mercoledì 12 marzo 2014

Il videogioco chiamato Ucraina Di ilsimplicissimus


mqdefaultA quanto pare i servizi americani, si sono fatti cogliere di sorpresa dalla reazione della Russia al colpo di stato filo occidentale in Ucraina e anche da quella di rigetto della popolazione sia in Crimea che nelle regioni orientali del Paese. Il direttore della National Security Agency, ancora il 27 febbraio, a poche ore dalla formazione del nuovo governo di Kiev, sosteneva che anche le manovre militari russe ai confini dell’Ucraina erano un bluff e che Mosca alla fine non avrebbe reagito.
Purtroppo l’Europa, non si sa bene grazie a quale mandato, si è fatta trascinare mani e piedi dentro questa irrealtà e dentro un confronto con la Russia che era stato evidentemente venduto da Washington come una passeggiata. Le cose come sappiamo sono andate diversamente, mettendo gli Usa in grande imbarazzo, quando anche un bambino avrebbe capito che le cose stavano diversamente da come le presentavano i servizi. Del resto la pretesa di conoscere la realtà, non operando sul campo, ma attraverso la ricognizione elettronica, ha rivelato ancora una volta tutti i suoi limiti: starsene con le cuffie davanti a uno scanner con la scatola di ciambelline a fianco non è certo il modo migliore di conoscere il mondo, anzi è il modo perfetto di rimanere dentro un piccolo universo autoreferenziale alla star and stripes dove magari s’immagina che Putin riveli le sue intenzioni su Twitter o sul cellulare e venga così intercettato. Oppure che attraverso i social network e le mail si possa davvero arguire quali saranno le reazioni della popolazione. Un metodo magari efficace per il controllo di piccoli gruppi, ma ridicolo  su larga scala. Qualcosa che assomiglia ai videogiochi, così come le azioni killer dei droni comandati col joystick, anche se qualche volta bisogna arrendersi al game over, come nel caso dell’Ucraina. E d’altronde non stupirà sapere che un wargame sull’Ucraina è stato effettivamente prodotto ed è disponibile on line: un motore software calcola le conseguenze delle azioni dell’una e dell’altra parte.
Però qui non è questione solo di metodi e di errori, dietro c’è qualcosa di molto più inquietante e sono i sempre più evidenti sintomi di autismo della maggiore potenza del pianeta che ormai non riesce più a confrontarsi col mondo, ma solo a spiarlo e le cui azioni e reazioni consistono sempre di più in azioni militari dirette o indirette attraverso il finanziamento di gruppi di qualsiasi risma. Il fatto è che le azioni belliche, specie contro avversari di gran lunga inferiori per capacità, sono psicologicamente facili, non implicano lo sforzo di capire e di confrontarsi, di mettere in piedi complesse strategie e non richiedono che qualche balla di copertura, magari clamorosa, qualche valore apocrifo da dare in pasto al pubblico (la democrazia è molto gettonata) e qualche benvenuto soldino al complesso militare e al Pil. Certo anche qualche morto, ma solo tra i poveracci delle periferie cittadine e delle campagne catturati dal culto del sogno americano. Ne uccide più Hollywood della spada.
Come si vide qualche anno fa ad Haiti, gli Usa non riescono ad uscire dalla logica dell’intervento militare anche di fronte al generale terremoto, come se si fossero accorti che il tentativo di omologazione del mondo a sé, non solo non ha aumentato il potere di attrazione, ma ha creato nuovi potenti sfidanti. Ed è in questo clima che è maturato il progetto di impadronirsi politicamente dell’Ucraina per fare una base del proprio sistema missilistico. E la Nato ha seguito docile. Anzi no l’Europa, ma alla fine temo si ratti solo di nominalismi senza importanza.

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