martedì 11 giugno 2013

LESA MAESTA': la parabola del M5S dall'Uno vale uno al "uno vale niente"

 Senatrice M5S: "Flop? Colpa di Grillo" Replica: "Non vale niente, se ne vada"
Adele Gambaro: "In Parlamento non lo vediamo mai. Lo invito a scrivere di meno e osservare di più"
I parlamentari la accusano: "I nemici interni sono il vero pericolo. Ora rifletta se rimanere con noi"
Il leader prima si interroga: "Sono io il problema?". Poi attacca: "Esca al più presto dal Movimento"
Dopo i risultati deludenti in Sicilia, la parlamentare grillina Adele Gambaro, dai microfoni di SkyTg24, attacca il leader: "Mi chiedo come possa parlare male del Parlamento se qui non lo abbiamo mai visto. Lo invito a scrivere meno e osservare di più". Pochi minuti dopo il leader M5S scrive: "Ditemi se sono io il problema". E incassa la solidarietà di molti parlamentari. Ma non si accontenta. E dopo poche ore pubblica un post intitolato "uno vale niente", invitandola esplicitamente ad andarsene

I grillini "tutti a casa". Si sono arresi anche loro di A. Carugati, L'Unità

Grillini battuti in quasi tutte le città. Vincono solo ad Assemini e Pomezia (un ballottaggio a Ragusa). Processo ai dissidenti nell’assemblea degli eletti. 
Grillo si è fermato ad Assemini? La domanda può sembrare impertinente ma rende il clima di queste amministrative a 5 stelle.
Doveva essere l’apotesi del “tutti a casa”, il nome del tour del leader in tutte le piazze chiamate alle urne. Se i grillini avessero confermato i dati delle politiche sarebbero dovuti arrivare al ballottaggio in oltre 50 Comuni sopra i 15mila abitanti.

E invece sono arrivati alla meta solo in tre: Assemini, appunto, in provincia di Cagliari, dove hanno conquistato il Comune con Mario Puddu, che ha sfiorato il 70%. Successo pieno anche a Pomezia, in provincia di Roma, dove Fabio Fucci ha superato il 60%. Mentre a Martellago, in Veneto, il candidato Antonio Santoliquido è stato sconfitto dal Pd.

Il leader festeggia sul suo blog, conferma il cammino «lento e inesorabile» del movimento dentro le istituzioni. «Mario, Fabio e i ragazzi del Movimento apriranno le porte dei comuni ai cittadini. A loro va l’abbraccio di tutta la comunità del M5S. Vi staremo vicini!». Miele per i suoi ragazzi vincenti, come ai bei tempi delle vittorie di Parma e Comacchio e poi del trionfo delle politiche. Come a voler scacciare il fantasma delle divisioni e delle spaccature che aleggia sui gruppi parlamentari.
Anche dalla Sicilia, dove lo scrutinio è lentissimo, le notizie non sono buone: a Catania il M5S è sotto il 5%, peggio ancora a Messina dove però il voto di protesta è stato catalizzato da una lista No Ponte molto simile ai 5 stelle. Solo il ballottaggio di Ragusa sembra somigliare a un successo, con il candidato Federico Piccitto, sotto il 20%, che sfiderà Giovanni Cosentini del centrosinistra.
Se il dato sarà confermato, Ragusa sarà il solo capoluogo di provincia dove i grillini stanno in campo. Già a fine maggio erano rimasti fuori da tutti i 16 ballottaggi più importanti, anche quelli dove, ripetendo il dato del 25 febbraio, avrebbero potuto sfidare Pd o Pdl, Roma compresa.

Una sconfitta che nel movimento non è mai stata analizzata con calma. Alcune voci critiche si sono levate, poi sono state zittite da Grillo che se l’è presa con l’Italia garantita che «vuole lo status quo», poi con Rodotà, in un crescendo di sfuriate fino al Parlamento «tomba maleodorante».

Ieri, durante lo spoglio, i 5 stelle si sono dedicati a due temi assai gettonati: il complicatissimo file excel di 8 pagine per documentare le spese della famosa diaria (molti hanno chiesto spiegazioni su come fare) e il cosiddetto processo ai dissidenti. I fedelissimi di Grillo e Casaleggio infatti hanno deciso di prendere il toro per le corna. Dopo l’addio dei due deputati tarantini Furnari e Labriola, hanno deciso di affrontare in un’assemblea congiunta di deputati e senatori il tema dei malpancisti che sui giornali squadernano le loro opinioni, spesso non in linea. Due i deputati maggiormente nel mirino: Adriano Zaccagnini e Tommaso Currò.  

Durante l’assemblea sono stati letti passaggi di alcune loro interviste incriminate, poi è iniziata la ridda di critiche. Della serie: «Non vi rendete conto che così fate solo male al movimento?» L’idea non è quella di arrivare a delle espulsioni. Ma di lanciare un ultimo avvertimento ai dissidenti: «Così non si può andare avanti».
Sul tavolo i ribelli hanno messo l’ormai famoso comunicato con cui i due esuli Furnari e Labriola venivano derisi. Un testo che non sarebbe stato votato dall’assemblea, ma elaborato dai vertici del gruppo con lo staff di comunicazione. E che ha suscitato molte critiche, anche fuori dal perimetro dei “dissidenti”.

Linee di faglia che continuano a dividere la truppa parlamentare grillina. E tuttavia anche ieri la maggior parte del tempo è stata dedicata al tema dei soldi e degli scontrini. Risolti i dubbi sul file per rendicontare la diaria, l’assemblea ha votato per l’istituzione di un fondo unico dove convogliare la parte degli stipendi in eccesso (5mila euro lordi) e la quota non spesa delle diarie. Un fondo che, a quanto si apprende, sarà devoluto ai ricercatori del Cnr.

Ieri poi anche i sondaggi nazionali hanno sancito la discesa dei grillini sotto la soglia psicologica del 20%. Un dato virtuale, comunque assai più incoraggiante dei voti veri che arrivano da queste amministrative. Oggi in Senato sarà la volta dell’elezione del successore di Vito Crimi nel ruolo di capogruppo. Si sfidano l’ortodosso Nicola Morra e Luis Orellana, considerato più dialogante. Almeno all’interno del gruppo.

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