venerdì 3 ottobre 2014

Rsu autoconvocate per una Sinistra unita: la relazione introduttiva


di Nico Malossi, delegato FIOM Umbra Cuscinetti  

Diciamo subito che non riteniamo normale che dei delegati facciano un appello perché si determini un progetto politico, il rapporto tra sindacato e politica non è stato mai risolto e sicuramente non lo sarà mai e in questo senso non trascuriamo che ci sia il rischio di esporsi alla critica di essere scarsamente autonomi. Eppure disinteressarsi completamente della sfera politica porterebbe il sindacato ad aziendalizarsi, perdere una prospettiva generale, ci condizionerebbe comunque facendoci diventare in definitiva lascivi ed impotenti di fronte alla gravità della crisi
Promuovendo questa assemblea noi non chiediamo una nostra agibilità politica, piuttosto chiediamo che vi sia un punto di vista condiviso a partire dal lavoro e a chi allora ha l’ambizione di rappresentare il mondo del lavoro diciamo che prima di tutto deve imparare ad ascoltare i lavoratori e a parlare il linguaggio dei lavoratori
Per essere chiari se già con questa assemblea saremo riusciti a spostare il dibattito da quale è la migliore tattica di sopravvivenza per le tante sinistre a cosa è necessario per rilanciare l’occupazione avremo avuto già un buon risultato e mi auguro che nessuno sia venuto qui solo per accreditarsi come espressione delle RSU
Noi siamo solamente dei delegati, magari di alcune realtà tra le più rappresentative dell’Umbria, non pensavamo che spettasse a noi fare un passo in questa direzione ma ad un certo punto abbiamo cominciato a sentirne piuttosto l’urgenza. Nei luoghi di lavoro, si percepisce sempre più come il proprio destino sia legato esclusivamente alle scelte e alle condizioni della azienda in cui si lavora.
Tra i promotori dell’appello ci sono lavoratori che vengono da realtà che sono in crisi ed altri no, ma tutti sono coscienti che al di fuori del perimetro della propria azienda non ci sono ne paracaduti, ne vi è una capacità progettuale alternativa.
Non c’è un piano industriale a livello nazionale ma non mi sembra che le idee chiare le abbiano neppure in Regione dove in materia si è agito in maniera troppo timida e più in generale non si ha una autonomia di pensiero rispetto a decisioni prese a Roma come quando si evita di opporsi alla gestione privata della E45 anche se questo è contrario alle esigenze della mobilità collettiva a favore unicamente del soggetto gestore
Temiamo che se questa è la direzione i nostri figli avranno un futuro difficile, condizioni più dure di quelle che sono spettate a noi
I compagni che sono impegnati nel sindacato sapranno, se vogliono intervenire, descrivere in modo più puntuale il quadro che si è delineato intorno a noi, io mi limito a dire che essa ha assunto i tratti di un dramma senza precedenti a partire dalla desertificazione dell’appennino dove la vertenza della ex A. Meloni è rimasta viva grazie ad un gruppo di compagni quando per dimensioni tra le più grandi a livello nazionale e dove si sprecate promesse da parte di chi riteneva, in realtà, la questione già chiusa.
Dov’è l’accordo di programma?
Ma la crisi qui ha il volto di tutte le 165 grandi vertenze aperte che da troppo tempo attendono una soluzione. Quale risposta è giunta dalla politica?
Se alla Ast possiamo festeggiare un primo risultato positivo lo dobbiamo a tutti quelli che sono riusciti a coinvolgere l’intera città nella lotta, città che aveva già subito il duro colpo al polo chimico. Dalla Ast alla Merloni e in tutte le vicende di crisi si resiste per la cocciuta determinazione dei nostri delegati
Mai come oggi la grande differenza non sta tra il precario e il tempo indeterminato ma tra chi lavora tra una azienda sindacalizzata e chi no.
Come si permette chi siede in parlamento di dare del privilegiato a chi fa un lavoro normale?
In Umbria esiste un popolo fatto da 130 mila tra disoccupati,inoccupati, cassa integrati
E c’è chi in questa regione ha decantato la percentuale di crescita delle Partite Iva senza accorgersi che dietro a queste , in particolare in un settore piegato come il commercio, molto spesso si mascheri del lavoro subordinato a cui sono stati espropriati i principali diritti e parte del salario
Non ci si accontenta più della deregolamentazione del settore, e quando non si hanno alternative si è disposti ad accettare anche questo, soprattutto donne che la crisi l’hanno subito per intero da subito ma non solo
Così mentre il lavoro non c’è e quando c’è il più delle volte è precario e mal pagato il ministro Poletti pensa che sia utile una ulteriore diminuzione delle tutele a partire dallo svuotamento dello Statuto dei Lavoratori
Se la questione dell’art.18 non è solamente un totem provo indignazione nel pensare che si vuole permettere di spiare i lavoratori mentre onestamente fanno il loro lavoro, mi auguro che chi oggi nel PD dissente rimanga fedele ai suoi ideali piuttosto che alle regole di partito
Lo Statuto dei Lavoratori non è semplicemente una norma che regola il mercato del lavoro è la materializzazione dei principi costituzionali esso è uno spartiacque, prima il lavoratore era al pari di una qualunque merce, poi è divenuto individuo portatori di diritti di dignità e di una sua autonoma soggettività
Un individuo è libero se ha autonomia economica, ecco perché non ci può essere libertà che prescinda dalla condizione lavorativa, dai diritti che in questa si possono esercitare
In questo scenario l’Umbria si trova trascinata dalla corrente senza provare ad incidere sugli eventi siano essi interni che esterni, in un territorio in cui i salari sono già più bassi della media nazionale la crisi è nettamente più feroce
Di recente, uno studio congiunto di Istat e cnel sul BES (benessere equo sostenibile) ha sottolineato come la nostra Regione da un lato abbia come punto di forza l’erogazione dei servizi socio-sanitari dall’altro si dimostra altamente carente dal punto di vista della ricerca e della innovazione
Chi però sostiene che il sistema del welfare regionale sta reggendo trascura che se ad oggi è stata salvaguardata la centralità del ruolo pubblico, bisogna darne atto, nell’organizzare il comparto sempre più avanza una idea imprenditoriale in cui il lavoro è un costo da contenere con una logica di bandi al ribasso, che in servizi delicati si trovino ad operare associazioni che retribuiscono i lavoratori con dei voucher o fanno un uso distorto del volontariato
E poi è mai possibile che se riteniamo il tariffario regionale congruo e ben articolato i soci delle cooperative hanno stipendi da fame?
Abbiamo la necessità di norme che definiscono come devono essere i soggetti che collaborano con gli enti pubblici, ritengo contraddittorio e inaccettabile che per curare una persona si decida di sfruttarne un’altra, bisogna discernere le forme cooperative autentiche da modalità imprenditoriali che da esse conservano solo il nome
L’Ente Pubblico deve essere promotore della qualità del lavoro come già in passato si fece con l’introduzione del DURC
Per quel che riguarda il tessuto economico della nostra regione il passo deve essere ancora più grande, è necessaria una vera e propria cabina di regia che si ponga di fronte alle parti sociali, che rilanci il ruolo di ricerca della università che operi anche direttamente nell’economia reale. E’ da fare una riflessione su quale ruolo ha avuto Sviluppumbria per arginare la perdita di posti di lavoro e rilanciare le imprese.
Molto spesso abbiamo l’impressione che i principali beneficiari della strategia anticrisi siano le agenzie di formazione, come accadrà inevitabilmente anche per il Fondo garanzia giovani così tanto sbandierato da Renzi
Di fronte alla stretta del credito non c’è stato un garante ne per le aziende ne, tanto meno, per i lavoratori
Nell’ambiente sindacale, pur con diversi toni, da tempo si commenta l’assenza di un progetto di contrasto all’imperversare della crisi, che, voglio ricordare, ha irrotto nella nostra vita ben 7 anni fa! Questa considerazione si è tradotta prima in un “Piano per il Lavoro per l’Umbria” e poi in quella che complessivamente è stata definita nella “vertenza Umbria”. Ora rispetto questo impegno della CGIL, che consideriamo come un atto doveroso e necessario, va detto e sottolineato che in questi anni i contatti con le istituzioni ci sono sempre stati, la richiesta di un intervento pubblico anche nell’economia locale non è di oggi, bisogna vedere se sono mancate le condizioni o piuttosto è mancata la cultura.
Chi si pronuncia nella solita litania sulle ristrette capacità di spesa delle istituzioni deve ricordare che il limite deriva dalla modifica della Costituzione con l’introduzione del fiscal compact quindi è un atto volontario del Parlamento che così ha deciso. Del resto se a livello territoriale le responsabilità sono minori l’impressione è che spesso non c’è stato il coraggio di fare scelte, e la politica è l’arte di far delle scelte, e la sinistra, permettetemi, è il soggetto che sa far le scelte giuste!
Per essere concreti temiamo che le risorse europee che verranno programmate per i prossimi 7 anni fino al 2020 anche a livello regionale piuttosto che essere una opportunità diventino la solita distribuzione dei fondi a pioggia che in queste condizioni ha solo lo scopo di alimentare il meno possibile il numero dei nemici.
Parliamo di una cifra pari a 1 miliardo 700 milioni e tanto per esser chiari non vogliamo neppure che succeda come alla Margaritelli che preso il finanziamento pubblico ha delocalizzato in Cina! Pretendiamo che i fondi devono creare occupazione sul nostro territorio, chi vi accede deve sentirsi vincolato ad investire in loco
Altra questione che ha preso persino una piega pietosa è stata la cassa in deroga che ha portato a luglio i sindacati in piazza anche in Umbria, ci saremmo aspettati che rispetto ad un tema così delicato non ci fosse il bisogno di alcuna sollecitazione perché alimentando l’incertezza i licenziamenti partono ugualmente
L’incertezza è la cifra di questo tempo ed è anche stata il principale sponsor di Renzi, la gente di fronte alle proprie paure vuole il leader autoritario ed egli aveva promesso di cambiare verso all’Italia ma era già deciso che non avrebbe cambiato nulla, neppure una norma palesemente incivile e dispendiosa come la Bossi-Fini.
La realtà è che siamo tecnicamente in recessione, una crisi che perdura dal 2008 senza segnare mai una discontinuità con il passato, la gente sta male e si discute di cambiare il senato elettivo con un senato di nominati e questo non è che uno dei modi in cui si vogliono svuotare le istituzioni per potersi adeguare ai dettami della Troika senza che nessuno si possa opporre. La difesa della Costituzione va di pari passo con la difesa del lavoro, lo abbiamo detto già in quella manifestazione dello scorso ottobre. La via maestra quel giorno sembrava del tutto normale che degli operai marciassero al fianco di insigni costituzionalisti.
