mercoledì 6 agosto 2014

Antonio Labriola e il ritorno alle fonti originarie di Marx —  Stefania Miccolis

Memoria. Per mancanza di fondi interrotta l’uscita delle opere complete. Pubblicati solo l’epistolario e la prima raccolta degli scritti del filosofo italiano
A Roma, in Corso Vit­to­rio Ema­nuele, c’è una iscri­zione al n. 251: «In que­sto edi­fi­cio abitò dal 1892 fino alla morte, Anto­nio Labriola (1843–1904), mae­stro di libertà e di socia­li­smo, inter­prete ori­gi­nale del mar­xi­smo, inno­va­tore nel pen­siero e nell’azione, docente di filo­so­fia in lun­ghi anni di inse­gna­mento e di dia­logo con acca­de­mici e stu­denti». Que­sta targa venne scritta nel 2004 da Ste­fano Mic­co­lis, con­si­de­rato uno dei mag­giori stu­diosi del filo­sofo cas­si­nese, in occa­sione del cen­te­na­rio dalla morte. Ma solo tre anni dopo a seguito di un con­ve­gno all’Università di Cas­sino, fu isti­tuito dal Mini­stero dei beni cul­tu­rali un comi­tato di stu­diosi a cui fu dato l’incarico di pro­get­tare l’Edizione Nazio­nale delle Opere di Anto­nio Labriola.
Il suo epi­sto­la­rio (un’opera monu­men­tale, cin­que volumi curati editi da Biblio­po­lis) evi­den­zia con­tatti con molti dei più impor­tanti intel­let­tuali d’Europa. E nella cul­tura ita­liana diversi sono stati i suoi disce­poli. «Suo disce­polo è cer­ta­mente Bene­detto Croce, ma anche Gio­vanni Gen­tile, il cui scritto sulla Filo­so­fia della pra­xis e gli scritti sul mar­xi­smo, non sono nem­meno pen­sa­bili senza il magi­stero di Labriola», scrive Luigi Punzo, orga­niz­za­tore e cura­tore del primo volume delle opere.
Fino ad ora sono stati pub­bli­cati un volume inti­to­lato Da un secolo all’altro, che con­tiene gli scritti filo­so­fici dell’ultimo periodo 1897–1903, tra i quali le lezioni ine­dite sull’«imperialismo»; entro l’anno uscirà il secondo volume con gli scritti gio­va­nili su Zel­ler e Spi­noza. Ma l’edizione (sem­pre con Biblio­po­lis) conta già i cin­que tomi del car­teg­gio e i due «qua­derni», il primo dei quali con­tiene il rege­sto dei mano­scritti di Labriola che sono con­ser­vati all’Istituto di Sto­ria Patria di Napoli, che saranno pub­bli­cati par­zial­mente nel 12° e 13° volume. Gli ine­diti rela­tivi ai corsi uni­ver­si­tari di Labriola sono signi­fi­ca­tivi per rico­struire l’itinerario teo­re­tico del filo­sofo, «per­ché Labriola più che essere uno scrit­tore pro­li­fico era un par­la­tore pro­li­fico e molto legato al suo impe­gno uni­ver­si­ta­rio, e i corsi sono una miniera di idee per tanti stralci di inte­ressi, come quelli sulla Rivo­lu­zione fran­cese o su Vico, non testi­mo­niati in maniera così per­va­siva negli scritti noti, ma di grande rilievo invece nei corsi». Ci sono in can­tiere almeno altri cin­que volumi che sareb­bero stati messi in opera già quest’anno, ma si è fer­mato tutto per­ché non ci sono più risorse da quat­tro anni. Non solo quella di Labriola ma tutte le edi­zioni nazio­nali sono bloc­cate.
Eppure baste­reb­bero dieci, dodici mila euro all’anno per esau­rire l’impresa in breve tempo. «Que­sta — afferma Punzo — non è una ricerca di acca­de­mici filo­lo­gi­ca­mente inte­res­sati ad un autore. Si tratta del recu­pero delle nostre radici, del nostro pas­sato, della nostra sto­ria, essen­ziali in un’epoca come la attuale in cui tutto sem­bra vacil­lare. Un punto di rife­ri­mento, tra l’altro di alto pro­filo, che rico­strui­sce il tes­suto vivo di quel per­corso della nascita e costru­zione dello stato uni­ta­rio ita­liano, il per­corso della sto­ria d’Italia, non a caso Labriola era allievo degli Spa­venta, il filo­sofo e il poli­tico! Alcuni scritti di Labriola per esem­pio sulla destra sto­rica e sulla dif­fi­coltà di fon­dare uno stato uni­ta­rio laico con delle radici, sono tut­tora validi per capire la sto­ria attuale».
L’edizione delle opere di Labriola dovrebbe essere di pre­messa e di sup­porto a quella pro­po­sta sugli scritti di Anto­nio Gram­sci. Labriola è uno degli autori da Gram­sci ampia­mente accet­tato o criticato.Labriola ha infatti il merito di avere intro­dotto Marx in Ita­lia. Nel «revi­sio­ni­smo» che ha carat­te­riz­zato l’epoca del post mar­xi­smo della prima inter­na­zio­nale, egli assume un signi­fi­cato spe­ci­fico per­ché i suoi scritti sono un invito a ritor­nare «all’autentico Marx» con intui­zioni e anti­ci­pa­zioni spesso illu­mi­nanti, anche se va ricor­dato che allora Labriola non cono­sceva alcuni scritti del filo­sofo tede­sco. I suoi rife­ri­menti, infatti, sono per molto tempo solo «Per la Cri­tica all’economia poli­tica» del 1859 e al «Capi­tale». È in que­sto con­te­sto che va inse­rito il rap­porto tra Labriola e Gram­sci. Se Labriola invita a tor­nare all’«autentico Marx», Gram­sci intra­prende invece una rifles­sione ori­gi­nale sul mar­xi­smo a par­tire pro­prio dagli scritti di Labriola. L’influenza del filo­sofo cata­nese sull’autore dei «Qua­derni dal car­cere» è evi­den­ziata dall’uso dell’espressione «filo­so­fia della pra­xis», mutuata pro­prio da Labriola.
Infine è bene ricor­dare che Labriola oltre che filo­sofo è stato anche un peda­gogo (è stato il fon­da­tore del Museo di peda­go­gia). Un’attenzione che ha un riflesso anche sulla sua con­cen­zione dell’insegnamento. Nella pro­lu­sione all’anno acca­de­mico dell’Università di Roma, nel 1896 — uno dei discorsi «più ele­vati che si sieno mai sen­titi nelle aule delle Uni­ver­sità ita­liane», lo definì Croce — invitò a con­si­de­rare l’insegnameno come un mis­sione: «Noi siamo qui per ren­dere un ser­vi­gio a voi (…). Voi, con l’applicazione pra­tica ed effi­cace delle cono­scenze acqui­state qui den­tro, fate poi ren­dere agli altri i frutti di ciò che l’opera nostra, spesa in pro’ vostro, costa, sotto tanti aspetti, alla società tutta intera».

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