Intervista ad Alexis Tsipras, leader di Syriza, vicepresidente della Sinistra Europea e candidato alla presidenza della Commissione europea
È
la stella della sinistra radicale europea. Neanche 40 anni, Alexis
Tsipras è riuscito a trasformare la litigiosa e minoritaria area greca
neo-post comunista in un unico soggetto (Syriza) diventato — secondo i
sondaggi — il primo partito. È all’opposizione del governo di larghe
intese, e più passano mesi e più i suoi consensi aumentano. La prossima
sfida è però continentale: per questo la sinistra europea (Gue) lo ha
candidato alla presidenza della Commissione. Un po’ Davide contro Golia:
la cenerentola greca contro la Germania. In Italia un gruppo di
intellettuali (tra cui Barbara Spinelli e Luciano Gallino) sta varando
una lista a suo sostegno in vista delle europee, con l’appoggio di Sel e
Rifondazione. Oggi Tsipras sarà a Roma: debutto al Teatro Valle. Un
luogo simbolico. “Com’è triste la prudenza”, recita un gigantesco
striscione nello spazio occupato nel centro della Capitale: un motto in
cui si ritrova molto.
Der Spiegel l’ha definita “il nemico numero uno dell’Europa”. Si sente davvero una minaccia?
«Certo, sono il rivale dell’Europa dei mercati e delle disuguaglianze sociali. Ma siamo anche l’unica speranza per quella solidale, dei popoli, della democrazia, della dignità».
«Certo, sono il rivale dell’Europa dei mercati e delle disuguaglianze sociali. Ma siamo anche l’unica speranza per quella solidale, dei popoli, della democrazia, della dignità».
Tra i “cattivi” ci mette anche i socialdemocratici?
«Le politiche neoliberiste stanno disgregando la Ue. E finora conservatori e riformisti sono andati entrambi in questa direzione».
«Le politiche neoliberiste stanno disgregando la Ue. E finora conservatori e riformisti sono andati entrambi in questa direzione».
Angela Merkel e il candidato presidente dei socialdemocratici Martin Schulz sono la stessa cosa?
«A me Schulz sta simpatico. Ma da venti anni la socialdemocrazia si è tagliata fuori dalla sua tradizionale base politica e sociale. Spero nella loro svolta a sinistra. Non puoi sostenere una prospettiva diversa da quella dell’austerità e poi andare a braccetto con la signora Merkel».
«A me Schulz sta simpatico. Ma da venti anni la socialdemocrazia si è tagliata fuori dalla sua tradizionale base politica e sociale. Spero nella loro svolta a sinistra. Non puoi sostenere una prospettiva diversa da quella dell’austerità e poi andare a braccetto con la signora Merkel».
Ovvero?
«Quanto fatto dal 2008 ad oggi verrà insegnato nelle facoltà di Economia, ma come esempio da evitare. La crisi è figlia delle asimmetrie dell’unione monetaria. E l’establishment politico europeo sorretto da popolari e socialisti con l’austerità ha peggiorato la situazione. Per cosa, poi? Per salvare le banche che avevano titoli di Stato dei paesi altamente indebitati. Jürgen Habermas ha detto che la gestione della crisi “non solo non affronta le cause che l’hanno provocata, ma nasconde anche il pericolo di andare verso un’Europa tedesca”. La vedo così».
«Quanto fatto dal 2008 ad oggi verrà insegnato nelle facoltà di Economia, ma come esempio da evitare. La crisi è figlia delle asimmetrie dell’unione monetaria. E l’establishment politico europeo sorretto da popolari e socialisti con l’austerità ha peggiorato la situazione. Per cosa, poi? Per salvare le banche che avevano titoli di Stato dei paesi altamente indebitati. Jürgen Habermas ha detto che la gestione della crisi “non solo non affronta le cause che l’hanno provocata, ma nasconde anche il pericolo di andare verso un’Europa tedesca”. La vedo così».
Cosa si dovrebbe fare allora?
«Una conferenza europea per il debito, sul modello di quella del ‘53 che cancellò gran parte del debito della Germania postbellica, dandole la spinta necessaria per il miracolo economico. La Bce dovrebbe funzionare come una vera banca centrale, simile a quella americana, che presti agli Stati e non solo alle banche. Poi legiferare affinché si separino attività commerciali e quelle di investimento delle banche. È urgente varare un New Deal europeo, un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo. Gli attuali vertici della Ue hanno utilizzato la crisi per imporre il modello del capitalismo neoliberista, scatenando un attacco senza precedenti al mondo del lavoro».
