Ops!
Endorsement pesante quello dell'amministrazione del presidente degli
Stati Uniti Barack Obama per Monti. Evidentemente negli Usa c'è qualche
motivo di preoccupazione per le prossime elezioni, ovvero che un quadro
di instabilità politica rischia di non garantire il rigore dei conti che
Monti ha assicurato. Se a questo si aggiungono gli scandali finanziari
degli ultimi giorni si capisce perchè l'amministrazione degli USA sia
intervenuta così pesantemente in questa campagna elettorale. Il
messaggio dell'amministrazione di Obama però non parla solo a Monti, che
sicuramente apprezzerà, ma si rivolge indirettamente anche allo
schieramento che vincerà le elezioni, quello dei progressisti di
Bersani. Il PD nelle scorse settimane aveva inviato una propria
delegazione negli Usa per rassicurare l'amministrazione Obama
sull'apertura a Monti e sul mantenimento del rigore per la legislatura
che verrà, ma evidentemente non è bastato. L'apertura
dell'amministrazione Obama a Monti è infatti qualcosa di più di una
semplice pacca sulle spalle, dice all'Italia che i buoni rapporti
passano per quella linea di relazione. Monti da buon politico apprezza e
rilancia, proprio oggi denuncia alla stampa una nuova tangentopoli e si
mette al centro della politica per contrattare ancora di più. Attacca
Berlusconi ma non Alfano, con quest'ultimo per il professore una
relazione sarebbe possibile sempre che lasci il cavaliere al suo
destino. Dice inoltre che con il PD l'alleanza si può fare se si lavora
"per un mercato del lavoro più aperto" e se non c'è nessuna marcia
indietro sulle altre riforme. Il che vuol dire, caro Bersani ora che
Obama è dalla mia parte, se vuoi governare con me, prima che organizzo
il campo del centro destra, devi darmi ancora di più di quello che mi
hai dato su lavoro e privatizzazioni. E proprio stamattina il segretario
del Pd ritorna sul tema alleanze e (ri)apre a Monti con o senza il
consenso di Vendola: "Se ci sarà bisogno di un'alleanza con Monti dirigo
io il traffico, voglio vedere chi si sottrarà alla responsabilità di
fare qualcosa per questo Paese".
BAU BAU ELETTORALI... Vendola: «Io mi fido di Bersani. Ma non sono un cagnolino da salotto». Ma apre a Monti.
Stamattina Bersani ha aperto per la ventesima volta a Monti per fare
insieme questo benedetto governo (benedetto anche da Obama). Alleanza
che si farà senza se e senza ma come fa capire lo stesso Bersani quando,
sempre stamattina, ha avvisato il suo 'migliore amico' Vendola che sarà
solo il capo della coalizione a decidere le alleanze. Insomma per
Bersani gli altri devono solo attenersi "responsabilmente" alle sue
decisioni. Vendola a questo punto, buttato in un angoletto impolverato,
prova a reagisce e a difendere la sua dignità. "Io mi fido di Bersani",
dice Vendola durante la videochat al corriere.it, ma avverte: "io non
sono un cagnolino da salotto". Poi torna a lodare il leader: "Non solo
Bersani è una delle migliori espressioni del riformismo italiano ma ha
anche una qualità rara: non è un cinico ed è perbene. Su di lui ripongo
un affidamento personale oltre che politico". Ok, ma sulla convivenza
con Mario Monti (e Fini e Casini)? Secondo Vendola Monti non è
Berlusconi e saranno i problemi reali a indicare la direzione di marcia -
crisi e disoccupazione, in primo luogo. Ma ci tiene a sottolineare che
"l'alleanza non è un guinzaglio".
Caro Niki, Monti non è Berlusconi. E' vero, infatti è peggio perché è riuscito a fare quello che non è riuscito a Berlusconi grazie all'appoggio di destra e centrosinitra in parlamento. Non vuoi fare il cagnolino, ma alla fine rischi di avere ben due padroni: Bersani e Monti.
Caro Niki, Monti non è Berlusconi. E' vero, infatti è peggio perché è riuscito a fare quello che non è riuscito a Berlusconi grazie all'appoggio di destra e centrosinitra in parlamento. Non vuoi fare il cagnolino, ma alla fine rischi di avere ben due padroni: Bersani e Monti.
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