venerdì 2 agosto 2013

Chi farà evadere l’evasore


POPOLO VIOLA IN PIAZZA DEL POPOLOAnna Lombroso per il Simplicissimus

No,  non riesco ad esultare. Immagino non fossero  raggianti, forse appena appena sollevati i cittadini di Chicago, per via della modesta condanna per evasione fiscale del pericolo pubblico n.1, Al Capone. A differenza di Renzi, io Berlusconi lo voglio ad Alcatraz, e a differenza di molti post garantisti, oltre alla condanna della storia, per chi viola la legge, esigo anche quella giudiziaria. Inoltre non considero superfluo il valore simbolico del castigo per i trasgressori, della  gogna esemplare per i colpevoli ed anche per gli astanti, compresi quelli che sferruzzano a Place de la Concorde.
Ma condannato il volto prestato, che continua a imperversare indisturbato in tutte le reti mediaset e diversamente private, il fenomeno chiamato berlusconismo continua, come ha scritto il Simplicissimus  http://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2013/08/02/vinta-una-battaglia-non-la-guerra-il-berlusconismo-continua/ , tra ipocrita riprovazione e patetica indulgenza, tra riconoscimenti e disconoscimenti, via misurazioni della percezione e sondaggi tarocchi, bignami di giurisprudenza e realpolitik de noantri.
La imitazione nostrana di grosse koalition, questo blocco affaristico- clerical- populistico quanto anti-popolare, vige ed è probabile vigerà, con o senza Berlusconi, rispecchia un’italietta incanaglita, con una classe politica sempre più strutturata su una logica di ceto, sempre più remota e separata da tutto ciò che sta “in basso”, cittadinanza, lavoratori o mai occupati, movimento o elettorato, società civile o astensionisti. Con gli attori  di una narrazione pubblica che ha sempre meno a che fare con l’esperienza vissuta di ognuno di noi, che procede e si riproduce lungo quella traiettoria che va dai media alla classe politica e dalla classe politica ai media, che ogni giorno ci dicono che cosa è il mondo che conta, che cosa deve essere assunto come realtà:  smart city, Expo, modernità, profitto, egemonia e benefici  del privato, profittevole progresso, euro e europa, e cosa al contrario sta fuori, esecrata come marginale e disfattista, che non ha corso legale anche se è legale, costituzionale, morale, democratica. Si tratta di un racconto pubblico persuasivo, fatto di gossip e gergo, nel quale si materializzano figure inconsistenti e grigie ma molto troppo loquaci, nel quale le vite vissute, le nostre non contano, perché vale la parte assegnata in commedia, l’ultima immagine a Porta a Porta, l’annuncio imbonitore al tiggì.
Il fatto è che Berlusconi e l’Italia si sono berlusconizzati reciprocamente, nel loro intimo, nei comportamenti più profondi, nelle emozioni e nelle immagini del mondo che si proiettano e si portano dentro. Non è bastata una brezzolina elettorale, che anzi confondeva i campi fino alla coincidenza di principi e programmi, non basterà la ventata giudiziaria a ripulire l’aria dei miasmi tossici, a fermare il contagio delle sacche infette, fatte di conservazione oscena di privilegi, di rancore e ambizione, di antichi egoismi e nuove volgarità. Il condannato non è un errore nel meccanismo di riproduzione genetica della classe dirigente italiana:  è un fenomeno antropologico, la faccia ridicola e plastificata di un tipo umani che si è formato in quel processo di de-costruzione  morale, civile e sociale, nel quale lavoro, diritti,  ideologie sono stati smantellati, trasformando il produttore in consumatore – quando ci sono soldi da spendere, l’elettore in utente, i diritti in elargizioni, le garanzie conquistate in erogazioni arbitrarie continuamente ridiscusse.
In questa tramortita contemporaneità, annichilita da nuove povertà, perdite inattese, principi etici irrisi e sovranità espropriata, di rapina dei suoli identitari personali e collettivi, i messaggi pop, pubblicitari e persuasivi del grande venditori hanno agito come una rassicurazione, con la sua semplificazione governante, quella del ghe pensi mi, in grado di condensare le categorie astratte per non dire nemiche della politica e delle istituzioni, in una figura sola, che sorride e minaccia, chiede e promette, entrando in sintonia con fastidio diffusa tramite Imu, che interpreta il malessere per la burocrazia, tramite licenze condoni, che testimonia il disappunto per le tasse tramite evasione.
Si, non mi riesce di esultare, in troppi, a cominciare a chi sta in alto sul colle, stanno confezionando lo sfilatino con dentro la lima, per liberare l’influente condannato e quelli che rappresenta e interpreta.

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