In primo luogo perché rovescia la prospettiva con cui guardare alla crisi e su come uscirne.
Il mondo della politica tradizionale si divide tra chi è favore e chi è contro l’Europa, ma tutti fanno leva su un solo sentimento: la paura. Sulla paura fa leva Salvini quando grida all’invasione dei migranti e tuona contro l’euro (dopo che la Lega ha votato in parlamento il trattato che regola il funzionamento dell’euro e della Bce). Sulla paura fa leva Grillo come sulla paura hanno fatto massimamente leva i governi, a partire da Monti, che hanno legittimato tutte le porcherie fatte in questi anni con la paura di finire come la Grecia. Tutti questi signori fanno leva sulla paura e si dividono sull’euro: per qualcuno la soluzione, per qualcun altro il demonio.
La lista Tsipras rovescia l’ordine del discorso: il problema non è euro sì o euro no. Il problema è proseguire o abbandonare le politiche di austerità. L’alternativa non è tra uscire dall’euro (nessuno è in grado di spiegare come se non proponendo una uscita concordata che non si capisce perché la Germania dovrebbe accettare) o rimanere nell’euro continuando nelle politiche di pareggio di bilancio: queste sono le due facce della stessa medaglia. La strada che noi proponiamo è l’abbandono delle politiche di austerità utilizzando la disobbedienza unilaterale ai trattati come forma concreta di trattativa e di pratica di una politica alternativa. Banalmente il Fiscal Compact non va applicato.
Questo indirizzo politico parte da un presupposto molto semplice: l’Europa è un continente ricco, come ricca è l’Italia. Occorre partire dalla possibilità concreta del cambiamento non dalla paura. Occorre far leva sul principio di speranza, non sul terrore irrazionale. La crisi non è frutto della povertà dell’Europa ma di una ricchezza mal distribuita e di una politica economica che accentua questa cattiva distribuzione favorendo gli speculatori, la grande finanza, le grandi imprese. Per uscire dalla crisi basta rovesciare le politiche fatte sinora, redistribuendo la ricchezza, redistribuendo il lavoro, redistribuendo il potere e praticando una riconversione ambientale e sociale dell’economia. La disoccupazione, la precarietà, la paura del futuro non sono il frutto di una maledizione divina ma delle politiche di austerità incarnate dai trattati europei. Queste vanno combattute e abbandonate anche unilateralmente.
In secondo luogo la lista apre la possibilità di costruire uno spazio pubblico a sinistra anche in Italia.
Aver individuato in Tsipras – candidato a presidente della Commissione Europea dal Partito della sinistra Europea – il punto di riferimento politico è un fatto decisivo. I socialisti a livello europeo sono completamente corresponsabili del modo disastroso in cui è stata costruita l’Unione Europea. Hanno elaborato e votato tutti i trattati e sostenuto le peggiori e più folli politiche neoliberiste. La candidatura di Tsipras è alternativa a quella di Schulz e alle sue politiche. Tsipras non è un uomo della provvidenza: è il simbolo della lotta del popolo greco contro le folli politiche decise a livello continentale da socialisti, popolari e liberali. Che l’unità a sinistra si determini attorno alla proposta politica di Tsipras, apre una strada nuova: la strada dell’unità nella piena autonomia dai socialisti e quindi dal Pd.
Avere un progetto politico non è però sufficiente per ricostruire la sinistra. La crisi della politica è pesantissima e investe tutti, senza distinzione. Da questo punto di vista, la scelta – che ho condiviso e caldeggiato – di fare una lista in cui non sia presente chi ha ricoperto incarichi istituzionali negli ultimi dieci anni, è fondamentale. Questa non è una lista di ex deputati e non è finalizzata a riportare in parlamento chi ne è rimasto fuori. La sinistra riparte dalle esperienze di lavoro politico, culturale e sociale nella società – senza distinzione tra chi è iscritto e chi non è iscritto ad un partito - non dalle istituzioni. Questa non è la soluzione di tutti i problemi ma l’indicazione di una positiva direzione di marcia.
La
lista “L’altra Europa con Tsipras” apre quindi una prospettiva e una
nuova speranza. Sono ben consapevole che questa lista non è già oggi il
nuovo soggetto politico della sinistra. Sono però altrettanto
consapevole che il successo di questa lista può determinare le
condizioni per costruire, dal basso e in forma democratica, un nuovo soggetto politico della sinistra, autonomo culturalmente e politicamente dal renzismo dilagante. Non resta che lavorarci a partire dalla raccolta delle firme per presentare la lista!
Il mondo della politica tradizionale si divide tra chi è favore e chi è contro l’Europa, ma tutti fanno leva su un solo sentimento: la paura. Sulla paura fa leva Salvini quando grida all’invasione dei migranti e tuona contro l’euro (dopo che la Lega ha votato in parlamento il trattato che regola il funzionamento dell’euro e della Bce). Sulla paura fa leva Grillo come sulla paura hanno fatto massimamente leva i governi, a partire da Monti, che hanno legittimato tutte le porcherie fatte in questi anni con la paura di finire come la Grecia. Tutti questi signori fanno leva sulla paura e si dividono sull’euro: per qualcuno la soluzione, per qualcun altro il demonio.
La lista Tsipras rovescia l’ordine del discorso: il problema non è euro sì o euro no. Il problema è proseguire o abbandonare le politiche di austerità. L’alternativa non è tra uscire dall’euro (nessuno è in grado di spiegare come se non proponendo una uscita concordata che non si capisce perché la Germania dovrebbe accettare) o rimanere nell’euro continuando nelle politiche di pareggio di bilancio: queste sono le due facce della stessa medaglia. La strada che noi proponiamo è l’abbandono delle politiche di austerità utilizzando la disobbedienza unilaterale ai trattati come forma concreta di trattativa e di pratica di una politica alternativa. Banalmente il Fiscal Compact non va applicato.
Questo indirizzo politico parte da un presupposto molto semplice: l’Europa è un continente ricco, come ricca è l’Italia. Occorre partire dalla possibilità concreta del cambiamento non dalla paura. Occorre far leva sul principio di speranza, non sul terrore irrazionale. La crisi non è frutto della povertà dell’Europa ma di una ricchezza mal distribuita e di una politica economica che accentua questa cattiva distribuzione favorendo gli speculatori, la grande finanza, le grandi imprese. Per uscire dalla crisi basta rovesciare le politiche fatte sinora, redistribuendo la ricchezza, redistribuendo il lavoro, redistribuendo il potere e praticando una riconversione ambientale e sociale dell’economia. La disoccupazione, la precarietà, la paura del futuro non sono il frutto di una maledizione divina ma delle politiche di austerità incarnate dai trattati europei. Queste vanno combattute e abbandonate anche unilateralmente.
In secondo luogo la lista apre la possibilità di costruire uno spazio pubblico a sinistra anche in Italia.
Aver individuato in Tsipras – candidato a presidente della Commissione Europea dal Partito della sinistra Europea – il punto di riferimento politico è un fatto decisivo. I socialisti a livello europeo sono completamente corresponsabili del modo disastroso in cui è stata costruita l’Unione Europea. Hanno elaborato e votato tutti i trattati e sostenuto le peggiori e più folli politiche neoliberiste. La candidatura di Tsipras è alternativa a quella di Schulz e alle sue politiche. Tsipras non è un uomo della provvidenza: è il simbolo della lotta del popolo greco contro le folli politiche decise a livello continentale da socialisti, popolari e liberali. Che l’unità a sinistra si determini attorno alla proposta politica di Tsipras, apre una strada nuova: la strada dell’unità nella piena autonomia dai socialisti e quindi dal Pd.
Avere un progetto politico non è però sufficiente per ricostruire la sinistra. La crisi della politica è pesantissima e investe tutti, senza distinzione. Da questo punto di vista, la scelta – che ho condiviso e caldeggiato – di fare una lista in cui non sia presente chi ha ricoperto incarichi istituzionali negli ultimi dieci anni, è fondamentale. Questa non è una lista di ex deputati e non è finalizzata a riportare in parlamento chi ne è rimasto fuori. La sinistra riparte dalle esperienze di lavoro politico, culturale e sociale nella società – senza distinzione tra chi è iscritto e chi non è iscritto ad un partito - non dalle istituzioni. Questa non è la soluzione di tutti i problemi ma l’indicazione di una positiva direzione di marcia.
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