Cittadinanzattiva: aumenti a fronte di una politica regionale dei rifiuti confusa
Allarme TA.RE.S.!!!! Questa nuova tassa comporterà un aumento della
bolletta intorno al 37,5%, almeno 80 euro a famiglia, rispetto alla
TARSU e/o alla TIA, perché i comuni dovranno mettere un’addizionale a
metro quadro, che oscillerà tra 30 e 40 centesimi. Con la TARES i
cittadini dovranno accollarsi l’intero costo del servizio, per questo è
necessario fare il punto sulla politica dei rifiuti nella nostra
regione, che ci appare caratterizzata da grande confusione.
L’indicazione della green economy contenuta ancora una volta nel DAP del 2013, non può essere operata a mezzo servizio e fermarsi ai cancelli delle discariche, deve permeare l’intera politica dei rifiuti, per questo proponiamo di impegnare il confronto politico regionale su sette questioni centrali:
1. abbandonare la scelta dei nuovi inceneritori e promuovere la strategia “RIFIUTI ZERO”;
2. aumentare le risorse economiche a disposizione della raccolta differenziata porta a porta, recuperando una parte di quelle previste per la costruzione dell’inceneritore;
3. elaborare un “Piano di Prevenzione” come previsto dalla nuova normativa (D.lgs. 205/2010);
4. introdurre la separazione tra le aziende che raccolgono i rifiuti e quelle che li smaltiscono;
5. Incentivare le azioni di riduzione dei rifiuti;
6. creare raccordo operativo tra i gestori e le imprese umbre che operano nei settori del vetro, della carta e della plastica; ciò potrebbe essere anche un volano per l’occupazione industriale nei territori del Trasimeno, della Media Valle Umbra e nell’area chimica ternana;
7. dare piena applicazione al comma 461 dell’art. 2 della Legge 244/07 che disciplina la partecipazione dei cittadini alla gestione dei servizi pubblici locali.
Queste proposte rappresentano una strategia politica coerente, che oggi appare assente.
L’Amministrazione Regionale in dichiarazioni dei suoi maggiori esponenti e in documenti formali,tipo il DAP 2013, fa capire di aver abbandonato la scelta dell’inceneritore nel territorio del perugino, poi nella legge per la formazione dell’AURI, non dice che fine faranno i Piani d’Ambito dei quattro ATI e con loro l’esclusione di qualsiasi incenerimento dei rifiuti, anche nei cementifici.
Contemporaneamente l’ATI 2 ha incaricato un gruppo di esperti di redigere un nuovo Piano d’Ambito e individuare il sito dell’inceneritore e il tipo di impianto più idoneo. Inoltre ha approvato il Piano di ampliamento della discarica di Borgo Giglione, mettendola a disposizione per il conferimento dei rifiuti dell’ATI 3 e praticamente di tutta la provincia di Perugia.
Nell’ATI 1 si è progettato di ampliare la discarica di Belladanza nonostante i forti rischi di smottamenti per la grave situazione geologica di quel territorio e i rischi ambientali derivanti dalla vicinanza (25/30 mt.) di un torrente, già in passato inquinato dal percolato della discarica.
Nell’ATI 3 invece tra i comuni infuria la discussione sul Direttore Generale, concentrata non su quello che dovrà fare, ma da quale comune viene, come se la provenienza fosse garanzia di capacità e corrispondenza alle esigenze del territorio. Nessuno parla del fatto che la raccolta differenziata porta a porta è ferma al 37%, quando saremmo dovuti stare al 65%.
Nell’ATI 4 da giorni ha ripreso a funzionare l’inceneritore privato di ARIA spa del gruppo ACEA, che, si dice, brucerà pulper (residuo della lavorazione della carta) proveniente da fuori regione, con una posizione dell’Amministrazione comunale alla Ponzio Pilato assolutamente inaccettabile.
Anche sulla raccolta differenziata porta a porta c’è chi solleva il dubbio che i cittadini differenzino i loro rifiuti, ma poi tutto finisca in discarica in modo indifferenziato, perché questa è la scelta economicamente più conveniente per le aziende che gestiscono il servizio. Infatti non vengono diffusi i dati sull’effettivo conferimento dei rifiuti nelle discariche e sui costi di questo servizio.
Mentre si sta operando per ampliare la capacità di assorbimento delle varie discariche umbre, da Borgo Giglione a Belladanza, da S. Orsola alle Crete di Orvieto ed a Pietramelina.
Questa scelta ci sembra asfittica, perché non risolve il problema in modo strutturale; di fatto rinvia in un futuro molto prossimo il rischio di un’emergenza rifiuti. C’è quindi bisogno di disegnare una nuova strategia politica, soprattutto ora che siamo alla vigilia del varo dell’AURI, che dovrà elaborare il proprio Piano d’Ambito, imponendo coerenza ai comportamenti in tutta la regione.
