domenica 5 ottobre 2014

Non abbiamo da perdere che le nostre catene


di Oscar Monaco – Una sola offerta politica di sinistra, plurale come è sempre stata la sinistra al suo interno, frutto secolarizzato di tante eresie laiche, ma una, non due o tre. Non scegliamo noi il terreno di gioco, il campo lo allestisce chi governa e chi governa impone una semplificazione del quadro politico frutto di una unità senza precedenti delle classi dominanti, cementata da una ideologia furiosa e barbarica, quella neoliberista, che mai come oggi è stata forte, arrogante e sfrontata. Da questo punto di vista ha ragione chi sostiene che non siamo più in crisi, dopo 7 anni questa è la normalità (o la “normalizzazione”) che avanza, è il disegno del darwinismo sociale che prende una forma sempre più definita.
Personalmente non ho intenzione di partecipare all’ennesimo teatrino tra sinistra “di governo” e “di opposizione” che si accusano di reciproco tradimento, mentre si produce il più feroce attacco al mondo del lavoro mai visto dal dopoguerra in avanti; sbaglia, questo lo dico da sempre, chi pone il tema delle collocazioni elettorali a monte della discussione politica, concetto tanto banale quanto tremendamente ostico. Ma la soluzione ci sarebbe, a portata di mano, almeno per il popolo della sinistra: la soluzione è la democrazia. Troppo semplice? Provo a spiegarmi. La democrazia, ossia la possibilità di ognuno di poter scegliere in maniera paritaria il proprio destino non è oggi più una mera questione procedurale, è l’elemento cardine che ci interroga sul tema del cambiamento e questo per una ragione piuttosto semplice: esiste una relazione organica tra corpi sociali intermedi e istituzioni, lo smantellamento costante delle pratiche democratiche all’interno di partiti e sindacati non è stato un processo indifferente allo svuotamento, parallelo, di sovranità nelle assemblee elettive. In pratica una testa un voto; su tutto, sui programmi, sulle scelte, sulle proposte, sulle collocazioni, su tutto.
Vi è inoltre una seconda ragione del perché occorre adottare modalità di scelta democratiche e partecipative: la domanda di democrazia non è eludibile, non a lungo e se si possono trovare soluzioni ponte come quella dei “garanti”, il tema non può essere rinviato per sempre. Molto semplicemente.
Da questo punto di vista, per venire all’attualità, ha commesso un grave errore Sel dell’Emilia Romagna, al di là della scelta specifica che posso non condividere, ma qui non mi interessa, a limitare la scelta sull’alleanza ai propri iscritti: se la sinistra si vuole fare sul serio si fa con la sinistra, tutta, partiti associazioni, tutti. Una testa un voto, appunto.
Allo stesso modo sbaglia chi, magari dentro Rifondazione sostiene che ci si dovrebbe presentare ai comitati dell’Altra Europa con “una posizione chiara” sulle collocazioni elettorali. Stesso errore, si dice di voler fare la sinistra e poi si riproducono le stesse logiche delle sommatorie di sigle, come per L’Arcobaleno e Rivoluzione Civile.
Abbiamo mezzi, strumenti, intelligenze e competenze per fare letteralmente esplodere uno straordinario processo di partecipazione democratica, che spazi via le polemiche di gruppi dirigenti (o sedicenti tali) vecchi e astiosi; la società in cui viviamo oggi ha un sovraccarico oggettivo di queste competenze e di tante idee innovative, dovremmo solo avere tutti il coraggio di metterci a disposizione gli uni degli altri, non abbiamo da perdere che le nostra catene.

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