venerdì 30 settembre 2011

PETIZIONE "NO PIAZZA CRAXI"

Consegna delle Firme Petizione "NO PIAZZA CRAXI" presso il Segretario Comunale di Deruta - 29 Settembre 2011

Dobbiamo fermarli. Qui ed ora!

di  Sergio Cararo, www.contropiano.org

Ci sono ottime ragioni per fare in modo che l'assemblea nazionale del 1 Ottobre al teatro Ambra Jovinelli di Roma convocata dall'appello “Dobbiamo Fermarli!” produca risultati importanti e duraturi. Lo richiede la realtà della crisi economica e lo impone la insostenibile prospettiva indicata dalle forze politiche che si oppongono al governo Berlusconi ma accettano i diktat della Banca Centrale Europea.
La pubblicazione della lettera segreta della Bce inviata al governo italiano il 5 agosto scorso, scrive oggi l'editoriale del Corriere della Sera che ieri l'ha resa pubblica, indica un fatto storico: un governo viene commissariato da una istituzione sovranazionale e perde la sua sovranità. Fin qui nulla di nuovo. La decisione delle classi dominanti italiane negli anni '90 di procedere a marce forzate verso l'Unione Monetaria ed Economica europea, si sapeva che avrebbe portato a cessioni di sovranità sempre maggiori, e non solo in termini economici, monetari, fiscali. L'Italia del resto in questo sport era ben allenata. Dal 1949 è un membro subalterno della Nato, il che ne ha determinato non solo la collocazione internazionale e la militarizzazione del proprio territorio ma ha anche permesso “sanguinose ingerenze” nella vita politica interna del nostro paese.
Ma la lettera della Bce si rivela una serissima rogna non solo per il governo Berlusconi che ne esce ridimensionato nella sua credibilità. Anzi, possiamo dire che il diktat della Bce sta diventando un problema molto più serio per gli oppositori di Berlusconi e in primo luogo per il Pd. Non a caso, sempre oggi, il Corriere affonda il dito nella piaga ricordando i peana del Pd ma anche di Sel verso Draghi come “uomo della provvidenza” e l'evidente imbarazzo di oggi quando lo stesso Draghi mette la sua firma ad una lettera che pretende lacrime e sangue dai lavoratori sui loro salari e i loro diritti, sulle pensioni, sui servizi sociali primari.
Ed è curioso che oggi il quotidiano più organico al Pd – l'Unità – ometta in ben quattro pagine di articoli le scandalose dichiarazioni dei suoi dirigenti e pubblichi un commento severissimo contro la lettera della Bce definendola come uno “spartiacque tra destra e sinistra”: a destra chi la condivide, a sinistra chi vi si oppone. Riteniamo che ai redattori dell'Unità non possano essere sfuggite le dichiarazioni del vicepresidente del Pd, Enrico Letta che ha affermato testualmente: I contenuti della lettera di Draghi e Trichet rappresentano la base su cui impostare politiche per far uscire l'Italia dalla crisi, è siderale la distanza tra quelle analisi e ciò che il governo ha concretamente fatto, o meglio non fatto in queste settimane. Qualunque governo succederà al governo Berlusconi, si dovrà ripartire dai contenuti di quella lettera”. Non solo. Enrico Letta in serata ha aggiunto di sposare il «manifesto delle della crescita» con cui la Confindustria di Emma Marcegaglia sta dando il benservito al governo Berlusconi. “Il manifesto è una svolta importante per la situazione di stallo che sta vivendo il paese», dice Letta, pronto insieme al suo partito «a confrontarci e a fare lunga strada insieme agli estensori del manifesto per dare, ognuno nella sua responsabilità, un contributo all'uscita dell'Italia dalla crisi”..
Ora, se le valutazioni di Enrico Letta indicano il percorso e il progetto sul quale il Pd e i suoi alleati (IdV,Sel) intendono sostituire il governo Berlusconi, capiamo bene il significato di opposizione frontale al “governo unico delle banche “ invocato dall'appello “Dobbiamo Fermarli!” che ha convocato l'assemblea del 1 Ottobre a Roma.
E' un appuntamento che mette finalmente al centro di una vasta alleanza politica e sociale cinque punti di programma comuni e lancia una campagna di massa nel paese per interdire gli effetti micidiali dei diktat della Bce. Una sorta di programma minimo di fase, “credibile ma non realista” sul quale marcare uno spazio politico indipendente ed una azione sociale, sindacale, culturale e politica conseguente su contenuti completamente rimossi dallo scenario politico esistente, anche a sinistra. L'appiattimento del Pd sugli obiettivi della lettera della Bce e sullo stesso Manifesto della Confindustria, segna uno spartiacque inesorabile e dirimente.

Ma allora si può fare.....

Nel paese della democrazia diretta
Capannori, dove a decidere sono i cittadini 


La giunta di Giorgio Del Ghingaro, eletto con il centrosinistra, ha infatti deciso di stanziare 400mila euro e sarà una commissione scelta “dal basso” a stabilire in quali progetti investire
E’ più urgente riasfaltare la strada, costruire il parco giochi o sistemare l’illuminazione pubblica? A Capannori, in provincia di Lucca, lo decidono i cittadini. La giunta di Giorgio Del Ghingaro, eletto con il centrosinistra, ha infatti deciso di stanziare 400mila euro e sarà una commissione scelta “dal basso” a stabilire in quali progetti investire. Un’iniziativa che porta i residenti a condividere e discutere le priorità del territorio, dai marciapiedi agli spazi pubblici, e ad entrare in modo trasparente nelle pieghe del bilancio comunale.

“L’idea nasce da un percorso di partecipazione inaugurato qualche anno fa con il varo di quattro commissioni partecipate su rifiuti, acqua, mobilità e barriere architettoniche”, spiega Giorgio Del Ghingaro, sindaco di Capannori dal 2004, oggi al secondo mandato e iscritto al Partito democratico. “La commissione di questo nuovo progetto, avviato attraverso un bando della Regione Toscana, rappresenta proporzionalmente i 46mila residenti. Infatti include quattro immigrati che sul territorio sono il 6% della popolazione”. L’unica percentuale che il Comune ha voluto “ritoccare” per eccesso è quella che riguarda i giovani tra i 18 e i 35 anni, troppo spesso emarginati dalla vita istituzionale anche nelle piccole amministrazioni.

Per garantire la massima trasparenza nella selezione della commissione, una ditta specializzata ha reclutato telefonicamente per conto del Comune un campione rappresentativo di 80 cittadini, divisi equamente tra maschi e femmine e tra le 4 ex circoscrizioni del territorio, tagliando fuori i “professionisti della politica”. Infatti nel gruppo decisionale, monitorato da un comitato di garanzia di cinque membri che include un consigliere di maggioranza e uno di opposizione, non può accedere chi ricopre una carica politica o è presidente di un’associazione. I cittadini quindi partecipano al percorso di elaborazione degli interventi fino alla votazione finale dell’election week a dicembre, momento in cui stabiliranno come investire i 400.000 euro stanziati. Le opere scelte saranno realizzate entro il 2012 e i lavori sono già iniziati da oltre un mese.

“Si incontrano ogni venerdì pomeriggio nella sala mensa del Comune che abbiamo messo a disposizione”, spiega Del Ghingaro. “Finora hanno ascoltato i dirigenti del Comune per conoscere i problemi e le aree di intervento prioritario. Al termine della fase informativa discuteranno suddivisi in base alla circoscrizione per poi confrontarsi collettivamente. Poi entro il 31 dicembre, al termine dell’election week, voteranno i progetti da finanziare che la giunta adotterà porterà in consiglio comunale”. Il sindaco ricorda quindi che il lavoro della commissione non è di carattere consultivo ma decisionale “perché il Comune deve essere un palazzo di vetro in cui sono i cittadini a decidere”.

Ma a Capannori la democrazia diretta non si esaurisce con i 400mila euro e Del Ghingaro sta già pensando a un “bilancio di genere” per “ridurre le diseguaglianze tra le donne e gli uomini attraverso una più equa distribuzione delle risorse e la stesura di politiche ‘ad hoc’. “Vorremmo abbattere le barriere con l’aumento degli asili nido, più corsi di italiano per le immigrate e incentivi alle imprese femminili. Il governo ci ha tolto 2 milioni di euro di finanziamenti, ma non abbiamo tagliato il welfare a sostegno delle fasce più deboli della popolazione”, osserva il sindaco. “Perché questa – conclude – è una battaglia di civiltà”.

Eleonora Bianchini, Il Fatto quotidiano

giovedì 29 settembre 2011

I DUE "DRAGHI": il pensionato e il banchiere

 

Oggi il Corriere della Sera ha reso pucclica la lettera con la quale la  BCE, per mezzo di Mario Draghi e Jean Claude Trichet, ha commissariato il nostro paese. 
Il diktat della BCE prevede: 
- La privatizzazione su larga scala dei servizi locali (trasporti, acqua....);
- L'esigenza di rinnovare la contrattazione collettiva in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro secondo le condizioni specifiche delle varie aziende;
-La revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti (l'art. 18 dello Statuto dei lavoratori);
- Introduzione di norme costituzionali che prevedano il pareggio di bilancio;
- Riduzione del numero dei lavoratori pubblici e dei loro stipendi;
- Innalzamento dell'anzianità lavorativa per la pensione. 

Questo è indubbiamente il Draghi "banchiere" che tutti ci invidiano. 
Ma come Giano bifronte esiste un altro Draghi, il Draghi pensionato, che non ce lo invidia nessuno. 
Leggere per credere.....


Nel giugno del 2006, l'Inpdap gli consegnava l'assegno mensile della sua pensione da dirigente della pubblica amministrazione: 14.843,56 mensili lordi, per un importo netto e pulito di 8.614,68. Draghi aveva 59 annni

da Dagospia
Tratto da "Altre sanguisughe" di Salvatore Cannavò (Aliberti)

L'Italia è orgogliosa della nomina di Mario Draghi alla presidenza della Banca centrale europea. Incarico di prestigio, ottenuto con una complessa trattativa, appoggiato dal governo Berlusconi e amplificato da tutte le altre istituzioni. Tra l'altro il governatore della Banca d'Italia ci ha anche rimesso a cambiare incarico, perché dai 757.714 euro percepiti dall'Istituto di via Nazionale è dovuto scendere a una cifra inferiore alla metà, circa 350 mila euro, che costituisce il compenso del presidente della Bce uscente, Jean-Claude Trichet.
Del resto Draghi è una figura autorevole, espressione del civil servant, di colui che si prodiga nel servire il proprio Paese e che proprio per questo non ha mai lesinato le raccomandazioni a ridurre la spesa pensionistica, innalzando l'età necessaria per lasciare il lavoro, riducendo gli sprechi e i privilegi.
«Ridurre il debito pubblico e garantire la sostenibilità del sistema previdenziale devono essere il primo investimento dello Stato a favore dei giovani e delle generazioni future» diceva nel corso di una sua audizione presso la Commission bilancio del Senato, nel luglio del 2007.
Draghi invitava l'allora governo Prodi ad agire con decisione per completare il risanamento dei conti pubblici e per varare la riforma delle pensioni, partendo dall'innalzamento «graduale dell'età media effettiva di pensionamento. Se non si intervenisse, la spesa diventerebbe insostenibile: bisogna chiedersi quante tasse dovranno pagare i giovani di oggi nei prossimi 10-15 anni per sostenere il sistema pensionistico».
Ben detto. Draghi, del resto, interveniva in quella sede avendo piena contezza del problema. Solo l'anno precedente, nel giugno del 2006, l'Inpdap gli consegnava l'assegno mensile della sua pensione da dirigente della pubblica amministrazione: 14.843,56 mensili lordi, per un importo netto e pulito di 8.614,68. E glielo elargiva alla veneranda età di cinquantanove anni, visto che Mario Draghi è nato nel 1947.
 
Se con una mano il neopresidente della Banca centrale europea firmava documenti e relazioni tecniche tutte all'insegna dell'emergenza pensioni, con l'altra si faceva recapitare una somma mensile che la nostra Maria non riesce a vedere nemmeno nell'arco di un anno. Anche qui, si tratta di un diritto acquisito, che non si può eliminare. Draghi quell'assegno se l'è guadagnato. Giusto.
Ma possibile che non si capisca che il cumulo di indennità pagate dalla stessa cassa, quella dello Stato, quindi con denaro pubblico, di tutti noi, costituisce un'ingiustizia palese? Soprattutto quando riguarda incarichi pubblici, e in particolare le figure preposte a tenere sotto controllo la spesa e il buon andamento gestionale della finanza pubblica? Davvero, Mario Draghi non è consapevole di questo scempio?