Vogliono togliere peso alle istituzioni repubblicane, quale peso può avere il voto di un cittadino per dei politici che non si procurano di far una legge sulla rappresentanza sindacale? Se come lavoratore non ti è dato il diritto di scegliere perché te lo dovrebbero concedere come cittadino? Hanno tenuto forse conto dell’esito dei referendum sull’acqua pubblica? Lo hanno fatto almeno sulla nostra piccola regione? Non è vero che in Umbra Acque il 40% è di Acea e che in essa ha azioni Caltagirone? E tornando al parallelo con il lavoro, vi ricordate quando con il collegato lavoro si voleva introdurre l’arbitrato per risolvere i contenziosi, verrebbe da dire tu cittadino non conti nulla perché come lavoratore non conti un nulla
Di fatto ci vogliono sudditi muti e ricattabili, lo si legge anche nei piccoli atti , basti pensare in questo senso che il costo delle marche da bollo per intentare una normale causa di lavoro ha continuato ad aumentare, proprio per scoraggiare….questi sono quelli che incentivano l’astensionismo in maniera cosciente e mirata
Ci si chiederà dove era il sindacato, egli non è stato esente da responsabilità in questi anni ma in molti casi ha resistito da solo in maniera stoica, assediato per lungo tempo rischia di essere travolto
Su art.18, ammortizzatori sociali e pensioni tutti sappiamo che è stato inadeguato, ma non trascurerei le parole della Marcecaglia, all’epoca Presidente di Confindustria, quando al fallimento della Sinistra Arcobaleno proclamò che con l’uscita della sinistra radicale dal Parlamento si potevano finalmente fare le riforme sperate in materia di lavoro…. forse anche la Cgil è restata troppo sola…..e chi era assente impegnato più nelle proprie battaglie interne non può sentirsi esente da responsabilità
Tra le conseguenze di questa crisi non possiamo non annoverare che il centrosinistra, così come è stato concepito, è morto, nato per contrastare la deriva del berlusconismo mettendo insieme anche forze eterogenee ha finito per essere risucchiato da questa, la sinistra che ha tentato di sviluppare un proprio spazio è rimasta schiacciata, persino ricattata basti pensare alle minacce di Renzi e prima ancora di Veltroni.
Il giudizio sulla sinistra in questo ventennio, però, non deve essere ingeneroso, solo che la sua carica positiva si è andata gradualmente esaurendo, fino alla sconfitta tanto più evidente quante sono le scissioni al suo interno…… quando si perde ci si divide.
Il male è che sembriamo non accorgerci che il contesto è cambiato, che ad esempio, il modello di sviluppo umbro ha collassato, manca una nuova strategia che si discosti dal passato serve un piano per il manifatturiero, senza rieditare uno schema che drenerebbe tante energie unicamente per tenere il lume acceso al capezzale di un moribondo
La campagna elettorale per le ultime amministrative ha dimostrato quale distanza si frappone tra la classe dirigente ed il paese reale, in quasi tutti i comuni i candidati sindaci dei diversi colori non hanno fatto che parlare di espansione edilizia e di promozione del turismo, rieditando slogan propri del passato
Senza trascurare l’importanza dei due settori, su cui anzi si dovrebbe avviare un vero processo di innovazione a partire dalla sostenibilità ambientale, personalmente non ritengo che riproporli almeno così come nelle forme del passato possa essere motivo di sviluppo, e mi preoccupa non poco chi corteggia Ricci, il Sindaco di Assisi, che sostiene da tempo che la maggiore nostra necessità , dopo la privatizzazione della sanità, è quella di creare una compagnia aerea umbra per portare turisti, giusto le coordinate per la bancarotta ,e a chi, come la Marini, in cambio di una sua rielezione non disdegnerebbe di portare lui o gli alfaniani in giunta diciamo con forza che noi vogliamo governanti che prima guardano agli interessi dei loro cittadini non alle loro opportunità politiche e aggiungiamo che la legge elettorale deve servire per dare ai cittadini rappresentatività e governabilità, non deve esser fatto solo per garantire il maggiore partito attuale

Allora se la Sinistra vuole tornare ad essere utile ed esistere perché reale esigenza del popolo deve ricostruire una sua identità, partire dalla questione del lavoro, come lo si crea, come lo si tutela e soprattutto ripartire dai lavoratori, in questa tremenda crisi le differenze reali scompaiono, l’enormità del dramma riduce le distanze su qualunque aspetto ideologico, o si è convinti che il mercato si regola da solo o si dice che solo un forte intervento pubblico in economia può invertire la tendenza
Abbiamo l’urgenza che si abbandoni un dibattito incentrato sulle alleanze in prospettiva delle elezioni, sarebbe fatica sprecata unire la sinistra solamente per decidere chi sarà il prossimo presidente di provincia o di regione, è un paradosso che proprio mentre avviene il più grande attacco ai diritti dei lavoratori , proprio mentre viene smantellato il nostro tessuto economico nel paese è venuto a mancare un soggetto di vera sinistra, per questo prima di organizzare un cartello elettorale bisogna pensare una presenza comune a partire dalla difesa della costituzione, contro l’austerità, per la pace , consolidare una coscienza comune rispetto a quella che localmente abbiamo definito “Vertenza Umbra”
Spero che tutti abbiamo presente quanto sia importante la riuscita della manifestazione del 25 della FIOM e di ogni azione volta ad imporre la vertenza umbra
La sinistra deve ritrovare la sua ragione d’essere nel lavoro, così si è storicamente determinata! così può tornare ad essere un punto di riferimento! e non mi riferisco assolutamente alla questione dei simboli o dei nomi
La lista Tsipras ha riaperto una speranza ma abbiamo appena fatto in tempo a infilare un piccolo risultato positivo che sono divampate le polemiche, entro le quali proprio non ci interessa entrare, eppure è un fatto che una speranza da lì si è riaperta.
