Come finiranno le elezioni?
Si potrebbe rispondere con una sola parola: MALE! O con due: MOLTO MALE!
Insomma, comunque vadano finiranno MALE.
Perché? È presto detto.
Queste elezioni sono truccate. Gli espedienti con i quali si falsa la volontà popolare sono questi:
1) per chi non lo sapesse la legge elettorale (non a caso definita
unanimemente porcellum) è ultra maggioritaria. La legge truffa del 1953
(così definita da tutta la sinistra di allora ed anche da forze minori
liberali), prevedeva che la coalizione che avesse raggiunto il 50 % più
un voto avrebbe goduto di un premio di maggioranza parlamentare del 15 %
dei seggi. Venne abrogata dal parlamento eletto perché la coalizione
costruita dalla DC ottenne il 49,8 % dei voti, e non poté accedere al
premio di maggioranza. È vero che sono passati 60 anni da allora. Ma
come sarebbero passati se la DC e la sua coalizione avessero avuto
simili premi di maggioranza nei parlamenti successivi?
Facciamo solo un esempio, fra i tanti possibili, per capire bene cosa
significa una legge che assegna un premio di maggioranza alla
coalizione vincente:
la legge sul divorzio viene approvata definitivamente il 1 dicembre
del 1970. In carica c’è il governo Colombo (tasse denunce e piombo si
gridava nei cortei). Lo compongono la DC, il PSI, PSDI e PRI (oggi
sarebbe definito di centrosinistra). A votare a favore della legge sono
il PCI, il PSI, il PSDI, il PRI, il PSIUP e il PLI. Tre partiti della
maggioranza di governo, PSI, PRI e PSDI, e tre di opposizione, PCI,
PSIUP e PLI possono approvare una legge perché essendo il parlamento
eletto con la legge proporzionale la maggioranza laica del popolo
italiano è ben rappresentata e può, come del resto vuole la costituzione
che ha istituito una repubblica parlamentare, approvare una legge
indipendentemente dal governo in carica. Se il parlamento del 1970 fosse
stato eletto con la legge maggioritaria del 53 la DC da sola avrebbe
avuto certamente più del 50 % dei seggi e con il MSI (non coalizzato ma
contrario al divorzio come la DC) avrebbe sfiorato il 60 % dei seggi.
Con buona pace dei partiti laici “di governo” che anche se in parte o
tutti coalizzati con la DC non avrebbero nemmeno, godendo anch’essi del
premio di maggioranza, compensato i seggi persi dal PCI e dal PSIUP. Per
non parlare del fatto che una coalizione di governo sarebbe certamente
entrata in crisi su una simile divisione. In altre parole la legge non
sarebbe probabilmente mai stata approvata anche se la DC e il MSI non
avessero avuto la maggioranza dei seggi perché gli alleati laici della
DC fra “governabilità” e voto sul divorzio avrebbero scelto la prima in
nome della coesione della coalizione di governo.
So che si tratta di un esempio puramente astratto, eppure tutti
dovrebbero riflettere sulla rappresentatività di un parlamento eletto
con una legge maggioritaria. Rappresentatività significa rappresentanza
della volontà popolare, non la mera quantità di seggi attribuita ai
partiti. Il parlamento che si forma in conseguenza del voto alla
coalizione di governo, per garantire la “governabilità” attraverso il
premio di maggioranza sacrifica sempre la rappresentanza della volontà
popolare. Sempre!
Ma veniamo al secondo trucco.
2) in Italia, oggi, le coalizioni sono tre. Centrosinistra, centro e
centrodestra. Stiamo grossomodo e generosamente ai sondaggi: alla Camera
il centrosinistra potrebbe prendere il 35 % dei voti ed otterrebbe il
54 % dei seggi. Un premio di maggioranza del 19 %. Il centro potrebbe
prendere il 17 % dei voti. Invece dei circa 107 seggi proporzionali
prenderebbe alcuni seggi in meno che perderebbe per effetto del premio
di maggioranza assegnato al centrosinistra. Il centrodestra ne
perderebbe molti per lo stesso motivo. Tutti sanno, ma ci tornerò, che
dopo le elezioni ci sarà il governo Bersani Monti. Vorrei far notare che
se il centrosinistra e il centro avessero formato un’unica coalizione,
anche scontando la fuoriuscita di SEL dalla medesima, avrebbero preso un
premio di maggioranza esiguo. Diciamo del 5 o 6 %. Mentre divisi il PD
lo prende del 15 % circa. Si tratta di 60-80 seggi. Perfino scontando la
perdita di voti di un’unica coalizione Bersani Monti verso SEL e RC
(magari in coalizione o con un’unica lista), visto che proclamare la
coalizione prima del voto avrebbe certamente liberato voti a sinistra e
verso il Movimento 5 stelle, il premio di maggioranza sarebbe stato
comunque significativamente più basso di quello ottenuto con le due
coalizioni.
Insomma, in ogni caso il meccanismo maggioritario dell’attuale legge puzza di enorme imbroglio.
Se il centrosinistra farà un governo da solo, con Monti
all’opposizione, con il 35 % dei voti avrà un premio di maggioranza
spropositato di circa il 20 %. Se dopo le elezioni farà il governo con
Monti avrà una maggioranza parlamentare di circa il 65 % dei seggi. Il
PD, in ogni caso vero dominus della scena, potrà mediare sia con Monti
sia con SEL con una grande forza contrattuale.
Sarà per questo che il PD non è “riuscito” a cambiare la legge elettorale?
Certo. C’è incognita del Senato. Sulla quale non mi dilungo. Ma
bisogna ricordare che nel 2006 la coalizione di centrodestra ebbe circa
300mila voti in più dell’Unione al Senato. Eppure il computo dei seggi
portò ad un sostanziale pareggio. Con un lievissimo vantaggio
dell’Unione. Insomma, per il credo conosciuto meccanismo del premio di
maggioranza assegnato nelle singole regioni invece che a livello
nazionale, in quel caso fu favorita l’Unione. Non il centrodestra. Pur
essendoci una notevole dose di casualità nella formazione della
maggioranza di governo al Senato non si può dire oggi che la legge
porcellum è stata fatta da Berlusconi per impedire la governabilità al
Senato. Tanto meno si può, avendo previsto di fare il governo con Monti
solo dopo le elezioni pur continuando a fare l’apologia del bipolarismo e
gridando al pericolo della destra, invocare il voto utile. Perché non
si è fatto l’accordo con Monti prima delle elezioni per assicurarsi la
vittoria al Senato? Ancora una volta, perché non si è cambiata la legge
elettorale almeno istituendo il collegio unico nazionale per determinare
il premio di maggioranza?
Il voto utile sarebbe quello di elettori di sinistra (utili idioti) a
permettere al centrosinistra di prendere due piccioni con una fava?
Avere comunque la maggioranza al Senato per poi procedere a fare il
governo con Monti e allo stesso tempo assicurarsi che a sinistra non ci
sia nessuno a rompere le scatole?
Ma in che direzione si svilupperà la trattativa post voto?
Vediamo il terzo imbroglio.
3) sulla Carta d’intenti firmata da Vendola prima delle primarie del
centrosinistra ci sono scritte cose ben precise. Tutti i temi e
contenuti più controversi sono scritti con l’ambiguità necessaria a
lasciare aperta la porta all’accordo di governo con Monti. Esagero?
Vediamo. E mi limito ad alcuni esempi.
Europa.
Oltre alla solita riproposizione della retorica sull’Europa politica e
democratica che non c’è (chissà come mai!), per realizzarla si parla
esplicitamente di un “patto costituzionale con le principali famiglie
politiche europee”. Visto che esse sono senza dubbio socialisti,
popolari e liberali, e cioè le forze che hanno partorito i trattati e
soprattutto il trattato costituzionale neo liberista, in sostanza si
dice che il governo reale dell’Europa fondato sulla collaborazione delle
tre forze, tutte neoliberiste, va bene com’è.
Poi, immediatamente dopo, si prosegue:
“Anche per l’Europa, infatti, la prossima sarà una legislatura
costituente in cui il piano nazionale e quello continentale saranno
intrecciati stabilmente. Una legislatura nella quale l’orizzonte ideale
degli Stati Uniti d’Europa dovrà iniziare ad acquistare concretezza in
una nuova architettura istituzionale dell’eurozona.
Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze, sulla base della loro ispirazione costituzionale ed europeista e di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni. Collocare il progetto di governo italiano nel cuore della sfida europea significa costruire un progetto alternativo alle regressioni nazionaliste, anti-europee e populiste, da sempre incompatibili con le radici di un’Europa democratica, aperta, inclusiva.”
Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro liberale. Per questo i democratici e i progressisti s’impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze, sulla base della loro ispirazione costituzionale ed europeista e di una responsabilità comune di fronte al passaggio storico, unico ed eccezionale, che l’Italia e l’Europa dovranno affrontare nei prossimi anni. Collocare il progetto di governo italiano nel cuore della sfida europea significa costruire un progetto alternativo alle regressioni nazionaliste, anti-europee e populiste, da sempre incompatibili con le radici di un’Europa democratica, aperta, inclusiva.”
Per favore, attenzione alle parole e al loro significato preciso.
Qui c’è scritto che l’intreccio fra governo nazionale ed europa si
realizza IN ITALIA con un accordo (progetto di governo italiano) con il
CENTRO LIBERALE contro il populismo ecc.
Più chiaro di così si muore, per chi sa leggere un documento di
questo tipo. Ma più ambiguo di così si muore per il lettore non
smaliziato. Perché la retorica sul deficit democratico (che non manca
mai) prevede che si faccia un accordo costituente con i partiti europei
che sono esattamente i responsabili del deficit democratico (sic). E,
attraverso intricate circonlocuzioni dove sembra non essere chiaro se si
parla di Europa o di Italia si dice che bisogna fare un accordo di
legislatura con il centro liberale, che in Italia si legge Monti, contro
populismi ecc, che in Italia si legge Berlusconi. È evidente che non si
parla di Europa se si dice “anche per l’Europa” parlando dell’intreccio
fra legislatura costituente nazionale ed europea e poi si specifica che
si vuole la collaborazione di governo con il CENTRO LIBERALE. Tutto si
tiene. In Europa bisogna continuare il governo unitario di socialisti,
democristiani e liberali, ma in Italia bisogna fare il governo con Monti
contro Berlusconi.
In campagna elettorale si è sentito dire più volte da esponenti di
SEL: ma nella Carta c’è scritto di una normalissima collaborazione sulle
riforme costituzionali, non di un governo con Monti. Mentre, come è
noto, Bersani ha insistito sul fatto che la “apertura al centro” è ben
chiara nella Carta.
O mi sbaglio?
Ma proseguiamo:
Democrazia
Oltre a diverse generiche affermazioni c’è un punto preciso:
“Daremo vita a un percorso riformatore che assicuri concretezza e
certezza di tempi alla funzione costituente della prossima legislatura.”
La prossima legislatura avrà una funzione costituente? Con questa
legge maggioritaria il paese è rappresentato affiche la funzione
costituente del parlamento sia democratica?
Questa frasetta buttata lì è il massimo tradimento della costituzione
italiana, che non per caso venne redatta da un parlamento eletto con la
proporzionale. Ma forse Vendola non ricorda di essersi opposto
fieramente alla bicamerale presieduta da D’Alema in ragione esattamente
della sua non rappresentatività democratica. E forse non ricorda che
quando lui era deputato del PRC quest’ultimo proponeva casomai di
eleggerlo si un parlamento costituente, anche parallelo a quello eletto
col maggioritario, ma con la proporzionale.
Ma si sa, queste sono cosette da niente. Come il pareggio di bilancio
in costituzione che è una iperbole liberista. Basta dire che la
costituzione italiana è bella due o tre volte, salvo poi assegnare ad un
parlamento ultramaggioritario il compito di stravolgerla.
Beni comuni
Anche qui attenzione a parole e concetti.
“Per noi salute, istruzione, sicurezza, ambiente, sono campi dove, in
via di principio, non deve esserci il povero né il ricco. Perché sono
beni indisponibili alla pura logica del mercato e dei profitti. Sono
beni comuni – di tutti e di ciascuno – e definiscono il grado di civiltà
e democrazia del Paese.
I referendum del 2011 hanno affermato il principio dell’acqua come
bene non privatizzabile. L’energia, il patrimonio culturale e del
paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei
servizi di welfare e formazione, sono beni che devono vivere in un
quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle
prestazioni. Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i
parametri della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle
autorità di controllo a tutela delle finalità pubbliche dei servizi. In
ogni caso non può venir meno una responsabilità pubblica dei cicli e dei
processi, che garantisca l’universalità di accesso e la sostenibilità
nel lungo periodo.“
Bisogna fare i complimenti agli estensori di questo capolavoro!
Nella prima frase basta un aggettivo per rovesciare il senso
apparente, che sembra al lettore il vero contenuto. L’aggettivo è PURA.