Il documento segreto della Bce: ridurre gli stipendi pubblici

Ecco, finalmente, la famosa lettera con cui la BCE ha commissariato lo scorso agosto l'Italia








Caro Primo Ministro,
Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea il 4 Agosto ha discusso la situazione nei mercati dei titoli di Stato italiani. Il Consiglio direttivo ritiene che sia necessaria un'azione pressante da parte delle autorità italiane per ristabilire la fiducia degli investitori.
Il vertice dei capi di Stato e di governo dell'area-euro del 21 luglio 2011 ha concluso che «tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro determinazione inflessibile a onorare in pieno la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali». Il Consiglio direttivo ritiene che l'Italia debba con urgenza rafforzare la reputazione della sua firma sovrana e il suo impegno alla sostenibilità di bilancio e alle riforme strutturali.
Il Governo italiano ha deciso di mirare al pareggio di bilancio nel 2014 e, a questo scopo, ha di recente introdotto un pacchetto di misure. Sono passi importanti, ma non sufficienti.
Nell'attuale situazione, riteniamo essenziali le seguenti misure:
1.Vediamo l'esigenza di misure significative per accrescere il potenziale di crescita. Alcune decisioni recenti prese dal Governo si muovono in questa direzione; altre misure sono in discussione con le parti sociali. Tuttavia, occorre fare di più ed è cruciale muovere in questa direzione con decisione. Le sfide principali sono l'aumento della concorrenza, particolarmente nei servizi, il miglioramento della qualità dei servizi pubblici e il ridisegno di sistemi regolatori e fiscali che siano più adatti a sostenere la competitività delle imprese e l'efficienza del mercato del lavoro.
a) È necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala.
b) C'è anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione. L'accordo del 28 Giugno tra le principali sigle sindacali e le associazioni industriali si muove in questa direzione.
c) Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi.
2.Il Governo ha l'esigenza di assumere misure immediate e decise per assicurare la sostenibilità delle finanze pubbliche.
a) Ulteriori misure di correzione del bilancio sono necessarie. Riteniamo essenziale per le autorità italiane di anticipare di almeno un anno il calendario di entrata in vigore delle misure adottate nel pacchetto del luglio 2011. L'obiettivo dovrebbe essere un deficit migliore di quanto previsto fin qui nel 2011, un fabbisogno netto dell'1% nel 2012 e un bilancio in pareggio nel 2013, principalmente attraverso tagli di spesa. È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi.
b) Andrebbe introdotta una clausola di riduzione automatica del deficit che specifichi che qualunque scostamento dagli obiettivi di deficit sarà compensato automaticamente con tagli orizzontali sulle spese discrezionali.
c) Andrebbero messi sotto stretto controllo l'assunzione di indebitamento, anche commerciale, e le spese delle autorità regionali e locali, in linea con i principi della riforma in corso delle relazioni fiscali fra i vari livelli di governo.
Vista la gravità dell'attuale situazione sui mercati finanziari, consideriamo cruciale che tutte le azioni elencate nelle suddette sezioni 1 e 2 siano prese il prima possibile per decreto legge, seguito da ratifica parlamentare entro la fine di Settembre 2011. Sarebbe appropriata anche una riforma costituzionale che renda più stringenti le regole di bilancio.
3. Incoraggiamo inoltre il Governo a prendere immediatamente misure per garantire una revisione dell'amministrazione pubblica allo scopo di migliorare l'efficienza amministrativa e la capacità di assecondare le esigenze delle imprese. Negli organismi pubblici dovrebbe diventare sistematico l'uso di indicatori di performance (soprattutto nei sistemi sanitario, giudiziario e dell'istruzione). C'è l'esigenza di un forte impegno ad abolire o a fondere alcuni strati amministrativi intermedi (come le Province). Andrebbero rafforzate le azioni mirate a sfruttare le economie di scala nei servizi pubblici locali.
Confidiamo che il Governo assumerà le azioni appropriate.
Con la migliore considerazione,
Mario Draghi, Jean-Claude Trichet

