mercoledì 9 gennaio 2013

BERSANI VUOLE COLLABORARE CON MONTI… INGROIA UNICA ALTERNATIVA

Il candidato premier del centro-sinistra della “carta d’intenti”, Bersani ha confermato l’apertura fatta recentemente da Enrico Letta a Mario Monti per il dopo il voto. Queste le parole del segretario del Pd: “Dico da tre anni che intendo lavorare per un governo dei progressisti aperto a un dialogo con forze democratiche progressiste e moderate che siano ostative a un revival berlusconiano, leghista e populista. E rimango fermo su questo”. Inoltre, avvertendo evidentemente il pericolo, aggiunge che bisogna evitare il “rischio di mettere nell’angolo un’esigenza di cambiamento” e guarda con timore “il fatto che questo tipo di posizioni possono alla fine, contro le volontà, aprire
un varco alla destra”. Evidentemente per il Pd questo è un rischio che si può correre volentieri, dal momento che ha sostenuto il governo Monti e le sue politiche di massacro sociale. Fra l’altro, voler riaffermare le politiche europee del rigore monetarista, i provvedimenti che hanno cancellato il contratto nazionale e i più importanti diritti del lavoro, l’Imu e altre simili iniquità, ci fa capire che la collaborazione futura con Monti sarà molto probabile e auspicata dai poteri forti di questo Paese. Le sinistre hanno il dovere di contrastare tutto ciò e l’unica forza in campo che propone una reale
alternativa è la lista “Rivoluzione Civile”, guidata da Antonio Ingroia. L’unica che mette realmente in discussione le scelte del Governo Monti, che parla di giustizia sociale e di redistribuzione della ricchezza. Che vuole ridurre le spese militari per favorire l’occupazione giovanile. Ma soprattutto che, dopo il voto, non vorrà assolutamente collaborare con Mario Monti.


20130109-173826.jpg«Monti, aiutaci tu»

Pd, Letta vuole il sostegno del prof a Bersani

Il quadro si complica e si fa più incerto: sondaggi alla mano, i leader dei partiti considerano altamente probabile (si veda l'intervista di Prodi sull'HuffingtonPost) un risultato post-elettorale di ingovernabilità. Il problema riguarda soprattutto il Pd: Bersani è sicuro di essere lui il prossimo presidente del consiglio e dunque è su di lui che pesa il rischio di finire nella stessa condizione di Prodi nel 2006; ovvero, impossibilitato a governare. E così ecco che cominciano le grandi manovre, ovviamente a destra. Il progetto lo spiega con chiarezza il vicesegretario democrat Enrico Letta, montiano della prima ora (quello che mandò il bigliettino a Monti appena insediato: «Dimmi cosa posso fare per te»): «Dopo le elezioni, se vinceremo chiederemo ai montiani, al centro, di sostenere il governo Bersani». A Monti, mica a Ingroia. «Il Pd e la coalizione del Pd vuole vincere le elezioni e chiedere voti per il centrosinistra, dopo le elezioni guarderemo al Parlamento che si è creato e valuteremo le scelte da fare>. Però, «il nostro primo interlocutore saranno le liste che si sono raggruppate intorno al senatore Monti». D'altra parte era già deciso fin dall'inizio: Bersani lo ha detto in tutte le salse ed è tornato a confermalo: «Confermo l'apertura a Monti dopo il voto».
Movimento verso il centro, malumori a sinistra. I socialisti di Riccardo Nencini vanno verso la rottura. L'accordo con Bersani non c'è. Il Psi si aspettava, secondo precedenti trattative, una decina di parlamentari sicuri: saranno invece solo tre. Per questo Nencini e il Psi starebbero valutando l'ipotesi - non agile, nè facile, dicono ancora al partito - di presentare le firme: «Noi non facciamo gli ospiti in casa di nessuno. L'ipotesi di una lista Pd-Psi nel nome del Socialismo Europeo era supportata da un orizzonte politico condiviso e da una rappresentanza equilibrata dei territori. Se vengono meno questi presupposti, ognuno per conto proprio».

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