mercoledì 3 aprile 2013

Governo, Bersani e Grillo ballano sul Titanic mentre Bce e Ue pronte al "colpo di Stato" di Fabio Sebastiani




A cinque settimane dal voto la situazione è la seguente: un presidente del consiglio “scaricato” che fa quello caricatissimo; un presidente della Repubblica “scaricando” che si crede Napoleone; dieci “saggi nei seggi” (ribattezzati da Napolitano 'facilitatori') che rischiano davvero di ritrovarsi tra le mani il mazzo delle carte in un evidente conflitto di potere con il Parlamento. Intanto, lo spread continua a rimanere ai livelli di guardia. E gli unici a banchettare, guarda caso, sono gli imprenditori, pronti ad incassare i “debiti della Pa”. Giovedì la Bce si prepara ad entrare in conclave nel tentativo di riprendere in mano la situazione. E la telefonata tra Draghi e Napolitano testimonia che la "Cupola" europea non ha nessuna intenzione di farsi depistare dalle fumisterie della politica italiana.
Il calcolo di Pier Luigi Bersani è che dopo l'elezione del nuovo Capo dello Stato si possa ricominciare il giro. Un calcolo che mette nel conto altre due settimane di “ballo sul Titanic”. Va cercata una intesa sul nome. I “grillisti” fanno sapere intanto che non c’è niente da far, almeno per il momento. Nonostante le articolazioni interne, che ieri si sono fugacemente manifestate fin dentro al vertice con la classica “sfumatura di grigio” del capogruppo al Senato Crimi, novello sostenitore di Bersani, il movimento torna a chiudersi. Tra gli altri nomi per il Quirinale si fanno i nomi di Gino Strada e Bonino. Il Pdl si innervosice e continua a puntare sulle larghe intese e potrebbe invece convergere su Amato.
Al massimo quello che si riuscirà a tirar fuori, per ammissione dello stesso leader del Pd, che ormai tiene insieme il partito con lo schotch, sarà un governo di minoranza affiancato da una convenzione per le riforme. In oltre un'ora di conferenza stampa, Bersani, che ha voluto al suo fianco Enrico Letta per ribadire schema e paletti, non cita mai la parola incarico ma, gia' all'esordio, si capisce che i panni di premier incaricato sono dismessi. ''Nell'ultima settimana ho dovuto rivestire un ruolo che non mi ha sempre consentito di rispondere pienamente...'', e' l'eloquente premessa per aprire alle domande dei cronisti. Ma pur essendo il suo ruolo ''assorbito'' dai saggi, Bersani non ha alcuna intenzione di ''andare al mare'', di farsi da parte a meno che nel Pd non gli si sbarri la strada. ''Se sono un ostacolo, sono a disposizione'', e' la sfida interna che il leader Pd rilancera' la prossima settimana nella direzione del partito. Tra i dem, in realta', cresce il numero di chi si sta chiedendo dove portera' l'insistenza di Bersani sul governo di cambiamento. ''Capisco il no alle larghe intese - spiega in Transatlantico il renziano Matteo Richetti - ma al paese servono soluzioni per affrontare la crisi. Serve un cambio di passo, una strategia riorientata''. Nonostante il no secco a governissimi o a nuovi governi ''Monti senza Monti'', il leader Pd sa che eleggere il successore di Napolitano con ''una larghissima convergenza'' potrebbe riaprire la strada ad un nuovo incarico per lui. Il nome di Giuliano Amato come punto di caduta che potrebbe soddisfare Pd e Pdl.
Nel M5S, dopo il caso Lombardi, il caso Crimi che l’altra sera su Facebook, alle undici di sera, ha messo nero su bianco parole inequivocabili che hanno creato un putiferio. Immancabile la smentita di Beppe Grillo sul suo blog. Le parole incriminate scritte da Crimi erano quasi un via libera a Bersani, seppur sfiduciato. "Forse poteva essere intrapresa una strada mai percorsa prima - scrive Crimi – e cioe' di affidare il governo a Bersani che con i suoi ministri poteva presentarsi al Parlamento e qualora non avesse ricevuto la fiducia poteva continuare, alla stregua dell'attuale governo Monti, senza la fiducia ma solo per gli affari ordinari. Almeno sarebbe stato rappresentativo di una maggioranza relativa e non di una strettissima minoranza come il governo Monti in regime di prorogatio". In pratica, ha sostenuto, sarebbe stato meglio un governo Bersani piuttosto che l'attuale governo Monti.
Grillo è stato costretto a ribadire il suo “No” a una fiducia a qualunque governo, politico o pseudo-tecnico sostenendo che "Bersani non e' meglio di Monti, e' semplicemente uguale a Monti, di cui ha sostenuto la politica da motofalciatrice dell'economia". Insomma, il dibattito e' acceso e si consolida quella parte del Movimento che si e' stancata di dire 'No' a tutto e che, pur con prudenza, vuole ridiscutere la linea politica, copyright Grillo-Casaleggio, per potere finalmente - e' l'aspirazione di tanti - entrare nel vivo delle questioni di merito. Intanto, alcuni esponenti di M5S, come scrive Repubblica, hanno avuto incontri all’ambasciata americana.
Alcuni segnali di disgelo fanno capolino in aula alla Camera, con M5S che ha appoggiato la risoluzione del governo sullo sblocco dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese, pur presentando una risoluzione di minoranza; mentre al Senato ha addirittura ritirato la propria risoluzione di minoranza.
Tra i grillini si discute anche di presidenza della Repubblica: perche' se e' vero che l'individuazione del nome avverra' con una consultazione sul web, tra i 300mila iscritti al Movimento, questa volta non vogliono farsi cogliere impreparati qualora vi fosse (quando il quorum sara' piu' basso) da scegliere tra due personalita' come ad esempio Zagrebelsky o Gianni Letta.
Sulla vicenda politica interviene anche il segretario del Prc Paolo Ferrero. “Lo scenario politico segnala la continuazione di un vergognoso gioco a rimpiattino tra tutte le principali forze politiche, da Grillo a Berlusconi passando per Bersani, mentre le famiglie che non arrivano a fine mese aumentano quotidianamente”, si legge in una nota. “L’Italia ha bisogno di cambiare immediatamente l’indirizzo delle politiche economiche e sociali, a partire dalla tassa sulle grandi ricchezze per arrivare alla disdetta del Fiscal Compact, non di attendere mesi che lor signori si mettano d’accordo sul Presidente della Repubblica”, conclude Ferrero.
Il caos politico in Italia agita Mario Draghi, presidente della Bce, che giovedi' tornera' sotto i riflettori in occasione del consiglio direttivo mentre nuove, minacciose nubi si addensano all'orizzonte: taglio del rating per l’Italia da parte di Moody's e rinnovo delle scadenze dei titoli di Stato, taglio dei tassi di interesse, immissione di nuova liquidità nel sistema bancario, vampirizzato intanto dagli istituti di credito.

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