«Una conferenza europea per il debito, sul modello di quella del ‘53 che cancellò gran parte del debito della Germania postbellica, dandole la spinta necessaria per il miracolo economico. La Bce dovrebbe funzionare come una vera banca centrale, simile a quella americana, che presti agli Stati e non solo alle banche. Poi legiferare affinché si separino attività commerciali e quelle di investimento delle banche. È urgente varare un New Deal europeo, un piano di investimenti pubblici per lo sviluppo. Gli attuali vertici della Ue hanno utilizzato la crisi per imporre il modello del capitalismo neoliberista, scatenando un attacco senza precedenti al mondo del lavoro».
Wolfgang Schäuble spiega che la
cura greca sta funzionando. Le previsioni del Pil greco per il 2014 sono
positive. C’è stato un avanzo primario della spesa.
«A quale prezzo? Una disastro mai visto: disoccupazione al 30 per cento, il 35 per cento della popolazione a ridosso della povertà. Chiusura di ospedali, fusioni di scuole. Ad Atene giri per strada e trovi gente ben vestita che rovista nella spazzatura. Tutto questo è insostenibile. Quanto al Pil, lo dice la troika: l’Ocse rileva invece che la recessione continuerà».
«A quale prezzo? Una disastro mai visto: disoccupazione al 30 per cento, il 35 per cento della popolazione a ridosso della povertà. Chiusura di ospedali, fusioni di scuole. Ad Atene giri per strada e trovi gente ben vestita che rovista nella spazzatura. Tutto questo è insostenibile. Quanto al Pil, lo dice la troika: l’Ocse rileva invece che la recessione continuerà».
I movimenti populisti crescono
ovunque. Da voi i fascisti di Alba Dorata sono il terzo partito,
nonostante l’arresto del suo leader e l’omicidio di un vostro militante.
Come si ferma la loro avanzata?
«Sono il prodotto politico del liberismo. Alba Dorata è passata dallo 0,3 al 7 per cento proprio negli anni dell’austerità. Fomentano rabbia e disperazione, ma verso i più deboli, gli immigrati. Sono falsi nemici del sistema: non se la prendono con i forti, ma con i debolissimi».
«Sono il prodotto politico del liberismo. Alba Dorata è passata dallo 0,3 al 7 per cento proprio negli anni dell’austerità. Fomentano rabbia e disperazione, ma verso i più deboli, gli immigrati. Sono falsi nemici del sistema: non se la prendono con i forti, ma con i debolissimi».
Cosa pensa della lista italiana a suo sostegno?
«Credo vada costruita dal basso, con i movimenti, gli intellettuali, la società civile. Come sta avvenendo. Cittadini che si auto-organizzano insieme alle associazioni e alle altre forze che vogliono partecipare. Mettendo le differenze da parte: fare un passo indietro tutti per farne molti in avanti, insieme».
«Credo vada costruita dal basso, con i movimenti, gli intellettuali, la società civile. Come sta avvenendo. Cittadini che si auto-organizzano insieme alle associazioni e alle altre forze che vogliono partecipare. Mettendo le differenze da parte: fare un passo indietro tutti per farne molti in avanti, insieme».
Conosce Matteo Renzi e Beppe Grillo?
«So che a Renzi sembrano andar bene gli attuali equilibri europei, mentre a Grillo sembra importare poco e basta: risposte che trovo sbagliate e inadeguate. Ma non esiterò a chiedere loro una mano se da primo ministro greco mi metterò a capo di un duro processo di rinegoziazione nella Ue per conto di tutta l’Europa del Sud».
«So che a Renzi sembrano andar bene gli attuali equilibri europei, mentre a Grillo sembra importare poco e basta: risposte che trovo sbagliate e inadeguate. Ma non esiterò a chiedere loro una mano se da primo ministro greco mi metterò a capo di un duro processo di rinegoziazione nella Ue per conto di tutta l’Europa del Sud».
Se diventerà premier nel suo paese, quale sarà il primo provvedimento?
«Rivedere con la Ue non solo il fallimentare memorandum impostoci, ma tutta la politica europea per affrontare la crisi».
«Rivedere con la Ue non solo il fallimentare memorandum impostoci, ma tutta la politica europea per affrontare la crisi».
È favorevole o no al ritorno della dracma? Un pezzo di Syriza sì.
«L’abbandono della moneta unita non è la via d’uscita. Lavoriamo piuttosto a un nuovo patto sociale continentale per l’occupazione e lo sviluppo».
«L’abbandono della moneta unita non è la via d’uscita. Lavoriamo piuttosto a un nuovo patto sociale continentale per l’occupazione e lo sviluppo».
di Ettore Livini e Matteo Pucciarelli - la Repubblica
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