venerdì 5 giugno 2015

La politica resiste al proprio declino di Sandro Medici

Foto Daniele Leone / LaPresse 04/12/2014 Roma, Italia Cronaca Mafia Roma, la lupa capitolina vista attraverso le luci di un mezzo dei Carabinieri. CampidoglioEra nell’aria. Un po’ tutti sape­vano che l’inchiesta giu­di­zia­ria sulla mafia capi­tale non si sarebbe fer­mata a dicem­bre dell’anno scorso. E così, pas­sate le ele­zioni regio­nali, ieri a Roma si è con­su­mato il secondo epi­so­dio di que­sto roman­zac­cio cri­mi­nale. In attesa del terzo, del quarto, ecc. Su man­dato della Pro­cura gui­data da Giu­seppe Pigna­tone, i cara­bi­nieri hanno ese­guito altri arre­sti, tanti arre­sti, qua­ran­ta­quat­tro arre­sti. Asses­sori, con­si­glieri comu­nali e regio­nali, pre­si­denti di Muni­ci­pio, diri­genti e fun­zio­nari ammi­ni­stra­tivi, assi­stenti poli­tici, impren­di­tori, coo­pe­ranti e varia uma­nità cor­rotta o col­lusa. Alcuni già rag­giunti in pre­ce­denza da avvisi di garan­zia, altri del tutto ine­diti. Le accuse sono le stesse della volta scorsa: asso­cia­zione mafiosa, tur­ba­tiva d’asta, cor­ru­zione, false fat­tu­ra­zioni e via delinquendo.
Siamo dun­que in linea di con­ti­nuità con l’inchiesta ori­gi­na­ria. Gli arre­sti di ieri sono l’esito di un appro­fon­di­mento inve­sti­ga­tivo, frutto un’evoluzione inter­pre­ta­tiva; e non è da esclu­dere che i nuovi svi­luppi nelle inda­gini siano stati pos­si­bili gra­zie anche alle testi­mo­nianze rila­sciate dagli inqui­siti di dicembre.
Le mec­ca­ni­che cri­mi­no­gene, così come i rife­ri­menti fat­tuali, sem­brano gli stessi, seb­bene ancora più per­va­sivi e dila­tati geo­gra­fi­ca­mente. Le pra­ti­che ille­gali riguar­dano in sostanza le asse­gna­zioni pilo­tate dei ser­vizi di acco­glienza e assi­stenza, meglio se det­tate dall’emergenza, così come il con­trollo dei bandi per gli appalti di manu­ten­zione. A bene­fi­ciarne, sem­pre la Coo­pe­ra­tiva sociale 29 giu­gno o altri sog­getti a essa affi­liati o ricon­du­ci­bili, o comun­que in rap­porti di alleanza. E ciò gra­zie alle deci­sioni, alle indi­ca­zioni, alle pres­sioni di ammi­ni­stra­tori e ammi­ni­stra­tivi cor­rotti: asso­ciati in una vera e pro­pria rete di com­pli­cità, gui­data e gestita da Sal­va­tore Buzzi e Mas­simo Car­mi­nati, il rosso e il nero.
 
«Que­sti con­si­glieri devono sta’ ai nostri ordini». E pro­prio così anda­vano le cose. Da almeno un decen­nio. Attra­ver­sando quindi le diverse giunte che si sono avvi­cen­date in Cam­pi­do­glio, in un ingordo con­so­cia­ti­vi­smo agli ordini di una banda cri­mi­nale. Non c’erano appar­te­nenze poli­ti­che, ma solo accordi tra­sver­sali: per river­sare ingenti risorse pub­bli­che ai mono­poli della sof­fe­renza sociale, e così otte­nendo in cam­bio volu­mi­nose maz­zette. Tra le tante nefan­dezze che tra­spa­iono da que­sto sistema inqui­nato, quella che forse più indi­gna è la mer­ci­fi­ca­zione della povera gente, la siste­ma­tica e con­ta­bi­liz­zata estor­sione nei con­fronti di chi aveva biso­gno di essere rac­colto e accolto. Un rifu­giato un euro, un pro­fugo un euro, un migrante un euro. A ogni pove­ro­cri­sto assi­stito cor­ri­spon­deva una tan­gente pre­sta­bi­lita. Un vero e pro­prio pizzo sul dolore umano.
Un cru­dele malaf­fare che non aveva colori. L’inchiesta giu­di­zia­ria descrive un col­lau­dato sistema di con­trollo sulla spesa per le emer­genze uma­ni­ta­rie che coin­volge espo­nenti di spicco sia del Par­tito demo­cra­tico che di Forza Ita­lia. In un alter­narsi di ruoli isti­tu­zio­nali, ora di mag­gio­ranza, ora di oppo­si­zione, che in ogni caso garan­ti­vano quei flussi finan­ziari dai quali otte­nere le pro­prie spor­che spet­tanze E il qua­dro degli arre­stati ne è una pla­stica rap­pre­sen­ta­zione, in un’inquietante rit­mica di plu­ra­li­smo cri­mi­nale. Che non riguar­dava solo le rap­pre­sen­tanze poli­ti­che ma anche le realtà eco­no­mi­che finan­ziate, tra le quali non c’era solo la coo­pe­ra­zione sto­ri­ca­mente di sini­stra ma anche quella d’ispirazione cattolica.
In attesa di altre e forse ancor più fra­go­rose incur­sioni giu­di­zia­rie, cosa resta della poli­tica cit­ta­dina? Poco o nulla. Un sin­daco che con fie­rezza si fa forza della sua estra­neità e riven­dica di aver rischia­rato gli angoli bui; il suo par­tito, che è gran parte della sua mag­gio­ranza, è sem­pre più com­pro­messo e comin­cia a sgre­to­larsi rovi­no­sa­mente; un’opposizione già lar­ga­mente inde­bo­lita e ora defi­ni­ti­va­mente abbat­tuta per le sue stesse mal­ver­sa­zioni. In una città che assi­ste quasi con indif­fe­renza a que­sto cata­cli­sma, pie­gata da un impo­ve­ri­mento sociale sem­pre più esteso e forse stanca di resi­stere al pro­prio declino.

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