mercoledì 2 ottobre 2013

Comma 22 di Dino Greco, Liberazione.it


Comma 22
Ricordate il film di Mike Nichols contro le aberranti regole di guerra che trae il titolo dal Comma 22 di un regolamento militare? Il comma in questione recitava, testualmente: “Chi è pazzo può chiedere di essere esentato dalle missioni di volo, ma chi chiede di essere esentato dalle missioni di volo non è pazzo”? A me è tornato in mente a proposito delle surreali vicende politiche italiane e, in particolare, della “telenovela” sul porcellum, l’ignobile legge elettorale che ha distrutto il principio democratico secondo cui “ogni testa vale un voto”. Oggi, nel Pd, si “ragiona” più o meno con la logica del Comma 22: “Se non si cambia il porcellum non si può andare alle elezioni, ma non si cambia il porcellum per non andare alle elezioni”. Questo il sofisma che svela il gioco di prestigio praticato con cinica determinazione da quando Pd e Pdl hanno stretto il loro sodalizio politico, prima con l’intermediazione di Monti, poi convolando a giuste nozze. Dunque il porcellum rappresenta la poliza assicurativa del governo delle ‘larghe intese’, l’alibi costruito per giustificare-spiegare-spacciare come senza alternative l’orrenda coalizione fra il Pd e il Pdl, con o senza il pregiudicato di Arcore. Questo lo sa Giorgio Napolitano e lo sa perfettamente anche Enrico Letta che mente quando dice di avere sempre sostenuto la necessità di cambiare la legge elettorale per tornare al mattarellum. E’ noto che quando questa possibilità fu offerta da un’iniziativa del deputato Pd Roberto Giachetti proprio il premier vi si oppose e il Pd (non senza malumori interni) votò compatto contro, salvando e difendendo il mostro che porta il nome di Roberto Calderoli.
Evidentemente, l’obiettivo perseguito dal gruppo dirigente del Pd non è quello di un governo di coalizione che “guardi” a sinistra, quanto piuttosto quello (se possibile) della “deberlusconizzazione” del centrodestra e della “evoluzione” di quel partito verso una destra “di tipo europeo”. Perché questo, secondo i maitre a penser del Pd, rappresenterebbero i vari Alfano, Cicchitto, Sacconi, Giovanardi, Lupi (forse) pronti a trovare nuovo domicilio in condominio con Monti, Montezemolo, Casini e compagnia cantante, con la benedizione di Comunione e liberazione orfana del Celeste. Ove questa metamorfosi si realizzasse, la Grosse koalition perderebbe il camuffamento dello “stato di necessità” e si rivelerebbe per quello che è: la “strada maestra” di un processo di amalgama politica fra forze che hanno ormai un background culturale, coordinate ideologiche e progetti politici molto più convergenti che divergenti.
Tre indizi – e che indizi! – formano ormai più che una prova. Prima la rinuncia del Pd alle elezioni, benché esso fosse dato da tutti i sondaggi sicuro vincente, dopo le catastrofiche dimissioni di Berlusconi, alla fine del 2011; quindi la bocciatura di Stefano Rodotà (che oggi potrebbe essere presidente della Repubblica!) e persino di romano Prodi; infine, la giubilazione della proposta Giachetti di cui si è detto, a sancire l’approdo politico finale dell’eterna deriva democrat.
Questa sera ne sapremo di più. Sempre che il Caimano non decida, in articulo mortis, di fare buon viso a cattivo gioco e uscire dall’angolo in cui si era cacciato imponendo ai “suoi” ministri le dimissioni nell’intento, pare sfumato, di provocare la crisi di governo. Nell’angolo (o nel fosso) rimarranno i lavoratori, sbranati e sbeffeggiati da malversatori, opportunisti e incapaci che se ne stanno ogni giorno dividendo le spoglie.

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