venerdì 5 aprile 2013

Le parole del grande ingannatore – Su Auschwitz di Marco Rovelli, Micromega

A Roma, in un liceo, una insegnante di matematica ha detto a una ragazza: “Se fossi stata ad Auschwitz, saresti stata attenta”. 
Bisogna meditare sulla frase da lei detta a sua discolpa: “Ho detto quella frase per indicare un posto organizzato, dove regnava l’ordine”. Era molto meglio dire, semplicemente: “Sì, sono razzista e nazifascista”. Ma dire che il cuore del Male sia Ordine, è la follia al suo culmine: è la notte della violenza che si pretende rischiaramento e luce meridiana, è la menzogna suprema. 
La frase che la docente ha detto è assai peggiore del dire “sono razzista e nazifascista”, perché ha aderito davvero all’istanza più profonda e intima del progetto nazista: che la soluzione finale fosse l’Ordine naturale, che quel raschiare via – come pidocchi – tutti gli “sgorbi” della natura non fosse che il culmine della Razionalità, che in quella catastrofe di Caos fosse in realtà il trionfo del Cosmos, del rimettere ogni cosa al suo posto, del far Luce, ultima e finale, sul mondo pervertito che sarebbe apparso finalmente combaciare con se stesso.
La signora non è stata punita. Si è messa in malattia, prima di andare in pensione. Che abbia un riposo sereno, per quanto possibile. Noi non possiamo che gioire al pensiero che la scuola sia liberata da certe infamie.

Nessun commento: