di PAOLO BRUTTI *
Peppino Lomurno vuole andare a Roma. Lo dice senza reticenza. A Roma, a Roma! Anche se il proclama non lo ha fatto dal Brufani, come quelli della Marcia.
Nei tempi della sua lieve permanenza nell'Italia dei Valori non era un assiduo frequentatore delle stanze del partito. Era, si stimava d'essere, un uomo delle istituzioni. Quasi un camaleonte senza colore proprio. Lo trovavi al Rotary, in Arcivescovato, ai riti di Horus, tra le ragazze della pallavolo, lui che non pareva la natura l'avesse prediletto per questo gioco. Preferiva Guarducci, che adesso sta con Giannino, alle bancarelle del mercatino dell'antiquariato e voleva scacciarle da piazza Italia, perché ostacolavano il flusso del traffico in centro, mentre, evidentemente, Eurochocolate era un bicchierino di rosolio per la città.
Peppino Lomurno vuole andare a Roma. Lo dice senza reticenza. A Roma, a Roma! Anche se il proclama non lo ha fatto dal Brufani, come quelli della Marcia.
Nei tempi della sua lieve permanenza nell'Italia dei Valori non era un assiduo frequentatore delle stanze del partito. Era, si stimava d'essere, un uomo delle istituzioni. Quasi un camaleonte senza colore proprio. Lo trovavi al Rotary, in Arcivescovato, ai riti di Horus, tra le ragazze della pallavolo, lui che non pareva la natura l'avesse prediletto per questo gioco. Preferiva Guarducci, che adesso sta con Giannino, alle bancarelle del mercatino dell'antiquariato e voleva scacciarle da piazza Italia, perché ostacolavano il flusso del traffico in centro, mentre, evidentemente, Eurochocolate era un bicchierino di rosolio per la città.
Era un uomo del Sud e l'anticamera del suo assessorato, dicono,
somigliasse al porto di Brindisi al tempo dell'inaugurazione della via
Appia. Un via vai di cittadini ai quali non mancava una paterna
attenzione.
Era un uomo di solide convinzioni mastelliane e mal digeriva la scelta gauchiste di Di Pietro e dei sui compagni di partito umbri, così di sinistra e così sfrontati nell'ammetterlo. Oscillava, perciò, tra pensieri di battaglia e speranze di fuga.
Era un uomo di solide convinzioni mastelliane e mal digeriva la scelta gauchiste di Di Pietro e dei sui compagni di partito umbri, così di sinistra e così sfrontati nell'ammetterlo. Oscillava, perciò, tra pensieri di battaglia e speranze di fuga.
A Roma, a Roma! Sì ma con che mezzo? Il treno neanche a parlarne, in
Umbria è raro come i Conestoga in Arizona. L'auto? Ma a Roma c'è una
Ztl molto più rigida e chiusa che a Perugia e il permesso da Assessore
non vale nell'Urbe. Si rischiano pesanti contravvenzioni. Allora? Allora
in taxi, se ne passa qualcuno libero. E passò il taxi di Donadi. Lui ci
salì, dicendo all'autista “adelante, adelante...con juicio”. Era un
uomo moderato, di mezze misure.
Adesso che vai a Roma, Peppino, passando per Ponte San Giovanni, dove è la sede del tuo vecchio partito, fermati un attimo a regolare quella pendenza modesta, ma che a noi, soli soletti come siamo, ci farebbe comodo. Non serve dirti altro. Tu hai capito. E' antipatico per un futuro onorevole farsi inseguire da citazioni di avvocati. L'immunità parlamentare non difende da giudizi civili, come sa bene Berlusconi per il caso Cir. Naturalmente, fatte le debite proporzioni.
Adesso che vai a Roma, Peppino, passando per Ponte San Giovanni, dove è la sede del tuo vecchio partito, fermati un attimo a regolare quella pendenza modesta, ma che a noi, soli soletti come siamo, ci farebbe comodo. Non serve dirti altro. Tu hai capito. E' antipatico per un futuro onorevole farsi inseguire da citazioni di avvocati. L'immunità parlamentare non difende da giudizi civili, come sa bene Berlusconi per il caso Cir. Naturalmente, fatte le debite proporzioni.
* Segretario regionale Italia dei Valori – Rivoluzione Civile
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