martedì 9 aprile 2013

Delirio revisionista a Torino di Ezio Locatelli e Juri Bossuto



Vergogna, vergogna, vergogna. Il Consiglio della Circoscrizione 9 di Torino ha deciso di cancellare qualsiasi rapporto con la locale sezione Anpi in merito alla celebrazione del 25 aprile e lo fa con un documento che tra l’altro recita: «…se si sono usati termini come “nazicomunisti” (nell’ambito della discussione in Consiglio, ndr) lo si è fatto nei confronti di gruppi che fanno dell’intolleranza, della violenza, della vigliaccheria la loro prassi quotidiana con una sintesi perfetta dei due mali immondi dello scorso secolo: il nazismo fortunatamente cancellato dal pianeta, ed il comunismo, che (…) ammorba ancora pesantemente vita politica, gangli, istituzioni e poteri della società italiana…». Non solo. Tra i molti strafalcioni il provvedimento parla della necessità di «spiegare ai giovani (…) la grave deviazione di alcuni Partigiani..., che… hanno compiuto…gravi atti militari…fedeli alla linea politica…(del) l’Unione Sovietica, che aveva come unico scopo non la Liberazione…ma la sostituzione di una dittatura con un’altra peggiore: il comunismo».?
Non pago il Consiglio impegna il Presidente e la Giunta a «condannare pubblicamente» il contenuto di una lettera della sezione locale dell’Anpi, nella quale si denuncia la «deriva culturale e morale» e insieme il «tentativo di sottrarre alla nostra associazione, con fini revisionistici, l’organizzazione del 25 aprile nel nostro quartiere».? 
Non ci sono molti commenti da fare a questo provvedimento spazzatura se non che, presentato da un consigliere di centrodestra, è stato approvato anche grazie ai voti dei moderati di Fassino, del Movimento 5 Stelle e, dulcis in fundo, grazie all’astensione o alla non partecipazione al voto determinante di quelle forze che detengono la maggioranza consiliare (Pd, Sel, Idv).?
Al Sindaco della città, al Consiglio Comunale, alle associazioni democratiche chiediamo una immediata presa di distanza. All’Anpi va tutta la nostra solidarietà, con la rivendicazione e l’orgoglio di un’appartenenza politica che non solo ha costituito un pilastro fondante della Liberazione, ma con la quale continueremo a testimoniare un impegno forte per una società più giusta.

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