siamo sei miliardi, e stiamo tutti sulla stessa barca che si chiama terra, e qualcuno può anche aggrapparsi al bordo e rischiar di affogare mentre qualcun altro lo guarda con disprezzo dall’alto, sedendo al bar della prima Classe e sorseggiando un drink, ma alla fine o ci salviamo tutti o naufraghiamo insieme.

Secondo: a parte i disagi di certe zone come Lampedusa (che è sacrosanto fare l’impossibile per aiutare: e lorsignori di Parigi e di Berlino debbono fare la loro parte, non fingere che si sia davanti a un’invasione di cavallette che riguarda quei terroni degli euromediterranei…), l’Europa è perfettamente in grado di ospitare alcune decine di migliaia di profughi: se ne arrivassero cinque milioni, sarebbero ancora l’1% della popolazione del continente, quindi ripartiamo spese e carichi e piantiamola di fare storie.

Terzo: la ricreazione è finita, siamo alla vigilia delle vacche magre, qualcuno sta preparandoci i conti da pagare e la prosperità che abbiamo conosciuto noi occidentali non ci riguarderà piu nei prossimi decenni, mentre chi non l’ha mai conosciuta continuerà a non conoscerla mai (o pensate che di qui a trent’anni sarà immaginabile un mondo nel quale un miliardo e passa di cinesi possa consumare come hanno consumato europei occidentali e nordamericani, più o meno ottocento milioni di persone, nel secolo scorso?). Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa.

Franco Cardini, da http://www.francocardini.net/

martedì 5 aprile 2011

58 milioni di cretini

E così siamo stati ufficialmente dichiarati tutti imbecilli. 58 milioni di cretini.
Sì, perché il voto di oggi doveva stabilire se quella telefonata Silvio Berlusconi l’avesse fatta nell’esercizio delle sue funzioni, in qualità di Presidente del Consiglio, oppure nelle vesti di privato cittadino che vuole cavarsi d’impaccio. Grazie ai cosiddetti "responsabili" – Razzi, Scilipoti & friends – il popolo italiano, per mano dei suoi rappresentanti, ha deliberato in via ufficiale che il suo capo di governo è uno che si beve tutto, a cominciare dalla prima marocchina che gli dice di essere la nipote di Mubarak.
Del resto è naturale: potete provare da soli! Avvicinatevi per esempio a David Cameron e ditegli di essere Marilyn Monroe che in realtà non è morta ma vive con Michael Jackson ed Elvis Presley nella città inesplorata di Atlantide. Vedrete che quello, di prassi, non solo non vi spedisce al manicomio senza passare dal via, e neppure eventualmente chiede al capo della Digos o ai servizi segreti notizie sulla vostra attendibilità, no: addirittura vi invita decine di volte ai suoi festini privati, vi ricopre di soldi, di auto e di immobili e vi affida alle cure di una nota maitresse milanese.
Il voto del Parlamento italiano oggi ha espresso proprio questo orientamento: Silvio Berlusconi telefonò alla questura in quanto, nelle vesti di capo di governo, voleva evitare tensioni sul piano della diplomazia internazionale. Che poi si sa: una minorenne presa in custodia dalle forze dell’ordine e successivamente affidata ai servizi sociali è intollerabile per qualsiasi zio che si rispetti. Una minorenne, viceversa, che si aggira ubriaca e seminuda nella discoteca privata del tuo partner strategico – nonché grande amico italiano – per un musulmano è invece gande motivo di sollievo. Ma non vigeva il divieto di fare uso di alcool? E se Fede le avesse fatto mangiare carne di maiale? E se la carne di un maiale l’avesse invece succhiata? Del resto, con la ragione è impossibile sondare l’imperscrutabile disegno divino, pari solo all’incomprensibilità della ragion di stato, in questo frangente ancora più incomprensibile.
Dunque stiamo sereni: i parlamentari eletti in nostra rappresentanza dimostrano di avere cognizione di causa, lucidità mentale e molta più lungimiranza di noi nell’accostarsi alla comprensione degli eventi. Perché è chiaro che siamo noi a non avere capito niente, altrimenti con il voto di oggi sarebbe evidente a chiunque che ci stanno prendendo per i fondelli. E questo non sarebbe accettabile. Qualcuno potrebbe rimanerci male e avere reazioni violente. Chissà, potrebbe persino rifiutarsi di esultare al prossimo gol di Pato!

BLOG/Claudio Messora