 

fonte: Il Corriere della Sera

EUROPA: LA MACELLERIA SOCIALE E' LEGGE. Mentre l'IDV che in Italia urla contro Berlusconi, in Europa sostiene banche e padroni

Si chiude oggi, senza troppo clamore il processo istituzionale che le classi dominanti europee hanno portato avanti nello spazio costituente della crisi. Il parlamento europeo nella seduta odierna ha votato gli ultimi regolamenti e direttive che rafforzano il processo dell'austerity nel vecchio continente. Il SIX PACK così  lo hanno chiamato, votato oggi era composto da  direttive e regolamenti che di fatto impongono a stati come il nostro il rientro forzato del debito con manovre di decine di miliardi di euro l'anno. Il tutto sotto la minaccia di sanzioni economiche che entreranno in vigore in forma semiautomatica se gli obbiettivi fissati non saranno rispettati.  Nel giro di 15/20 anni dovremmo, a loro dire, ridurre della metà il nostro debito pubblico. Cosa ancora più devastante per noi, è che in Europa oltre alla maggioranza anche l'opposizione italiana, ha votato a favore di questo processo o ha avuto un atteggiamento compromissorio.  I liberali hanno votato per intero l'intero impianto e l'IDV aderendo all'ALDE ha quindi accettato il voto favorevole ( Grande Tonino! I fischi la prossima volta che ti si vede in piazza non te li leva nessuno). A quanto leggiamo inoltre ci pare che il PD, assieme ai socialsiti europei ha emendato il pacchetto, votandone alcuni punti dopo aver avuto un atteggiamento compromissorio per tutto l'intera costruzione del processo di "indurimento" del patto di stabilità. La sinistra europea invece ha votato contro ritenendo inemendabile un testo del genere senza nessun compromesso possibile.   Il nuovo ulivo insomma, più di ogni altro schieramento progressista in Europa,  ha così dato ampie garanzie ai mercati ed alle classi finanziarie continentali. Quando andremo al governo appena Berlusconi sarà sostituito porteremo avanti quello che in Europa abbiamo deciso insieme, questo è il messaggio che oggi viene dato da parte della nuova opposizione responsabile: rigore sicuramente, la crescita invece sarà promessa in campagna elettorale con le cedole degli eurobond. Sia chiaro però che questo messaggio non bisogna farlo sapere troppo in giro, prova ne è il silenzio totale dei mezzi d'informazione italiani silenti su quanto avviene in Europa.  Le classi dominanti dopo aver raggiunto l'intesa al g 20 per garantire alle banche private 3000 miliardi di liquidità con denaro pubblico ora si apprestano a fare il lavoro sporco e lo faranno con ferocia e fumogeni colorati. Non fatevi illudere da Barroso che parla davanti all'Europarlamento di Tobin TAX, di tassazione comune, e tante altre meraviglie possibili come gli Eurobond (che Germania e Olanda non vogliono).  Il discorso di Barroso fatto oggi all'Europarlamento era un richiamo ad un'Europa che non esiste se non nella sua testa ed in quella di qualche romantico europeista. Non distraiamoci quindi, davanti a noi avremo anni di ferocia da parte delle classi dominanti contro i lavoratori.   In Italia ne abbiamo conferma. Il ruolo ricattatorio della BCE, che sta utilizzando la leva della speculazione sul debito sovrano per "ricattare" il nostro paese ( ne è prova la lettera inviata al governo per indurire la finanziaria) senza intervenire di fatto contro la speculazione si somma  all'entrata in vigore dei nuovi regolamenti e direttive europee. Questi due elementi costituiscono un combinato disposto che  avrà un effetto devastante che già abbiamo visto operare in questa manovra finanziaria perchè agisce sul piano dei conti e sul piano del mercato del lavoro. Aggiungiamo inoltre che nella manovra  è stato inserito il pareggio del vincolo di bilancio in costituzione per rafforzare ulteriormente il carattere monetarsita dell'intero processo.  Il gioco è semplice, l'Europa a guida franco prussiana ha bisogno di competere nel mercato liberista globale, ha bisogno di attirare capitali, e per far questo necessita di uno spazio dove il lavoro ed i salari diretti ed indiretti sono compressi per garantire profitti. La crisi è una straordinaria opportunità per i padroni per muoversi in questa direzione. I Piigs sono da sacrificare per questo scopo, e noi ci siamo in mezzo. Ovviamente  la Marcegaglia con la benedizione di Bagnasco, non può che applaudire il tutto. L'intera costruzione della governance del resto è stata giocata su questo terreno, e gli indici di riferimento non sono stati scelti a caso. Un esempio? Se invece del criterio del debito pubblico come indice principale del funzionamento del nuovo patto di stabilità si fosse usato il criterio del debito aggregato  (debito pubblico più quello privato) noi non dovremmo fare finanziarie lacrime a sangue a differenza ad esempio dell'Inghilterra che ha un elevato indebitamento privato. La scelta di utilizzare questo criterio pertanto aderiva ad un obbiettivo, merginalizzare le aree periferiche dell'Eurozona e rafforzare il centro finanziario a guida prussiana.  Cosa c'è di  meglio infatti che utilizzare il debito pubblico come criterio base per ristrutturare il welfare ed il mercato del lavoro, dopo che gli stati si sono indebitati per salvare le banche private? Se poi a queste si lascia anche spazio libero per speculare sui debiti che esse stesse hanno trasferito nei bilanci pubblici il cerchio si chiude. Loro con la crisi ci guadagnano. Non c'è che dire sono dei geni... del male.


