domenica 2 novembre 2014

Rabbia operaia a Genova: «Renzi non è di sinistra, ora basta»

Fiom. In piazza in solidarietà con gli operai Ast lavoratori dell’Ilva di Cornigliano, Ansaldo Energia e Sts, Selex, Piaggio Aero, Esaote, Fincantieri, oltre a delegazioni di Aster e Iren
01po1f01geneova-stirscione«Que­sta è la prima rispo­sta che diamo al governo Renzi per il Jobs Act ma anche per l’atteggiamento della poli­zia in piazza per­ché non è accet­ta­bile che i lavo­ra­tori che difen­dono il loro posto di lavoro ven­gano cari­cati». Nelle parole di Bruno Man­ga­naro, segre­ta­rio geno­vese della Fiom, c’è la rea­zione di Genova alle man­ga­nel­late che mer­co­ledì a Roma hanno col­pito ope­rai Ast e diri­genti sindacali.
Quat­tro ore di scio­pero e un grande cor­teo, circa 2 mila per­sone, che per tutta la mat­tina ha para­liz­zato le vie del ponente cit­ta­dino, cuore ope­raio della città, rac­co­gliendo la soli­da­rietà e gli applausi dagli auto­mo­bi­li­sti in coda.
«Se Renzi è di sini­stra Ber­lu­sconi è fem­mi­ni­sta» recita l’ironico stri­scione che ha aperto la mani­fe­sta­zione, con­fe­zio­nato dai metal­mec­ca­nici geno­vesi appo­sta per la mani­fe­sta­zione della Cgil del 25 ottobre.
Iro­nia e rab­bia si mesco­lano in piazza tra fumo­geni, cori e slo­gan con­tro la Leo­polda, il pre­mier («Mat­teo non lo sa che Ber­lu­sconi è il suo papà» ma anche altri) e le forze dell’ordine. Ma la gestione attenta da parte della Que­stura geno­vese, che non ha fatto intra­ve­dere ai mani­fe­stanti nem­meno l’ombra di camio­nette e uomini in divisa e la scelta della Fiom di non muo­vere il cor­teo verso il palazzo del Governo ma di restare a ponente hanno fatto sì che tutto si svol­gesse senza tensioni.
Una rab­bia pla­cata, per ora, maci­nando chi­lo­me­tri e sfo­gata davanti a micro­foni e tac­cuini: «Siamo qui per spie­gare alla gente che non si pos­sono pre­va­ri­care i diritti dei lavo­ra­tori — spiega un ope­raio dell’Ilva – se que­sta è la loro demo­cra­zia noi siamo pronti a rispon­dere». «Una cosa abbiamo in comune con Renzi – aggiunge un col­lega – è par­ti­giano quanto noi. Lui però sta con i padroni, come ha dimo­strato alla Leo­polda, noi stiamo dall’altra parte. E non siamo soli, come dimo­stra il cor­teo di oggi».
A sfi­lare, oltre all’Ilva di Cor­ni­gliano, c’erano i lavo­ra­tori di Ansaldo Ener­gia e Sts, Selex , Piag­gio Aero, Esaote, Fin­can­tieri, oltre a dele­ga­zioni di Aster e Iren. E poi c’erano i lavo­ra­tori delle ripa­ra­zioni navali che sono usciti dai can­celli del porto di Genova hanno fatto un cor­teo per il cen­tro città fin sotto alla Pre­fet­tura dove una dele­ga­zione è stata rice­vuta dal nuovo prefetto.
Per molti di quelli che oggi erano in piazza, oltre alla soli­da­rietà c’è la pre­oc­cu­pa­zione per il futuro, dall’incertezza per quel che sarà dell’Ilva di Cor­ni­gliano, agli annun­ciati esu­beri da parte dell’ad di Fin­mec­ca­nica Moretti per Selex all’ormai quasi certo spac­chet­ta­mento e ridi­men­sio­na­mento di Esaote, ormai ex gio­iello geno­vese del set­tore biomedicale.
Per que­sto la mani­fe­sta­zione di ieri è con­si­de­rata da tutti solo la prima tappa di una nuova fase di lotta. Dopo la pro­cla­ma­zione da parte della Fiom dello scio­pero gene­rale per il nord Ita­lia per il 14 novem­bre, con un cor­teo a Milano, a Genova hanno infatti scelto per quel giorno di restare sul ter­ri­to­rio. La Camera del lavoro sarà in piazza con la Fiom e per tutte le cate­go­rie ha indetto 8 ore di scio­pero gene­rale con con­cen­tra­menti e cor­tei che par­ti­ranno da diversi punti della città. «I motivi della pro­te­sta — spiega il segre­ta­rio geno­vese della Camera del Lavoro Ivano Bosco – vanno dal rifiuto al con­fronto da parte del governo con le orga­niz­za­zioni sin­da­cali sulla legge di sta­bi­lità, ai con­te­nuti reces­sivi della stessa, dalle misure pena­liz­zanti per gli enti locali che si tra­dur­ranno o in un ulte­riore spesa per i cit­ta­dini o in un taglio dei ser­vizi, ai tagli allo stato sociale fino alle norme intro­dotte rela­tive al tfr e ai fondi pen­sione. Non si affronta il vero pro­blema di que­sto Paese – pro­se­gue Bosco — la crea­zione di posti di lavoro, il tutto si riduce ad un inter­vento teso a limi­tare i diritti dei lavoratori».
Alla pro­te­sta del sin­da­cato si unirà in piazza anche quella degli stu­denti che hanno indetto per venerdì 14 uno «scio­pero sociale» con­tro il Jobs Act.
KATIA BONCHI
da il manifesto

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