mercoledì 6 marzo 2013

L'onda inversa dello tsunami di Piero Bevilacqua, Il Manifesto

Dunque lo tsunami, annunciato da Beppe Grillo come un allegro tour nella campagna elettorale, è arrivato. Esso ha creato l'«onda nel porto», come la chiamano i giapponesi, trascinando nel suo urto l'intero sistema politico italiano. Ma il richiamo alla metafora del maremoto ha una nascosta ambivalenza, come tanti aspetti del movimento 5 stelle.
I 5 stelle hanno un enorme potenzialità ma devono stare attenti all'«onda» che torna al mare
 Se si vuole distruggere  il «vecchio sistema» bisogna anche costruire il nuovo Lo tsunami, infatti, non soltanto rovescia sulla costa la sua smisurata massa d'acqua che travolge ogni cosa. Ha anche un movimento inverso, un risucchio, un moto di ritorno dell'onda verso il mare, che trascina con sé i resti disordinati della sua distruzione. È quel che Grillo rischia di creare nella vita politica italiana, incarnando così la metafora del fenomeno naturale nella sua completa catastroficità.
Diciamo la verità, il risultato elettorale, esaminato con mente fredda, e con molti più elementi di valutazione dei primi giorni dopo il voto, ha diradato non poche delle cupe ombre che esso aveva sollevato. Soprattutto il grande successo del movimento 5 Stelle ha rivelato - ne hanno parlato vari commentatori anche su questo giornale - che esso ha assorbito e proiettato verso le istituzioni rappresentative l'energia politica e gli obiettivi dei vari movimenti italiani. Assai più che i partiti della sinistra radicale - imbozzolati nelle vecchie logiche e strutture della forma-partito.
Un movimento che trascina dietro di sé altri movimenti e fornisce loro una visibilità di vaste proporzioni. Ma il successo elettorale di Grillo ha mostrato - e ancora mostra - una grande potenzialità: la possibilità di realizzare finalmente trasformazioni significative nelle strutture istituzionali e nella vita materiale del paese che probabilmente neppure il centro-sinistra avrebbe messo in opera. Dunque, in pochi giorni, le aspettative di milioni di italiani consegnate al voto, si sono trasformate, a urne chiuse, in speranza di prossima realizzazione dei risultati tanto attesi.
A torto o a ragione, il vincitore delle elezioni appare come colui che nei prossimi mesi può realizzare le riforme che i partiti politici non sono stati in grado di realizzare negli ultimi 20 anni. E soprattutto come colui che può radicalmente innovare un sistema politico insostenibile: costoso, corrotto, criminale. Il sistema della tre C, potemmo definirlo, confortati ( si fa per dire) dalle ultime inquietanti notizie dell'affaire De Gregorio. Questo montare di aspettative è dentro l'onda d'ingresso dello tsunami 5 S, lo ha rafforzato anche oltre il risultato elettorale. Ma il moto rischia di essere trascinato dall'onda di risucchio, di riportare in mare il disordine di una distruzione senza esito.
Il comportamento di Grillo, in questi ultimi giorni, suscita perplessità, anche facendo la tara agli aspetti tattici e propagandistici delle sue mosse. L'entusiasmo e la speranza, che si trasformano rapidamente in delusione, rischiano di creare un moto inverso di imprevedibile forza, destinato a mettere in crisi il movimento 5 stelle e a preparare un avvenire infausto, o comunque di confusione ingovernabile per il paese.
Certo, responsabilità enormi ha in questo momento il partito democratico. Esso dovrebbe - come ha indicato Salvatore Settis su Repubblica del 3 marzo - avviare un profondo ripensamento delle proprie strategie, e non limitarsi a verniciature superficiali della facciata del proprio edificio. E deve avanzare proposte coraggiose, come chiesto da tanti. Ma se Grillo non prova a realizzare con il centro-sinistra alcune importanti riforme, che sono oggi possibili, e lascia l'iniziativa al Quirinale, a forme comunque camuffate di stallo, le possibilità che il riflusso dello tsunami si verifichi sono, a mio avviso, elevatissime. E per un insieme non piccolo di ragioni.
Beppe Grillo apparirà come il vincitore che, clamorosamente, non vuole governare. Una volta che il movimento 5S si sarà insediato nel parlamento italiano, esso farà parte a pieno titolo del sistema politico e tutte le inerzie, le guerriglie tattiche entro cui opererà lo faranno somigliare sempre più ai partiti. Credo inoltre che Grillo e Casaleggio sottovalutino molto un sentire comune di questa fase, l'impazienza: forse lo stato d'animo più diffuso degli italiani. La situazione economica, sociale, imprenditoriale del paese peggiora di giorno in giorno.
Basta una piccola ricognizione storica su quanto sta avvenendo da alcuni anni per rendersene conto. I comunicati periodici dell'Istat sono ormai bollettini di guerra. Gli italiani ritengono non più tollerabile l'attesa. Perché dovrebbero premiare il movimento 5S se si dovesse rivotare dopo mesi di stallo, di confuse battaglie tattiche? Che cosa c'è di non credibile nell'immaginare che nuove elezioni sarebbero vissute da milioni di italiani come uno spreco intollerabile, di tempo e di danaro, di mancati interventi, di soluzioni possibili non realizzate? E infine, com'è facile prevedere, in che condizioni avverrebbero queste ulteriori elezioni ? Certamente in una situazione economica deteriorata e sotto il ricatto della finanza internazionale. Non la speranza di un radicale cambiamento almeno delle regole politiche, sarà allora il sentimento dominante degli italiani, ma la paura. Paura di perdere i risparmi di una vita, di vedere dissolversi il tessuto produttivo del paese, di non avere più prospettive di lavoro per molti anni a venire. Quella stessa paura che ha permesso a Monti e alla sua perversa maggioranza di infliggere colpi gravissimi all'economia e al welfare dell'Italia. Non dimentichiamo che l'«europeo» Monti doveva proteggerci dai ricatti finanziari dell'Europa.
Perché questi italiani spaventati dovrebbero tornare a votare per il movimento 5S? Perché tanti media italiani, che hanno portato la voce di Grillo anche in televisione (penso soprattutto ai programmi di Michele Santoro) dovrebbero continuare a guardare con simpatia a questo fenomeno politico? In tale situazione la freschezza, l'ingenuità dei ragazzi del movimento 5S entrati in parlamento, lievito potenziale di un grande cambiamento, rischieranno di apparire drammaticamente inadeguati alle necessità del momento.
E infine: è sicuro Beppe Grillo che la maggioranza degli italiani si sentirebbe tranquilla immaginandolo come il padrone assoluto del sistema politico nazionale? Un leader che controlla i propri militanti come un capo-azienda? Non ne sono proprio sicuro. Che Grillo sconvolga un sistema politico visibilmente decomposto va bene ai più, non ci si poteva augurare di meglio. Ma che egli divenga alla fine il padre-padrone della vita politica italiana è prospettiva che ha perso la sua carica liberatoria e che allunga su di noi più ombre d'inquietudine che non luci di speranza.

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