L'IDV in Italia urla contro Berlusconi, in Europa sostiene banche e padroni

Oggi con l'approvazione del cosiddetto Six Pack la macelleria sociale europea è legge e costringerà anche il nostro paese a varare manovre pesantissime di decine di miliardi di euro l'anno. Tutto sotto il ricatto di sanzioni economiche altrettanto pesanti.
Ma è sconvolgente che l'IDV, che in Italia urla contro Berlusconi e invoca la giustizia sociale, abbia votato a favore di un disegno così devastante per i diritti di lavoratori, pensionati, giovani.

Infatti, segnaliamo che gli europarlamentari dell'IDV presenti hanno votato tutti a favore (Alfano, Rinaldi, Uggias, Zanoni), tranne Vattimo che si è distinto in alcuni casi. Mentre gli europarlamentari del Pd hanno votato contro quattro dei sei punti, mostrando così il solito volto ambiguo anche su scala continentale.
La Sinistra Europea invece in blocco ha votato contro la nuova macelleria sociale, dimostrando di essere l'unica vera forza di opposizione europea.

Di seguito come sono stati votati i sei provvedimenti legislativi dagli europarlamentari italiani:

Sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché sorveglianza e coordinamento delle politiche economiche
356+, 265-, 35 ast
(ALDE /IDV tutti a favore ad eccezione di Vattimo (contro), PD tutti contro ad eccezione di Susta (+) e di Balzani (ast), GUE NGL tutti contro)

Sorveglianza di bilancio nell'area dell'euro
352+, 243-, 61 ast.
(ALDE /IDV tutti a favore ad eccezione di Vattimo (ast), PD tutti contro ad eccezione di Susta (+) e di Balzani (ast), GUE NGL tutti contro salvo Remek (ast))

Misure esecutive per correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi della zona euro
395+, 64-, 201 ast
(ALDE /IDV tutti a favore ad eccezione di Vattimo (ast), PD tutti astenuti ad eccezione di Susta (+) e di Balzani (ast), GUE NGL tutti contro salvo Remek kohlicek mastalka (ast))

Prevenzione e correzione degli squilibri macroeconomici
550+, 87-, 24 ast.
(ALDE /IDV tutti a favore, PD tutti a favore, GUE NGL tutti contro salvo Matias, Portas,Remek, kohlicek, Mastalka (ast))

Attuazione procedura disavanzi eccessivi
361+, 270-, 35 ast.
(ALDE /IDV tutti a favore ad eccezione di Vattimo (contro), PD tutti contro ad eccezione di Susta (+) e di Balzani (ast), GUE NGL tutti contro salvo kohlicek (ast))

Requisiti per i quadri di bilancio degli stati membri
442+, 185-, 40 ast.
(ALDE /IDV tutti a favore ad eccezione di Vattimo (contro), PD tutti contro ad eccezione di Susta (+) e di Balzani (ast), GUE NGL tutti contro salvo Remek (ast))