Questa nuova politica non può che fondarsi sulla scelta convinta di aderire senza se e senza ma alla strategia “RIFIUTI ZERO”. In sostanza chiediamo alla Regione di abbandonare le vecchie logiche di schieramento e di contiguità, per conquistare le coscienze dei cittadini e delle istituzioni ad una politica che favorisca l’eliminazione degli sprechi, la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta, il riuso e il riciclo.
L’indicazione della green economy contenuta ancora una volta nel DAP del 2013, non può essere operata a mezzo servizio e fermarsi ai cancelli delle discariche, deve permeare l’intera politica dei rifiuti, per questo proponiamo di impegnare il confronto politico regionale su sette questioni centrali:
1. abbandonare la scelta dei nuovi inceneritori e promuovere la strategia “RIFIUTI ZERO”;
2. aumentare le risorse economiche a disposizione della raccolta differenziata porta a porta, recuperando una parte di quelle previste per la costruzione dell’inceneritore;
3. elaborare un “Piano di Prevenzione” come previsto dalla nuova normativa (D.lgs. 205/2010);
4. introdurre la separazione tra le aziende che raccolgono i rifiuti e quelle che li smaltiscono;
5. Incentivare le azioni di riduzione dei rifiuti;
6. creare raccordo operativo tra i gestori e le imprese umbre che operano nei settori del vetro, della carta e della plastica; ciò potrebbe essere anche un volano per l’occupazione industriale nei territori del Trasimeno, della Media Valle Umbra e nell’area chimica ternana;
7. dare piena applicazione al comma 461 dell’art. 2 della Legge 244/07 che disciplina la partecipazione dei cittadini alla gestione dei servizi pubblici locali.
Queste proposte rappresentano una strategia politica coerente, che oggi appare assente.
L’Amministrazione Regionale in dichiarazioni dei suoi maggiori esponenti e in documenti formali,tipo il DAP 2013, fa capire di aver abbandonato la scelta dell’inceneritore nel territorio del perugino, poi nella legge per la formazione dell’AURI, non dice che fine faranno i Piani d’Ambito dei quattro ATI e con loro l’esclusione di qualsiasi incenerimento dei rifiuti, anche nei cementifici.
Contemporaneamente l’ATI 2 ha incaricato un gruppo di esperti di redigere un nuovo Piano d’Ambito e individuare il sito dell’inceneritore e il tipo di impianto più idoneo. Inoltre ha approvato il Piano di ampliamento della discarica di Borgo Giglione, mettendola a disposizione per il conferimento dei rifiuti dell’ATI 3 e praticamente di tutta la provincia di Perugia.
Nell’ATI 1 si è progettato di ampliare la discarica di Belladanza nonostante i forti rischi di smottamenti per la grave situazione geologica di quel territorio e i rischi ambientali derivanti dalla vicinanza (25/30 mt.) di un torrente, già in passato inquinato dal percolato della discarica.
Nell’ATI 3 invece tra i comuni infuria la discussione sul Direttore Generale, concentrata non su quello che dovrà fare, ma da quale comune viene, come se la provenienza fosse garanzia di capacità e corrispondenza alle esigenze del territorio. Nessuno parla del fatto che la raccolta differenziata porta a porta è ferma al 37%, quando saremmo dovuti stare al 65%.
Nell’ATI 4 da giorni ha ripreso a funzionare l’inceneritore privato di ARIA spa del gruppo ACEA, che, si dice, brucerà pulper (residuo della lavorazione della carta) proveniente da fuori regione, con una posizione dell’Amministrazione comunale alla Ponzio Pilato assolutamente inaccettabile.
Anche sulla raccolta differenziata porta a porta c’è chi solleva il dubbio che i cittadini differenzino i loro rifiuti, ma poi tutto finisca in discarica in modo indifferenziato, perché questa è la scelta economicamente più conveniente per le aziende che gestiscono il servizio. Infatti non vengono diffusi i dati sull’effettivo conferimento dei rifiuti nelle discariche e sui costi di questo servizio.
Mentre si sta operando per ampliare la capacità di assorbimento delle varie discariche umbre, da Borgo Giglione a Belladanza, da S. Orsola alle Crete di Orvieto ed a Pietramelina.
Questa scelta ci sembra asfittica, perché non risolve il problema in modo strutturale; di fatto rinvia in un futuro molto prossimo il rischio di un’emergenza rifiuti. C’è quindi bisogno di disegnare una nuova strategia politica, soprattutto ora che siamo alla vigilia del varo dell’AURI, che dovrà elaborare il proprio Piano d’Ambito, imponendo coerenza ai comportamenti in tutta la regione.
Questa nuova politica non può che fondarsi sulla scelta convinta di aderire senza se e senza ma alla strategia “RIFIUTI ZERO”. In sostanza chiediamo alla Regione di abbandonare le vecchie logiche di schieramento e di contiguità, per conquistare le coscienze dei cittadini e delle istituzioni ad una politica che favorisca l’eliminazione degli sprechi, la riduzione dei rifiuti, la raccolta differenziata porta a porta, il riuso e il riciclo.
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