Francamente non capisco il dibattito. Don Andrea Gallo non solo ha ragione. Dice quasi una banalità.
Un concetto che per il Movimento 5 Stelle è un obbligo, un postulato,
la ragione della sua stessa esistenza. Le decisioni sulla linea politica
del Movimento, in teoria, non le può prendere Beppe Grillo, Gianroberto
Casaleggio, Vito Crimi o chiunque altro. Le decisioni le deve prendere
la Rete. Tutta la Rete. E non solo gli iscritti a M5S.
Lo dice il "non statuto". Articolo 4 comma terzo: "Il MoVimento 5
Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro.
Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un
efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di
fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di
organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli
utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente
attribuito a pochi". I primi a far rispettare questo principio devono
essere i parlamentari del Movimento. Nel codice di comportamento è
scritto che "sono tenuti al rispetto dello statuto riferito, come non
statuto".
Dubbi interpretativi non ce ne sono. La norma è chiara. Organismi
intermedi tra il popolo della Rete, la sua volontà e le sue decisioni,
non ce ne devono essere. I parlamentari del M5S sono solo degli
"esecutori materiali" della volontà della Rete. Nel momento in cui
volessero decidere autonomamente si trasformerebbero in un partito
politico, un corpo intermedio contrario al loro "non statuto". E la
trasformazione avverrebbe anche se la decisione fosse limitata agli
iscritti del Movimento. Almeno così c'è scritto nel non statuto.
E nemmeno si può invocare il passaggio del codice di comportamento
dei parlamentari che dice che "I gruppi parlamentari del MoVimento 5
Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi
se non per votazioni su punti condivisi". Bersani ne ha proposti otto.
Andrebbero sottoposti a referendum perché a decidere se sono condivisi o
meno deve sempre essere la Rete. È una strada impervia, complicata,
piena di rischi. Ma è stata liberamente scelta.
di Andrea Bassi, huffingtonpost.it
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