lunedì 18 febbraio 2013

Contro disoccupazione, privilegi e mafie abbiamo bisogno di giustizia sociale di Flavio Lotti



PERUGIA - Questa non è una manifestazione elettorale. Rivoluzione civile non è un progetto elettorale. E’ un atto ribellione e un gesto di responsabilità.
Un atto di ribellione contro la devastazione etica e morale che ci sta travolgendo. Contro la devastazione sociale, politica, economica e ambientale che ci stanno imponendo.
Noi siamo qui per dire basta all’Italia della corruzione, degli scandali, delle tangenti, delle mafie, del magna magna, di chi non paga le tasse, degli imbroglioni e dei prepotenti… ma anche all’Italia degli indifferenti, all’Italia che ha le mani pulite ma le tiene in tasca, di quelli pensano solo per sé, degli egoisti, di chi se ne frega di tutto quello che gli succede attorno.
Noi siamo qui per dire basta a una televisione che cancella la vita reale delle persone e del mondo, che al suo posto si riempie di pettegolezzi e di volgarità, che censura sistematicamente tutte le voci libere, che è prigioniera dei partiti e dei loro conflitti d’interesse.
Noi siamo qui perché riconosciamo l’urgenza di cambiare le cose.
Noi siamo qui per dire basta a una politica che è stata ridotta a uno schifo, a un ammasso di demagogia, di parole e promesse prive di senso che scagliano violentemente contro gli elettori.
La nostra rivoluzione comincia così, come diceva Rosa Luxemburg, chiamando le cose con il proprio nome. Quella che c'è ora in Italia non è politica, è avanspettacolo, demagogia, censura, sostanzialmente violenza.
E la violenza è inaccettabile. La violenza occulta il vero senso delle parole, fa tabula rasa di tutto senza distinzione, e soprattutto allontana la gente dal bene comune (che, dai tempi di Platone, è l'obiettivo primo della politica).
La violenza fa strage di persone, di donne e di uomini, di ragazze e di ragazzi che vogliono un lavoro e una vita dignitosi. Ma che trovano solo ipocrisia, menzogne, ritardi, silenzi e la cancellazione dei propri sogni.
Contro questa violenza noi vogliamo e dobbiamo insorgere. E costruire una politica di salute pubblica.
La gente ha sete di cambiamento ma non ha più fiducia né speranza.
La gente vuole risultati in tempo reale, adesso, non in un futuro remoto.
La gente vuole cambiamento e soluzioni oggi. Vogliono idee, leadership, e impegni concreti per tornare a sperare.
Il nostro dovere è rispondere a tutte queste frustrazioni e allarmi.
Noi dobbiamo lavorare insieme, tra e con la gente, per risolvere i problemi che preoccupano la gente di giorno e che non la fanno dormire di notte.
La gente si aspetta di essere ascoltata, di veder ascoltate le proprie legittime aspirazioni, di veder liberate le migliori energie e idee di cui dispone questo paese.
Noi abbiamo una bussola e un’Agenda chiara. La bussola è la nostra Costituzione. La nostra agenda è l’Agenda politica nonviolenta dei diritti umani.
Questo è un tempo di grandi sommovimenti, transizione e trasformazione. Un tempo in cui il tempo non è dalla nostra parte.
La gente che ci sta dando fiducia aspetta da noi dei risultati concreti. Non diamogli un’altra delusione.
Nessuno di noi può fare tutto. Ma insieme, se siamo uniti, se sappiamo mettere da parte i nostri obiettivi settoriali e andare alle radici dei problemi, ciascuno con il suo bagaglio, con la sua strada, se sapremo guardare sempre al bene comune, possiamo fare qualcosa d’importante per rendere questa vita, questa Italia e questo mondo un posto migliore per tutti.

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