domenica 9 marzo 2014

"Lista Tsipras, il primo tempo di una lotta di lunga durata per la sinistra antagonista in Ue". Parla Fabio Amato




Qual è il senso principale della lista Tsipras in Italia?
Una sfida, innanzitutto, che ripropone i temi della lista e della candidatura di Tsipras come candidato della Sinistra europea alla Commissione, e di questa lista italiana che allarga anche ad altri soggetti e forze che hanno voluto condividere la sua candidatura come l’espressione più genuina di una proposta di sinistra per uscire dalla crisi.
Quali saranno gli avversari della lista Tsipras in Europa?
Oggi esistono due posizioni sull'Europa, quella degli europeisti liberisti, che sono il partito popolare, il partito socialista europeo, i liberali, che hanno costruito materialmente in questi venti anni l’Europa così come è, ovvero l’Europa strutturata sulla moneta invece che sulla materialità dei bisogni sociali; dall’altra, quelli che pensano che basti il ritorno agli stati nazione per risolvere un problema che invece è di di indirizzo delle politiche economiche e di rapporti tra le classi. In questi venti anni l’Europa è stata uno strumento potente di ridefinizione dei rapporti sociali a favore del grande capitale e dei potenti, le cui spese le hanno pagate i popoli. Il caso della Grecia è emblematico. Per invertire e cambiare questa Europa, che giustamente Barbara Spinelli ha definito ‘dell’ingiustizia’, c’è bisogno invece di invertire le politiche economiche e iniziare una lotta dal basso contro l’alto. L’obiettivo è conquistare democrazia e giustizia sociale. Per adesso l’Europa è solo competizione e mercato.
Superata in Italia la prima fase dei problemi e delle polemiche, riuscirà questa lista a scrollarsi il piombo nelle ali?
Vedo sul blog lo slogan “La lista che fa sognare la sinistra”. E’ una parola importante che ci sia, perché è una lista di sinistra e Tsipras è un candidato della sinistra radicale europea e della Sinistra europea. E quindi tutti i problemi che ci sono stati si superano con la candidatura stessa di Alexis. Gli altri temi, ovvero la querelle sulle candidature non mi ha appassionato. C’è stata forse una eccessiva centralizzazione ma questo non ci ha impedito di arrivare a un risultato unitario che è importante.
C’è stata una apertura importante verso i movimenti.
C’è tutto quello che si è opposto in vario modo alle politiche di austerità, alle politiche di saccheggio del territorio, penso alla presenza del movimento No Tav con la candidatura di Nicoletta Dosio; penso alla compagna Morandin, nel Nord-Est, operaia dell’Electrolux, che è il simbolo del ricatto che sta facendo il padronato europeo ai lavoratori e ai precari; penso ad Antonio Mazzeo, rappresentante del No Muos. Ci sono le varie vertenze sociali e ambientali aperte in Italia. Non tutte, ma sicuramente alcune delle più importantici sono.
Una parte della sinistra radicale e antagonista all’inizio ha snobbato la lista Tsipras in Italia salvo poi avere un atteggiamento di attenzione…
La sinistra radicale in parte c’è e in parte non c’è. Sarebbe stato un bene che ci fosse stata tutta, certo. E’ un pezzo di un percorso che non è assolutamente finito con l’esperienza della lista. La lista è una parte della battaglia in Europa contro la grande coalizione delle banche. E chiaramente più forte uscirà la sinistra radicale europea e quindi anche la lista Tsirpas in Italia che si colloca da questa parte e più cambieranno i rapporti di forza politici che per il momento vedono la dominanza dei partiti europeisti liberisti. Poi tutto il tema della costruzione del soggetto politico è davanti a noi. E’ parte di questa campagna ma si risolverà poi.
Sel si trova davanti a percorsi netti…
C’è stato un congresso in cui la base ha chiesto Tsipras. Scegliere Tsipras vuol dire scegliere nettamente l’opposizione a Shultz e a Renzi che è il suo rappresentante in Italia.
Uno scenario è che Tsipras ottenga una importante affermazione, e quindi...Spero che questo aiuti che in Grecia si possa rompere con la grande coalizione e avere un governo di sinistra. Ed è un bene che non sia isolato e quindi ci sia una affermazione delle forze solidali con lui in tutta Europa. E’ chiaro che applicare il programma di Syriza, cioè della messa in mora del memorandum, ci vogliono rapporti di forza decisamente diversi da quelli attuali. E la Grecia non può essere lasciata sola in questo. E un eventuale governo della sinistra greca deve avere un sostegno popolare in Grecia ma anche negli altri paesi europei che ne condivida le battaglie. E quindi diciamo, penso che questa battaglia che facciamo in Europa e in Italia ha anche questo senso.
Dirigi il dipartimento Esteri del Prc ed anche responbile della campagna elettorale in Europa, qual è il grado di attenzione a livello internazionale?
I tedeschi lo considerano il menico pubblico numero uno, perché mette in discussione l’Europa germano-centrica. Il consenso intorno a Tsipras sta crescendo. Per esempio in Slovenia, dove c’era una sinistra frammentata questa settimana c’è stata una importante iniziativa che ha superato quella frammentazione in nome della candidatura di Tsipras. Il fatto che a sinistra non i veda solo Shultz, che è un voto per Angela Merkel, è un modo per dire che eiste una terza possibilità, né il rifiuto xenofobo né la continuità.
Il tuo programma come responsabile Europa?
Lotta contro i trattati neoliberisti. Europa che mette al centro, piena occupazione, giustizia sociale, democrazia che non c’è. La forza è che questo programma può accumulare forze di sinistra in tutta Europa. Conosco Alexis da quindici anni e ragionavamo su come rompere lo schema liberista. Oggi i fatti ci stanno dando ragione.
Nello schema di una sinistra antagonista europea, manca ancora un movimento europeo...
L’offensiva l’Europea fino ad oggi ha provocato risposte nazionali. Anche se alcune risposte a livello europeo ci sono state, come quella contro la Bolkestein, i trattati europei. C’è da fare un salto di qualità. Noi parliamo dello sciopero generale europeo. La Ces l'ha fatto, ma troppo timidamente. Il capitale frammenta e divide. E quindi serve un livello superiore di coordinamento e di unità delle lotte europee. E anche la capacità di rottura. Per cambiare l’Europa serve anche un momento di rottura.
Una domanda "fuorisacco" ma obbligatoria. Cosa sta accadendo in Ucraina e in Crimea?
Qualcosa di paradossale, certamente. L’Ucraina è nel cuore dell’Europa, un territorio sensibilissimo da sempre. C'è stato un gioco alla provocazione che ha visto vincere forze apertamente neonaziste, che hanno preso il potere, con l’idea sbagliata di voler arrivare alle porte della Russia con la Nato. L’allargamento ad Est è stato l’allargamento non dell’Unione europea ma della Nato come alleanza militare. E questo ha messo in discussione la sicurezza comune europea così come definita. Un gioco rischiosissimo in cui emergono forze oscure neonazioste spalleggiate dalle istituzioni europei. E' una follia e dimostrata la falsità della propaganda dei diritti umani che non vedono i pogrom dei nazisti ucraini contro sindacati e sinagoghe.

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