giovedì 7 marzo 2013

Il non-statuto inchioda Grillo. Per decidere sull'accordo con il Pd deve fare un referendum on line. Aperto a tutti

Francamente non capisco il dibattito. Don Andrea Gallo non solo ha ragione. Dice quasi una banalità. Un concetto che per il Movimento 5 Stelle è un obbligo, un postulato, la ragione della sua stessa esistenza. Le decisioni sulla linea politica del Movimento, in teoria, non le può prendere Beppe Grillo, Gianroberto Casaleggio, Vito Crimi o chiunque altro. Le decisioni le deve prendere la Rete. Tutta la Rete. E non solo gli iscritti a M5S.
Lo dice il "non statuto". Articolo 4 comma terzo: "Il MoVimento 5 Stelle non è un partito politico né si intende che lo diventi in futuro. Esso vuole essere testimone della possibilità di realizzare un efficiente ed efficace scambio di opinioni e confronto democratico al di fuori di legami associativi e partitici e senza la mediazione di organismi direttivi o rappresentativi, riconoscendo alla totalità degli utenti della Rete il ruolo di governo ed indirizzo normalmente attribuito a pochi". I primi a far rispettare questo principio devono essere i parlamentari del Movimento. Nel codice di comportamento è scritto che "sono tenuti al rispetto dello statuto riferito, come non statuto".
Dubbi interpretativi non ce ne sono. La norma è chiara. Organismi intermedi tra il popolo della Rete, la sua volontà e le sue decisioni, non ce ne devono essere. I parlamentari del M5S sono solo degli "esecutori materiali" della volontà della Rete. Nel momento in cui volessero decidere autonomamente si trasformerebbero in un partito politico, un corpo intermedio contrario al loro "non statuto". E la trasformazione avverrebbe anche se la decisione fosse limitata agli iscritti del Movimento. Almeno così c'è scritto nel non statuto.
E nemmeno si può invocare il passaggio del codice di comportamento dei parlamentari che dice che "I gruppi parlamentari del MoVimento 5 Stelle non dovranno associarsi con altri partiti o coalizioni o gruppi se non per votazioni su punti condivisi". Bersani ne ha proposti otto. Andrebbero sottoposti a referendum perché a decidere se sono condivisi o meno deve sempre essere la Rete. È una strada impervia, complicata, piena di rischi. Ma è stata liberamente scelta.
di Andrea Bassi,  huffingtonpost.it

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