venerdì 14 dicembre 2012

Sempre più diseguali di Mirco Viola, Il Manifesto



La crisi è implacabile: lo confermano, come tanti altri dati arrivati di recente, quelli diffusi ieri dalla Banca d’Italia, che certificano come si sia ampliata la forbice tra famiglie ricche e famiglie povere. Stiamo parlando del Supplemento al Bollettino Statistico su «La ricchezza delle famiglie italiane». Alla fine del 2010 la metà più povera delle famiglie italiane deteneva il 9,4% della ricchezza totale, mentre il 10% più ricco deteneva il 45,9% della ricchezza complessiva. Bankitalia osserva che «la distribuzione della ricchezza è caratterizzata da un elevato grado di concentrazione: molte famiglie detengono livelli modesti o nulli di ricchezza; all’opposto, poche famiglie dispongono di una ricchezza elevata». Inoltre, l’indice di Gini, che misura il grado di disuguaglianza, risulta in aumento.
L’indice di Gini varia tra 0 (minima concentrazione) e 1 (massima concentrazione): è stato pari a 0,624 nel 2010, in leggero aumento rispetto ai valori fatti registrare nello scorso decennio. Il valore del 2010 è in linea con i valori della fine degli anni novanta. Il numero di famiglie con una ricchezza netta negativa, cioè con i conti totalmente in rosso, alla fine del 2010 pari al 2,8%, risulta in lieve ma graduale crescita dal 2000 in poi.
Ma quello che si evince dai dati è che la crisi continua a erodere la ricchezza netta delle famiglie: nel 2011 ha subito un calo dello 0,7% a prezzi correnti e del 3,4% in termini reali. Nel dettaglio, alla fine dell’anno scorso il dato aggregato era pari a circa 8.619 miliardi di euro, corrispondenti a poco più di 140 mila euro pro capite e 350 mila euro in media per famiglia, tornando più o meno sui livelli di fine anni Novanta. Fu nel 2007, spiega il Bollettino della Banca d’Italia, che la ricchezza delle famiglie raggiunse il suo valore massimo in termini reali: e da allora la riduzione registrata è pari al 5,8%. E, secondo stime preliminari, un’ulteriore diminuzione dello 0,5% in termini nominali si è avuta nel primo semestre del 2012. Quindi la discesa corre.
Gli italiani, a corto di soldi, si buttano di più sull’economia reale (quando sopravvive), rispetto a quella finanziaria: nel corso del 2011, l’aumento delle attività reali (1,3%) è stato infatti più che compensato da una diminuzione delle attività finanziarie (3,4%) e da un aumento delle passività (2,1%). In particolare, alla fine dello scorso anno, le attività reali rappresentavano il 62,8% del totale delle attività e quelle finanziarie il 37,2%. Le passività finanziarie, pari a 900 miliardi di euro, erano il 9,5% delle attività complessive. Nel confronto internazionale, sottolinea Bankitalia, le famiglie italiane mostrano un’elevata ricchezza netta, pari, nel 2010, a 8 volte il reddito disponibile, contro l’8,2 del Regno Unito, l’8,1 della Francia, il 7,8 del Giappone, il 5,5 del Canada e il 5,3 degli Stati Uniti.
Le famiglie italiane risultano inoltre relativamente poco indebitate, con un ammontare dei debiti pari al 71% del reddito disponibile (in Francia e in Germania è di circa il 100%, negli Stati Uniti e in Giappone è del 125%, nel Canada del 150% e nel Regno Unito del 165%).
E comunque, dopo la flessione registrata nel 2010 gli italiani hanno ripreso a comprare Bot e Btp e nel 2011 la quota di ricchezza detenuta in titoli pubblici italiani è cresciuta di oltre 1 punto percentuale, pari a un aumento di oltre 30 miliardi di euro, tornando ai livelli del 2009. Ma nel portafoglio degli italiani ci sono soprattutto case.
Degli oltre 8.600 miliardi di euro di ricchezza delle famiglie, infatti, oltre 5 mila miliardi (5.026) sono costituiti da case. Tra gli altri «possedimenti» ci sono anche gli oggetti di valore (125,4 miliardi di euro), fabbricati non residenziali (341,5), impianti, macchinari e scorte (237), terreni (247,1). Quanto ai beni mobili e finanziari, si registrano 5.977,8 miliardi in banconote e 113,6 in monete; e ancora depositi bancari (650,6), risparmio postale (326,9), titoli (704,9), titoli pubblici italiani (183,6), obbligazioni italiane (375,1), titoli esteri (146,2), fondi comuni di investimento (247,7).

Nessun commento: