Aporia:
secondo il dizionario, problema le cui possibilità di soluzione
risultano annullate in partenza dalla contraddizione. La riforma
Renzi del senato ne risulta insanabilmente affetto.
Che senato è? Un’assemblea non elettiva
di governatori, consiglieri regionali, sindaci, il cui mandato
coincide con la permanenza nella carica elettiva locale. Si
aggiungono 21 senatori nominati — per 7 anni — dal presidente della
Repubblica, per aver illustrato la patria. Mentre il deputato
rappresenta la nazione, il senato — non i singoli senatori —
rappresenta le istituzioni territoriali. Tutti i parlamentari
esercitano le funzioni senza vincolo di mandato, e hanno l’immunità
per i voti dati e le opinioni espresse nell’esercizio delle funzioni.
I senatori non hanno, invece, le garanzie dell’art. 68 Cost. vigente,
commi 2 e 3, quanto ad arresti, perquisizioni, intercettazioni.
Chi rappresenta chi? La risposta
è chiara per governatori, consiglieri regionali e sindaci dei
comuni capoluogo. Ma i due sindaci eletti in ogni regione da un
collegio elettorale composto da tutti gli altri sindaci?
Dovrebbero rappresentare non il proprio comune, ma tutti i comuni
della regione diversi dal capoluogo. Il collegio, peraltro, li
elegge ma non può rimuoverli. La permanenza in carica dipende dalla
vicenda politico-istituzionale del comune di appartenenza. Quei
senatori sono comunque politicamente responsabili verso il
consiglio del proprio comune, e uno scioglimento anticipato
comporterebbe la loro decadenza. Emerge in prospettiva un
insopprimibile conflitto di interessi.
Che senso ha il divieto di mandato
imperativo? Nessuno, quando il senatore sindaco o governatore
è soggetto ad atti dell’assemblea locale di provenienza — mozioni,
risoluzioni, ordini del giorno — che possono chiamarlo
a comportamenti determinati. E la cui inosservanza potrebbe
essere sanzionata con un voto di sfiducia, che ne comporterebbe
la decadenza dalla carica nazionale.
Perché viene meno la prerogativa per
quanto riguarda arresti, perquisizioni e intercettazioni?
È ovvio: mantenerla favorirebbe l’illecito nella politica
e nell’amministrazione. Ma quella prerogativa ha il senso non solo
e non tanto di proteggere il parlamentare, quanto la
composizione e il corretto funzionamento dell’istituzione.
Cancellandola, si espone l’assemblea a subire l’effetto di ogni
iniziativa assunta localmente dalla magistratura limitativa delle
libertà del parlamentare.
Perché 21 senatori di nomina
presidenziale? In realtà, rimangono un corpo estraneo. Ancorché
nominati per aver illustrato la patria, non rappresentano la
nazione, perché l’assemblea si collega alle istituzioni
territoriali. Chi e cosa rappresentano? Se stessi? Si aggiungono
ai sindaci eletti in secondo grado come elemento che indebolisce il
profilo della rappresentanza delle istituzioni territoriali.
Questo senato non vota la fiducia al
governo, partecipa alla formazione della legge ordinaria in
funzione di mero ripensamento, non ha il potere di inchiesta. Con
l’Italicum e il megapremio di maggioranza, la metà più uno dei voti
richiesta perché la camera superi il diverso avviso del senato perde
ogni significato. Nel ripensamento, il peso del senato rimane pari
a zero.
In prospettiva, il senato sarebbe
chiamato a verificare l’attuazione delle leggi, che non ha il potere
di scrivere, e di valutare le politiche pubbliche, che non può
contribuire a determinare. Il tutto essenzialmente attraverso lo
strumento delle attività conoscitive e ispettive: mozioni,
interrogazioni e interpellanze al governo, sul quale non ha poteri,
o audizioni, strumento noto per la scarsa efficacia. Strumenti,
per di più, affidati a chi — sindaci e governatori — non ha certo
interesse ad aprire contenziosi con il governo in un’aula
parlamentare, dovendo trattare con lo stesso governo sulle risorse.
Ma altrove e non nel senato, che su quelle risorse non ha voce.
L’ultima e definitiva aporia è nella
partecipazione paritaria del senato alla revisione
costituzionale. Abbiamo un’assemblea di rappresentatività
incerta e a maggioranza occasionale, i cui componenti non sono
immuni da condizionamenti e hanno presidi evanescenti a tutela
della propria libera determinazione, sulla quale incidono per
definizione vicende esterne, dalle inchieste giudiziarie alle
crisi politiche locali. Come e perché sarebbe una garanzia affidare
a una simile assemblea le libertà e i diritti? Quale legittimazione
a decidere avrebbero soggetti selezionati in vista di altri
obiettivi, in procedimenti elettorali in larga parte invisibili
per la pubblica opinione nazionale, o in base a logiche di scambio
per gli eletti in secondo grado, e comunque nell’ambito di un ceto
politico della cui qualità le cronache ci danno ogni motivo per
dubitare? La via giusta è un senato elettivo. Quanto ai costi della
politica, si può fare di più e meglio senza distribuire medaglie al
ceto politico regionale e locale, anche solo riducendo il numero dei
parlamentari e tagliando gli sprechi veri.
Per avanzare proposte bisogna
anzitutto capire cosa è una Costituzione. Qui la riforma vera
e indispensabile sarebbe istituire un albo professionale per
i riformatori.
Massimo Villone - il manifesto
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