mercoledì 12 dicembre 2012

Grillini, abbattete
la dittatura digitale Dopo Valentino Tavolazzi, la lista di Cento in provincia di Ferrara, dopo Raffaella Pirini a Forlì, Fabrizio Biolè in Piemonte, oggi è arrivato il nuovo siluro di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio contro Giovanni Favia e Federica Salsi. Il delirio di onnipotenza del blogger che voleva cambiare la politica e ora gestisce come un fan club personale un movimento da 100 parlamentari, è sotto gli occhi di tutti. Mentre i bilanci della Casaleggio rimangono segreti, piuttosto, partono le querele contro chi prova a chiedere che fine faranno i soldi che Grillo ha già “precettato”: sarà lui direttamente a gestire i fondi parlamentari a Cinque Stelle. Il partito di Grillo, per volontà diretta del “capo politico” e del suo riccioluto dioscuro, non ha sedi fisiche, non organi di controllo e di garanzia, non ha procedure con le quali i militanti possano chiedere chiarimenti o esprimere dissenso. Non è un caso: la “democrazia diretta” vista dal comico genovese è verticale, un’azienda più che un movimento, un businnes digitale più che una proposta politica. Iscritti e militanti, per non far cadere il loro partito ulteriormente nel ridicolo, proprio da oggi dovrebbero cominciare ad abbattere la dittatura digitale. Dovrebbero raccogliere firme, incontrarsi, parlarsi. Dovrebbero buttare le tastiere e cominciare a guardarsi in faccia. I 5Stelle, se vogliono mantenere anche solo un residuo di quello che era il loro bel movimento, dovrebbero smetterla di fidarsi dei commenti online, quelli sul sito di Grillo, su questo sito, sui siti di altri giornali: non esprimono nulla, possono essere facilmente manipolati da “menti lucidissime che di dinamiche umane se ne intendono”. Dovrebbero smetterla di fidarsi di sondaggi online, rating, like, share e retweet: bastano una decina di fake per far apparire quello che non è. I 5Stelle, da oggi, se vogliono smettere di essere “grillini”, dovrebbero insomma smetterla di fidarsi della Rete: è ormai chiaro che quella la controlla Casaleggio con il polso di ferro e unicamente per i suoi scopi. Meglio la vecchia democrazia rappresentativa. È più faticosa, ma almeno è di tutti. Non di uno solo.

Ieri l’affondo contro i dissidenti. Oggi Beppe Grillo torna a parlare dal blog, passando ai fatti: «A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l’utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle», scrive. «Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri».

Lo stesso Favia, nei giorni scorsi, aveva detto che il leader dei 5Stelle non avrebbe potuto espellerli dal Movimento, ma avrebbe potuto impedire loro l’utilizzo del logo. E in un’intervista ad Affaritaliani, Federica Salsi racconta i retroscena di quanto accaduto e commenta l’annuncio di ieri di Beppe Grillo «Fuori dalle palle». Raccontando di aver già ricevuto notifica via lettera dell’inibizione a usare il simbolo dei 5Stelle. «Il dissenso non è concepito all’interno del Movimento», dice la consigliera ad Affaritaliani. «I partiti, con tutti i disastri che hanno arrecato a questo Paese, sono più controllabili dai cittadini di quanto lo siano Grillo e Casaleggio».
Quello che secondo la consigliera emerge da quanto sta accadendo in questi giorni non è un «progetto politico ma uno slogan elettorale. Viene il dubbio se non via sia la volontà solo di aumentare il volume di affari del blog di Beppe». Anche perché i candidati scelti con le Parlamentarie «non sono minimamente preparati», dice la Salsi.
«Siamo all’inizio del crollo», è il commento a caldo di Valentino Tavolazzi, il consigliere comunale di Ferrara, che è stato uno dei primi espulsi dal comico genovese, per aver partecipato ad un incontro a Rimini di dissidenti lo scorso anno.

di Angela Gennaro, Pubblico

Grillini, abbattete la dittatura digitale

di Federico Mello, Pubblico

Grillini, abbattete <br />la dittatura digitale
Dopo Valentino Tavolazzi, la lista di Cento in provincia di Ferrara, dopo Raffaella Pirini a Forlì, Fabrizio Biolè in Piemonte, oggi è arrivato il nuovo siluro di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio contro Giovanni Favia e Federica Salsi.
Il delirio di onnipotenza del blogger che voleva cambiare la politica e ora gestisce come un fan club personale un movimento da 100 parlamentari, è sotto gli occhi di tutti. Mentre i bilanci della Casaleggio rimangono segreti, piuttosto, partono le querele contro chi prova a chiedere che fine faranno i soldi che Grillo ha già “precettato”: sarà lui direttamente a gestire i fondi parlamentari a Cinque Stelle.
Il partito di Grillo, per volontà diretta del “capo politico” e del suo riccioluto dioscuro, non ha sedi fisiche, non organi di controllo e di garanzia, non ha procedure con le quali i militanti possano chiedere chiarimenti o esprimere dissenso. Non è un caso: la “democrazia diretta” vista dal comico genovese è verticale, un’azienda più che un movimento, un businnes digitale più che una proposta politica.
Iscritti e militanti, per non far cadere il loro partito ulteriormente nel ridicolo, proprio da oggi dovrebbero cominciare ad abbattere la dittatura digitale. Dovrebbero raccogliere firme, incontrarsi, parlarsi. Dovrebbero buttare le tastiere e cominciare a guardarsi in faccia.
I 5Stelle, se vogliono mantenere anche solo un residuo di quello che era il loro bel movimento, dovrebbero smetterla di fidarsi dei commenti online, quelli sul sito di Grillo, su questo sito, sui siti di altri giornali: non esprimono nulla, possono essere facilmente manipolati da “menti lucidissime che di dinamiche umane se ne intendono”. Dovrebbero smetterla di fidarsi di sondaggi online, rating, like, share e retweet: bastano una decina di fake per far apparire quello che non è.
I 5Stelle, da oggi, se vogliono smettere di essere “grillini”, dovrebbero insomma smetterla di fidarsi della Rete: è ormai chiaro che quella la controlla Casaleggio con il polso di ferro e unicamente per i suoi scopi. Meglio la vecchia democrazia rappresentativa. È più faticosa, ma almeno è di tutti. Non di uno solo.

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