mercoledì 3 luglio 2013

Lazio, referendum sui vitalizi degli ex consiglieri. Ma Zingaretti non lo indice

La consultazione punta a abolire le pensioni di ex eletti, ma anche ex assessori. Ma dopo l'ok della Corte d'appello la Regione non ha ancora avviato l'iter per l'indizione del voto. E la scadenza è fissata al 10 agosto

di Il Fatto quotidiano
 
Regione Lazio - Consiglio Regionale
Il referendum per l’abolizione dei vitalizi degli ex consiglieri e degli ex assessori, della Regione Lazio, promosso dalla Federazione della Sinistra nel corso della scorsa legislatura e dal comitato No vitalizi Lazio, è a rischio. Nonostante la Corte d’Appello di Roma abbia considerato legittimi i quesiti referendari la giunta regionale ancora non ha indetto la consultazione. Il tempo stringe, il 10 agosto è l’ultimo giorno utile per indire il referendum. A rischiare di perdere circa 4400 euro al mese (cifra più alta per chi ha fatto più di una legislatura, ndr) non sono soltanto gli 85 amministratori regionali della passata legislatura. Il referendum intende abrogare tutti i vitalizi (l’erogazione parte dal compimento del 50esimo anno di età, ndr) compresi quelli di cui attualmente beneficiano 221 ex consiglieri, per i quali la Regione già spende la considerevole cifra di circa 17 milioni di euro all’anno.
“Abbiamo calcolato – dichiara Loredana Fraleone, segretario regionale di Rifondazione Comunista – che con la vittoria dei si, applicando le indicazioni presenti nel quesito referendario da noi promosso, solamente per i consiglieri della precedente legislatura ci sarebbe un risparmio annuo di circa 5 milioni di euro. Considerando un’età media di circa 84 anni il risparmio è notevole, oltre 170 milioni in 34 anni. Fondi pubblici che potrebbero essere reinvestiti in sanità, cultura e servizi sociali”.
Dopo numerosi solleciti al presidente Nicola Zingaretti ed al presidente del consiglio regionale il comitato, circa un mese fa, ha incontrato il segretario di giunta per fissare quanto prima la data della consultazione referendaria. Al comitato è stato detto che prima di indire il referendum è necessario il parere del comitato di garanzia statuaria, organo però mai insediatosi dal 2004, cioè da quando è in vigore il nuovo statuto regionale. “Innanzitutto – spiega il segretario regionale Prc – la legge prevede che sia la Corte d’Appello l’organo principale per stabilire l’ammissibilità o meno di un referendum. Poi c’è una questione di non poco conto da sottolineare. Nello statuto regionale è previsto che tale comitato di garanzia dovrebbe giudicare le leggi regionali approvate. Delle due l’una. O tutte le leggi regionali approvate dal 2004 in poi sono illegittime, visto che il comitato di garanzia ancora non c’è, oppure questa è semplicemente una scusa per non indire un referendum ‘scomodo’ per la politica”.
Intanto pochi giorni fa la commissione Bilancio ha dato parere favorevole all’articolo che conferma l’abolizione del vitalizio, a partire dall’attuale legislatura. Non è passato invece l’emendamento del consigliere Valentina Corrado (M5s), volto ad abolire anche i vitalizi relativi alle legislature precedenti la cui erogazione non è ancora iniziata, restituendo ai potenziali aventi diritto i contributi versati. Neanche l’emendamento per abolire il vitalizio agli assessori esterni della scorsa legislatura è passato. Potrebbero essere i cittadini laziali a decidere su queste ultime due questioni ed anche sul destino di tutti gli ex consiglieri regionali che già percepiscono il vitalizio. Su questi si dovrebbero esprimere i cittadini del Lazio.
Al di là degli aspetti economici c’è una questione di fondo di non poco conto, il rispetto dei diritti di partecipazione garantiti dalla Costituzione. “Abbiamo raccolto – conclude la Fraleone – circa 54mila firme e a marzo la Corte d’Appello ha dichiarato l’ammissibilità del referendum. Non promuovere il referendum sarebbe un fatto grave, perché riteniamo che il vero banco di prova per dimostrare che sussiste un minimo di volontà di toccare i privilegi, consiste proprio nell’indizione della consultazione referendaria da noi promossa, che consentirebbe di porre le basi per ristabilire l’equità sociale, come richiesto a gran voce da tutti coloro che hanno sottoscritto i nostri quesiti referendari. Zingaretti deve rispettare il diritto dei cittadini ad esprimersi attraverso tale strumento, diritto sancito dalla Carta Costituzionale”.

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