Del resto consideriamo una buona pratica quella di affidarsi a degli autorevoli garanti per superare le diffidenze e provare a fare una sintesi e dico questo perché non riteniamo che questa assemblea e tanto meno questa relazione debbano essere esaustivi nei contenuti di un progetto di sinistra , progetto che non deve essere destinato esclusivamente ad unificare le organizzazioni esistenti ma deve essere capace di accogliere tutti quegli individui che in questa fase si sentono soli abbandonati, orfani di una grande comunità in cui il chiamarsi compagno non è solo sintomo di un tesseramento
Sarebbe ora che cessi la pratica autolesionistica dell’analisi della sconfitta, bisogna essere coscienti che da tempo una fase si è chiusa e dobbiamo aprirne una legata al nostro tempo, non possiamo permetterci piagnistei o pesanti elucubrazioni su ciò che è accaduto, le nostre forze vanno spese per riemergere
Abbiamo già detto che percepiamo una certa urgenza legata al precipitare della situazione socio culturale nel paese.
Quando parliamo di questa fretta intendiamo dire che non possiamo permetterci di attendere, lasciare un compito che è proprio di questo tempo alle future generazioni.
Se la sx politica pensa di poter dare ancora un suo contributo deve superare tutto il livore che c’è entro il suo popolo. Superare i vecchi rancori che non hanno più senso di covare, abbiamo bisogno di tutti in questa epoca di astensionismo. Non possiamo che contare su noi stessi, dobbiamo perciò tornare a fidarci gli uni degli altri, non facciamo come i boy scout che boicottano la marcia della pace per divergenze politiche con gli organizzatori, neppure se le loro beghe contassero più delle vittime dei bombardamenti su Gaza
Per questo dovremmo fare tutti un passo indietro per trovare un punto di partenza per poter ricominciare con un’altra prospettiva adeguata al tempo che corre, va fissato un anno zero in un percorso che deve partire da subito in un progetto unitario di cambiamento con al centro il lavoro, una svolta da presentare già al prossimo appuntamento con le elezioni regionali, con convinzione, se dobbiamo ritrovarci con un inutile sommatoria di sigle con pulsioni diverse e contrastanti sarà comunque una sconfitta.
Allora ripartire da un modello in cui la sinistra sociale non è considerata solo come un bacino di voti ma piuttosto come un laboratorio di idee, oggi abbiamo chiesto ad associazioni, movimenti e singole personalità della cultura di essere presenti con il loro bagaglio di esperienze e di sapere a loro chiediamo anche un atto di protagonismo sul modello che l’altra Europa con Tsipras ha disegnato senza demonizzare le organizzazioni politiche ma neppure comprimendosi in un ruolo di secondo piano
Ci vuole grande senso di responsabilità verso chi è stato travolto dalla crisi
Compagne, compagni, siamo convinti che un altro mondo sia ancora possibile ma dobbiamo volerlo, per davvero.

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