martedì 4 febbraio 2014

Per l'AltraEuropa: praticare la partecipazione

Per l'AltraEuropa: praticare la partecipazione
La sinistra italiana negli ultimi anni ha inanellato sconfitte, fallimenti e divisioni. Oggi si apre una nuova possibilità che non bisogna dare per scontata: la costruzione di processo autenticamente a sinistra, che a partire dalla lista per l'AltraEuropa ricomponga forze politiche e sociali contro l'austerità e le larghe intese.
Cosa può impedire che questa opzione politica, ricca di contenuti e carica di speranza, trovi un adeguato spazio politico? Il solito riproporsi di identitarismi senza identità, opportunismi senza opportunità, rappresentanza senza rappresentatività, rivincite senza vittoria. Bisogna invece percorrere la strada di un percorso comune per l’AltraEuropa con un occhio al necessario risultato elettorale e l'altro alla costruzione di una sinistra nuova e forte. Abbiamo bisogno di uno spazio pubblico e aperto e per farlo più che di garanti abbiamo bisogno di facilitatori, che non escludano, ma includano.
Non ci si può però limitare ad immaginare la mera organizzazione di una lista elettorale. Al contrario, occorrono il realismo e l'incoscienza di avviare un percorso politico non residuale, che rifugga tanto la strada della testimonianza orgogliosa di una inutile nostalgia di un tempo che non c’è più, quanto quella di una sterile attesa di un tempo che non verrà. Dobbiamo ripensare drasticamente il lessico, le forme e il terreno dell’agire politico a sinistra e da sinistra. Non è più accettabile individuare i limiti del proprio campo politico in funzione di tatticismi e dei posizionamenti altrui, ma dobbiamo ragionare sulla base della direzione utile e necessaria a cambiare l’Europa.
In questo senso, la vera "ricomposizione" che crediamo prioritaria è quella della sinistra con la realtà quotidiana. Una realtà fatta di frustrazione e sfiducia nei confronti della dimensione collettiva, politica. La fuga dalla partecipazione e l'ascesa dei populismi sono due facce della stessa medaglia, sono figlie di una "gestione" della crisi tutta improntata all'austerità e all'arroganza delle tecnocrazie.

E tuttavia, per ripartire davvero dobbiamo prenderci la nostra parte di responsabilità storica. Non siamo stati in grado di contrapporre all'aggressione neoliberista un campo di alternativa organica perché non siamo stati all'altezza di porre al centro della nostra azione quotidiana la costruzione di spazi di democrazia reale. Questa è oggi, per noi, la portata della sfida. Sconfiggere il neoliberismo sul piano culturale e quotidiano significa abbandonare ogni forma di verticismo e paternalismo, scommettere sull'autonomia sociale di singoli e collettività, sulla partecipazione ad ogni livello (nazionale ed europeo, istituzionale e di movimento).

Perché la lista per l'AltraEuropa non sia la riedizione di esperienze fallimentari ma una tappa verso il futuro, serve avviare un percorso realmente partecipato di discussione programmatica organizzata. Non possiamo infatti lasciare la bandiera della partecipazione a Grillo, che usa la consultazione dei propri iscritti come una clava per comandare il proprio movimento: "decidere insieme" è invece un processo complesso, da strutturare fin da subito. Pensiamo sia necessario che, una volta definita la cornice in cui muoversi in modo da chiarire gli obiettivi della lista, per la redazione del programma si avvii un processo partecipato con assemblee tematiche in tutta Italia e piattaforme on line per raccogliere contributi analitici e propositivi e favorire così un processo di sintesi, perché la partecipazione si organizza e si promuove con molteplici strumenti e non può limitarsi a un click o alla possibilità di commentare da osservatori esterni.

Crediamo che i temi su cui è prioritario aprire una discussione vera e approfondita siano:

a) riforma delle istituzioni dell’Unione Europea, ruolo della cittadinanza europea, del Parlamento, degli strumenti di democrazia diretta e partecipativa; per l’AltraEuropa democratica;
b) lavoro e welfare, per una riforma europea del lavoro; per l’AltraEuropa dei diritti, del reddito e del welfare universale e per la buona occupazione contro precarietà, disoccupazione e dumping salariale;
c) politiche monetarie e lotta alla speculazione finanziaria; per l’AltraEuropa contro la dittatura dei mercati;
d) ambiente e beni comuni, per politiche economiche in grado di coniugare davvero qualità della vita, responsabilità intergenerazionale e verso l'ambiente, democrazia; per l'AltraEuropa oltre l'ingordigia neoliberalista;

e) istruzione, innovazione e conoscenza, per riconsegnare alla diffusione della cultura il suo potenziale di emancipazione sociale, perché nuovi modelli economici sono figli di saperi e ricerche nuovi; per l'AltraEuropa che sia davvero dei popoli.
"Ribaltare il tavolo" significa per noi mettere al centro proposte concrete e radicali, permettere ad un'intera generazione - lontana o allontanata da una politica miope ed escludente - di scegliere da che parte stare, di pensare di nuovo che si può lottare per costruire l'alternativa e si può farlo insieme, a partire dal contributo di tutti e tutte.
Serve inoltre aprire una discussione sul metodo con cui eventuali eletti si confrontino poi con chi li ha sostenuti e votati, più che discutere dei gruppi parlamentari sarebbe bene discutere di strumenti di partecipazione per vincolare l’azione nell’europarlamento a processi di codecisione.

Se riusciremo a fare questo, avremo colto nella candidatura di Alexis Tsipras non un feticcio personalista, ma un'occasione di sperimentare la sinistra del futuro, imparando da esperienze innovative come quella di Syriza. Una sinistra che torni a vivere nelle lotte e nei bisogni quotidiani, parlando un linguaggio comprensibile e radicale. Un'opportunità per costruire, più che un futuro alla sinistra, un futuro di sinistra.
Collettivo Quaderni Corsari

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