venerdì 15 febbraio 2013

Effetto domino: Obama lancia Monti, Monti avverte Bersani, Bersani scarica Vendola



Ops! Endorsement pesante quello dell'amministrazione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama per Monti. Evidentemente negli Usa c'è qualche motivo di preoccupazione per le prossime elezioni, ovvero che un quadro di instabilità politica rischia di non garantire il rigore dei conti che Monti ha assicurato. Se a questo si aggiungono gli scandali finanziari degli ultimi giorni si capisce perchè l'amministrazione degli USA sia intervenuta così pesantemente in questa campagna elettorale. Il messaggio dell'amministrazione di Obama però non parla solo a Monti, che sicuramente apprezzerà, ma si rivolge indirettamente anche allo schieramento che vincerà le elezioni, quello dei progressisti di Bersani. Il PD nelle scorse settimane aveva inviato una propria delegazione negli Usa per rassicurare l'amministrazione Obama sull'apertura a Monti e sul mantenimento del rigore per la legislatura che verrà, ma evidentemente non è bastato. L'apertura dell'amministrazione Obama a Monti è infatti qualcosa di più di una semplice pacca sulle spalle, dice all'Italia che i buoni rapporti passano per quella linea di relazione. Monti da buon politico apprezza e rilancia, proprio oggi denuncia alla stampa una nuova tangentopoli e si mette al centro della politica per contrattare ancora di più. Attacca Berlusconi ma non Alfano, con quest'ultimo per il professore una relazione sarebbe possibile sempre che lasci il cavaliere al suo destino. Dice inoltre che con il PD l'alleanza si può fare se si lavora "per un mercato del lavoro più aperto" e se non c'è nessuna marcia indietro sulle altre riforme. Il che vuol dire, caro Bersani ora che Obama è dalla mia parte, se vuoi governare con me, prima che organizzo il campo del centro destra, devi darmi ancora di più di quello che mi hai dato su lavoro e privatizzazioni. E proprio stamattina il segretario del Pd ritorna sul tema alleanze e (ri)apre a Monti con o senza il consenso di Vendola: "Se ci sarà bisogno di un'alleanza con Monti dirigo io il traffico, voglio vedere chi si sottrarà alla responsabilità di fare qualcosa per questo Paese". 
 
BAU BAU ELETTORALI... Vendola: «Io mi fido di Bersani. Ma non sono un cagnolino da salotto». Ma apre a Monti.

Stamattina Bersani ha aperto per la ventesima volta a Monti per fare insieme questo benedetto governo (benedetto anche da Obama). Alleanza che si farà senza se e senza ma come fa capire lo stesso Bersani quando, sempre stamattina, ha avvisato il suo 'migliore amico' Vendola che sarà solo il capo della coalizione a decidere le alleanze. Insomma per Bersani gli altri devono solo attenersi "responsabilmente" alle sue decisioni. Vendola a questo punto, buttato in un angoletto impolverato, prova a reagisce e a difendere la sua dignità. "Io mi fido di Bersani", dice Vendola durante la videochat al corriere.it, ma avverte: "io non sono un cagnolino da salotto". Poi torna a lodare il leader: "Non solo Bersani è una delle migliori espressioni del riformismo italiano ma ha anche una qualità rara: non è un cinico ed è perbene. Su di lui ripongo un affidamento personale oltre che politico". Ok, ma sulla convivenza con Mario Monti (e Fini e Casini)? Secondo Vendola Monti non è Berlusconi e saranno i problemi reali a indicare la direzione di marcia - crisi e disoccupazione, in primo luogo. Ma ci tiene a sottolineare che "l'alleanza non è un guinzaglio".
Caro Niki, Monti non è Berlusconi. E' vero, infatti è peggio perché è riuscito a fare quello che non è riuscito a Berlusconi grazie all'appoggio di destra e centrosinitra in parlamento. Non vuoi fare il cagnolino, ma alla fine rischi di avere ben due padroni: Bersani e Monti.

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