Per favore togliere PURA e rileggere il testo. Si trova l’esito del
referendum sull’acqua e servizi pubblici. Poi rileggere con PURA. Si
trova la legislazione pre referendum. I servizi possono essere pubblici o
privati, basta che siano regolati secondo l’interesse pubblico.
Una cosa è dire che sono indisponibili alla logica del mercato e del
profitto e un’altra, diversa e contrapposta è che sono indisponibili
alla PURA logica del mercato e del profitto.
Non esiste in natura un neoliberista che proponga di privatizzare
servizi per metterli a disposizione della pura logica del mercato e del
profitto. Tutti dicono che la funzione pubblica va regolamentata e
controllata.
Peccato che ciò che divide destra da sinistra è la concezione secondo
la quale acqua, sanità, istruzione ecc possono essere privatizzati o
meno. Punto! Perché, al contrario, una volta accettata l’idea che
possono essere gestiti privatamente prevedendo il profitto
(remunerazione del capitale investito o altre definizioni ipocrite
analoghe) pur potendo distinguere fra posizioni leggermente diverse
sulla qualità della mediazione fra interessi pubblici e privati, sulle
forme concrete del controllo ecc. ci si trova comunque nel campo del
neoliberismo più sfacciato.
Anche qui la domanda fatidica. Esagero?
Beh. Basta, per scoprirlo, leggere il resto del testo eliminando
l’eco dei paroloni apparentemente di sinistra appositamente usati poco
prima.
Rileggiamo.
“I referendum del 2011 hanno affermato il principio dell’acqua come
bene non privatizzabile. L’energia, il patrimonio culturale e del
paesaggio, le infrastrutture dello sviluppo sostenibile, la rete dei
servizi di welfare e formazione, sono beni che devono vivere in un
quadro di programmazione, regolazione e controllo sulla qualità delle
prestazioni.”
Qui si fa finta in un testo impegnativo di non conoscere i quesiti
referendari. L’acqua non è mai stata privata. Nella legge Galli è
infatti definita così:
“Art. 1. Tutte le acque superficiali e sotterranee, ancorchè non
estratte dal sottosuolo, sono pubbliche e costituiscono una risorsa che è
salvaguardata ed utilizzata secondo criteri di solidarietà.”
Quando si parla di privatizzazione dell’acqua si parla della sua gestione. Come è ovvio.
Basta dire che l’acqua non è privatizzabile e poi elencare beni e
servizi che “devono vivere in un quadro di programmazione, regolazione e
controllo delle prestazioni.” e il gioco è fatto!
In italiano, per quanto il concetto venga sempre mascherato
adeguatamente, vuol dire che sono si beni pubblici, ma che possono
essere dati in gestione ai privati, che però devono rispettare
programmazione, regolazione e controllo. E vorrei vedere!
Ripeto. Esagero?
Eh no che non esagero!
Infatti nell’ultima parte c’è scritto nero su bianco:
“Per tutto questo, introdurremo normative che definiscano i parametri
della gestione pubblica o, in alternativa, i compiti delle autorità di
controllo a tutela delle finalità pubbliche dei servizi. In ogni caso
non può venir meno una responsabilità pubblica dei cicli e dei processi,
che garantisca l’universalità di accesso e la sostenibilità nel lungo
periodo.“
In italiano vuol dire che se la gestione è pubblica ci devono essere
norme che ne definiscano i parametri. Cosa ovvia e scontata. Ma che se è
privata la ALTERNATIVA è che ci siano controlli a tutela delle finalità
pubbliche dei servizi.
Accidenti! Tutela delle finalità pubbliche? Tutela da che? Ma dalla PURA logica del mercato e del profitto. Appunto.
L’ultima frase è un altro capolavoro.
Vuol dire che se la gestione di acqua, altri beni e servizi è privata
la RESPONSABILITA’ PUBBLICA si esercita affinché TUTTI possano ACCEDERE
ai servizi ed utilizzare i beni, ma pagando ai privati che hanno
diritto alla remunerazione del capitale investito.
Questo vuol dire! E sfido chiunque a dimostrare il contrario. Qui o in qualsiasi altra sede.
Insomma, il referendum è citato per poterlo tradire meglio.
Diritti civili.
“Daremo sostanza normativa al principio riconosciuto dalla Corte
costituzionale, per il quale una coppia omosessuale ha diritto a vivere
la propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico. E’ inoltre
urgente una legge contro l’omofobia. Siamo per il rispetto della vita
umana e quindi vogliamo che la condizione dei detenuti sia rispettosa
della Costituzione.”
Questo testo è ben al di sotto di quanto previsto dal programma dell’Unione del 2006. Che recitava:
“L’Unione proporrà il riconoscimento giuridico dei diritti,
prerogative e facoltà alle persone che fanno parte delle unioni di
fatto. Al fine di definire natura e qualità di una unione di fatto non è
dirimente il genere dei conviventi né il loro orientamento sessuale”
Nella Carta c’è il diritto per la coppia omosessuale a vivere la
propria unione ottenendone il riconoscimento giuridico. Nel testo del
2006 c’è l’equiparazione della coppia non sposata eterosessuale a quella
omosessuale e la promessa di attribuire loro gli stessi diritti.
Non è lo stesso. E comunque siamo ben lontani da qualsiasi
legislazione di paesi europei che riconoscono il matrimonio e il diritto
ad adottare. O mi sbaglio?
Del resto è impossibile che il PD sposi le tesi del PSOE, del PSF,
della SPD e così via, visto che è composto almeno per un terzo di
ferventi cattolici obbedienti alle direttive del vaticano. Si è visto in
diversi precedenti, come quando votarono contro la riduzione del
divorzio da tre anni ad un anno e sulla fecondazione assistita insieme
al centrodestra e lega.
Vendola si vuol sposare. Lottiamo tutti per questo suo diritto. Ma
avendo contratto un matrimonio politico con Rosy Bindi ed Enrico Letta
ha dovuto firmare un testo nel quale al massimo è previsto che gli
omosessuali conviventi acquisiscano qualche diritto, forse nemmeno
equiparato a quelli delle coppie eterosessuali non sposate.
Anche qui sfido a dimostrare il contrario.
E… dulcis in fundo
La Carta d’Intenti prevede le RESPONSABILITA’.
Il testo è qui chiarissimo.
Leggere per credere:
“L’Italia ha bisogno di un governo e di una maggioranza stabili e
coesi. Di conseguenza l’imperativo che democratici e progressisti hanno
di fronte è quello dell’affidabilità e della responsabilità . Per questa
ragione, nel momento stesso in cui chiamiamo a stringere un patto di
governo movimenti, associazioni, liste civiche, singole personalità e
cittadini che condividono le linee di questo progetto, vogliamo assumere
insieme, dinanzi al Paese, alcuni impegni espliciti e vincolanti.
Le forze della coalizione, in un quadro di lealtà e civiltà dei rapporti, si dovranno impegnare a:
• sostenere in modo leale e per l’intero arco della legislatura l’azione del premier scelto con le primarie;
• affidare a chi avrà l’onere e l’onore di guidare la maggioranza, la responsabilità di una composizione del governo snella, sottratta a logiche di spartizione e ispirata a criteri di competenza, rinnovamento e credibilità interna e internazionale;
• affidare a chi avrà l’onere e l’onore di guidare la maggioranza, la responsabilità di una composizione del governo snella, sottratta a logiche di spartizione e ispirata a criteri di competenza, rinnovamento e credibilità interna e internazionale;
• vincolare la risoluzione di controversie relative a singoli atti o
provvedimenti rilevanti a una votazione a maggioranza qualificata dei
gruppi parlamentari convocati in seduta congiunta;
• assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi;
• appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica e procedere verso un governo politico-economico federale dell’eurozona.”
• assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese, fino alla verifica operativa e all’eventuale rinegoziazione degli stessi in accordo con gli altri governi;
• appoggiare l’esecutivo in tutte le misure di ordine economico e istituzionale che nei prossimi anni si renderanno necessarie per difendere la moneta unica e procedere verso un governo politico-economico federale dell’eurozona.”
C’è scritto che il premier si deve sostenere qualsiasi cosa faccia.
Per esempio non si deve criticarlo se, come Prodi, decide in totale
solitudine di dire si alla base statunitense di Vicenza.
C’è scritto che è il premier a decidere i ministri. Punto.
C’è scritto che se insorgono divergenze fra SEL e PD, a dirimere è il
voto dei parlamentari della coalizione in seduta congiunta. Con
maggioranza qualificata. Non c’è scritto se la maggioranza qualificata
deve essere del 60 70 80 90 %. Siccome è difficile anche per chi fa uso
di forti stupefacenti prevedere che SEL abbia più di un quinto dei
parlamentari del PD e che la maggioranza qualificata sia dell’80 %,
questa clausola significa che il PD decide e SEL obbedisce. O mi
sbaglio?
C’è scritto che tutti i trattati internazionali non si toccano. Salvo
rinegoziarli, ma in accordo con gli altri governi. Per i trattati
dell’Unione Europea significa che bisogna avere l’unanimità di tutti i
governi. Perché si può sempre negoziare e rinegoziare. Ma se non si
prevede che si possa rompere e/o denunciare un trattato unilateralmente
significa che non di trattativa si tratta bensì di richiesta di
unanimità sulla eventuale modifica di un trattato. Cioè zero.
Impossibile.
C’è scritto, per maggior chiarezza, che bisogna appoggiare i tagli
che il governo dovrà fare per “difendere la moneta unica”, e cioè per
rispettare i diktat della Banca Centrale Europea, del FMI e della
Commissione.
Insomma, non solo si dovrà fare un accordo con il CENTRO LIBERALE, e
cioè con Monti. Non solo in questo testo non c’è traccia di Legge 30,
articolo 18, art. 8, missioni militari e così via.
Ma è già questo testo, ed anche un governo del centrosinistra senza
Monti, puramente iscritto nel neoliberismo nemmeno temperato analogo a
quello di tutti i partiti che furono socialisti e socialdemocratici e
che oggi sono tutto meno che di sinistra. Con l’aggiunta che questo
testo, e non solo il PD, non da risposte laiche e rispettose dei diritti
degli omosessuali.
Ma perché SEL partecipa ad un simile imbroglio?
Per scoprirlo vediamo un altro aspetto quasi sconosciuto della legge elettorale vigente.
4) la legge prevede uno sbarramento del 4 % ad una lista non
coalizzata. Ma per una lista coalizzata in una coalizione, sia
quest’ultima vincente o perdente, questo sbarramento non c’è. C’è uno
sbarramento del 2 %. Ma per la prima lista coalizzata che non
raggiungesse il 2 % non vale nemmeno questo sbarramento. In altre parole
SEL entrerà comunque in parlamento e godrà comunque del premio di
maggioranza.
Mettiamo che la lista Rivoluzione Civile abbia il 3,8 % dei voti e che SEL abbia anch’essa il 3,8 %.
A quale persona sana di mente può sembrare giusto che SEL entri in
parlamento ed abbia anche il premio di maggioranza mentre Rivoluzione
Civile resta fuori?
Gli elettori indubbiamente di sinistra che votano per SEL e che
contemporaneamente votano per il programma della Carta d’Intenti, in che
modo possono essere rappresentati da SEL nei loro contenuti? Essi
credono di votare per chi è d’accordo ad eliminare la riforma Fornero
dell’articolo 18 e delle pensioni. Per il matrimonio gay. Contro il
fiscal compact e il pareggio di bilancio in costituzione. E così via. O
mi sbaglio? Ma queste cose sono impossibili già nell’accordo col PD,
figuriamoci con il governo mediato con Monti.
Esiste una possibilità nemmeno tanto remota, che SEL una volta che il
PD proponga ufficialmente, dopo il voto, di formare il governo con il
CENTRO LIBERALE di Monti, rompa col PD e passi all’opposizione.
Questa cosa è possibile. Basterebbe far finta che col nuovo governo
con Monti, anche se è ben previsto nella Carta, quest’ultima non valga
più. Sempre che SEL al Senato non sia determinante. Perché altrimenti
anche questo gioco diventerebbe impossibile, pena il “favorire”
Berlusconi.
Ma se anche le cose andassero così si tratterebbe di un imbroglio bello e buono. Verso gli elettori del PD. O no?
Insomma, comunque vada, SEL è in una botte di ferro ed entrerà in
parlamento. Come unica forza di “sinistra” grazie al “voto utile” o con
più seggi di Rivoluzione Civile anche se quest’ultima prendesse più voti
di SEL.
Sarà per questo che SEL ha deliberatamente scelto di soprassedere
sull’appoggio del PD a Monti e a tutte le sue leggi di massacro sociale e
dei diritti? Sarà per questo che non ha voluto nemmeno prendere in
considerazione l’ipotesi di fare una lista comune sui contenuti di
sinistra e/o una coalizione con altre liste di sinistra? Sarà per questo
che è inusitatamente diventata una forza sostenitrice del bipolarismo?
Sarà per questo che dopo aver “sognato” di vincere le primarie del
centrosinistra per due anni si è acconciata a svolgere un ruolo
comprimario nel centrosinistra?
Resta il fatto che in Italia, al contrario che Grecia, Spagna,
Francia, Germania e via elencando, chi è contrario alle politiche
neoliberiste si presenta diviso alle elezioni rischiando di non contare
nulla sia dentro il governo sia fuori da esso.
Questo fatto gravissimo è dovuto unicamente al settarismo di SEL, al
fatto che i suoi dirigenti hanno deliberatamente scelto di imbrogliare
gli elettori, con l’unico obiettivo di salvaguardare se stessi.
Mi spiace ma questa è la verità. Triste ma inconfutabile, purtroppo.
Sono sicuro che qualcuno, a questo punto, potrebbe esclamare,
nonostante tutto quello che ho scritto: ma bisogna battere Berlusconi!
Ed eccoci al quinto imbroglio.
5) a meno di un evento miracolistico anche i sassi sanno che
Berlusconi non vincerà le elezioni. La sua irresistibile ascesa nel
corso degli ultimi due mesi, però, è di totale responsabilità del
centrosinistra. Vediamo perché.
Bersani dice sempre: Mica abbiamo vinto, la destra c’è ed è forte!
Come dargli torto.
Però, delle due l’una.
O la destra di Berlusconi è populista e ad essa bisogna contrapporre
una coalizione liberale e antipopulista, unica capace oggi di vincere
nel meccanismo del maggioritario bastardo del porcellum. O la dialettica
è fra destra e sinistra e allora i contenuti devono essere chiari e,
anche a dispetto del meccanismo maggioritario, si può conquistare il
consenso dei ceti popolari colpiti dalle politiche di destra del governo
Berlusconi prima e del governo Monti poi.
In entrambi i casi si parla chiaro e non si imbrogliano gli elettori.
Certo la seconda ipotesi necessita dell’accettazione del rischio
della sconfitta. Ma nella crisi forse per la prima volta si potrebbe
vincere con un chiaro programma di sinistra. Che certamente sarebbe
definito a sua volta, da Monti e perfino da Berlusconi, populista.
Mentre la prima, in pura continuità con l’ormai consolidata tradizione
dei partiti socialisti europei, garantisce contemporaneamente la
vittoria elettorale e la sconfitta sociale delle classi subalterne.
Perché non c’è dubbio che senza denunciare certi trattati
internazionali, cancellare controriforme, eliminare privatizzazioni ecc.
si possono vincere le elezioni riservando alle classi subalterne anni e
decenni di lacrime e sangue.
Perché si lascia che Berlusconi si appropri di obiettivi e proposte di sinistra e lo si accusa di populismo?
Forse che l’IMU sulla prima casa “è un provvedimento doloroso ma inevitabile”?
Forse che dire “bisogna ristabilire la sovranità del popolo sulla moneta” è un concetto eversivo e antidemocratico?
Davvero si pensa di battere Berlusconi con i comici in tv e i talk
show alla Santoro, che non fanno altro che alimentarne la popolarità?
Davvero si è sicuri che, se costretto a scegliere fra chi spiega la
necessita dei suoi sacrifici per salvare le banche e chi promette la
restituzione dell’IMU, un operaio afflitto dal mutuo e da un salario
indecente, che dovrà lavorare diversi anni in più per prendere una
pensione di merda, quest’ultimo scelga di sacrificarsi sull’altare della
presentabilità del premier eletto presso i salotti dei rapaci mercati
finanziari?
Evidentemente si. Perché da tempo ormai immemore il PD pensa che si
debba “governare” l’esistente, rassicurare i poteri forti esibendo la
propria “qualità” più appetibile per essi, e cioè garantire sacrifici
con la pace sociale.
Come si può gridare al pericolo della destra indicando come dramma la
propensione di Berlusconi a mettersi le dita nel naso in pubblico
mentre la società viene devastata dalla cancellazione di diritti e
giustizia sociale?
Si può, cercando di evitare che cresca una rivolta e una sinistra non addomesticata.
Attenzione, non parlo di un complotto, bensì di uno spontaneo
movimento verso una dialettica politica nella quale tutto si confonde.
Nella quale non c’è destra e sinistra, bensì gente perbene ed
impresentabili, populismo e realismo, normalità ed eccezionalità,
vecchio e nuovo e così via. Una dialettica dove impera l’imbroglio. Dove
ci si contrappone alla demagogia berlusconiana con la demagogia che
nasconde contenuti inconfessabili (in campagna elettorale) della Carta
d’Intenti.
Se questo è anche solo parzialmente il quadro della situazione italiana manca solo un ultimo imbroglio. Il Movimento 5 stelle.
6) almeno un terzo, se non la metà o più, dei moltissimi voti che
andranno a Grillo, sono di elettori che oltre ad essere, con diverse
ragioni, schifati della politica ufficiale, hanno senza dubbio in testa
contenuti di sinistra o di estrema sinistra. È inutile che io ricordi
qui elencandoli gli slogan di grillo sulle banche, le multinazionali, la
globalizzazione, l’euro, l’ambiente, i diritti civili e così via che
sono pari pari la riproposizione di contenuti ed obiettivi di sinistra
da anni e perfino decenni.
Certo, poi ci sono ambiguità ed anche contenuti liberisti e perfino razzisti.
Con il fenomeno della predicazione, ben divulgata dai talk show e dai
mass media a “insaputa” di Grillo, e della manipolazione dell’opinione
pubblica in internet della Casaleggio e associati, oltre che con
l’avvitamento su se stessa di una politica vacua e moralmente degenerata
oltre ogni limite, una buona parte degli elettori italiani di sinistra
voteranno una lista dai contorni indefiniti, destinata a mostrare la sua
vera anima, o le sue vere cento anime, al primo voto su un qualsiasi
contenuto controverso. Una lista che però intanto dà una spallata forse
definitiva alla democrazia rappresentativa per favorire il passaggio ad
una democrazia autoritaria e tecnocratica. Senza istituzioni intermedie,
senza partiti intesi come collettivi dotati di categorie interpretative
della realtà, senza la fatica della democrazia vera, dal basso possono
salire solo protesta e rancore. Cose facili da manipolare al fine di
sterilizzare i contenuti veramente portatori di cambiamento e al fine di
uccidere i partiti come veicolo di partecipazione in favore di leader e
tecnocrazie varie.
Spero di avere torto, ma credo sia proprio così.
Infine l’ultimo imbroglio, sul quale bastano pochissime parole:
7) chi pensa che su televisioni e giornali la campagna elettorale sia
stata corretta ed utile ad informare gli elettori alzi la mano. Chi
pensa che Ingroia e Rivoluzione Civile abbiano avuto adeguati spazi ed
attenzione, e che le domande e i servizi siano stati corretti e non
maliziosamente parziali, come la ripetuta tiritera sul voto utile, alzi
la mano.
Alzi la mano e verrò di persona a tagliargliela con un machete affilato.
In conclusione.
Ogni elettrice ed elettore che sceglierà di votare per la lista
Rivoluzione Civile avrà dovuto superare gli scogli rappresentati da
tutti questi imbrogli. Il nostro voto moralmente e politicamente vale
doppio, triplo.
Rivoluzione Civile non è altro che portare in parlamento i contenuti di sinistra, come in tutti gli altri paesi europei.
Superare il quorum ingiusto è necessario affinché il parlamento che
proseguirà nella politica neoliberista e nel massacro sociale veda
presente l’opposizione di sinistra capace di costruire una alternativa. E
gli anni prossimi saranno più duri degli ultimi. I paesi del sud
dell’Europa saranno massacrati e si imporrà una svolta epocale.
Rivoluzione Civile in parlamento può essere il primo passo della
riunificazione della sinistra reale. Su un programma condiviso, senza
discriminazioni, senza che nessuno debba rinunciare a nulla di se
stesso, su basi democratiche funzionando col principio di una testa un
voto.
Ogni voto a Rivoluzione Civile è utile a tutta la sinistra europea ed
inviso a socialisti, popolari e liberali. È utile a ridare senso alla
parola politica ed è inviso ai politicanti imbroglioni, soprattutto a
quelli sedicenti progressisti e di sinistra, che sguazzano
nell’ambiguità e mortificano i propri stessi elettori. È utile a
rafforzare tutte le lotte.
È utile alla resistenza oggi e all’alternativa domani, contro questo sistema infame.
È utile a conservare e difendere la propria dignità.
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