giovedì 11 giugno 2015

Sì Unions, tra società e politica la distanza si stringe di Alfonso Gianni, Il Manifesto


Non si sa se ridere o pian­gere quando si legge sulla stampa “mag­giore” che l’unico inte­resse rivolto alla Assem­blea della coa­li­zione sociale di sabato e dome­nica a Roma è ancora incen­trato sulla pre­senza silente tra il folto pub­blico di Ore­ste Scal­zone e Franco Piperno. Quella assem­blea ha tutta la pos­si­bi­lità e il diritto di essere valu­tata su ben altri criteri.
Diciamo pure che era comin­ciata un po’ in sor­dina. Il docu­mento pre­pa­ra­to­rio non era di quelli che hanno la forza di farti sob­bal­zare sulla sedia. Forse era un tat­tica di voluta pru­denza. Poi, soprat­tutto nel pas­sag­gio tra la prima e la seconda gior­nata, l’ Assem­blea ha preso quota e acqui­stato senso. Cer­ta­mente ha influito la ricca discus­sione che si è tenuta nei vari gruppi tema­tici nel pome­rig­gio di sabato, ben sin­te­tiz­zati dai report della mat­tina seguente. Alcuni dei quali pos­sono essere con­si­de­rati come un appro­fon­di­mento spe­ci­fico di una pro­po­sta di alter­na­tiva le cui fila si vanno tes­sendo in varie sedi e modalità.
Avendo par­te­ci­pato come osser­va­tore a uno di que­sti gruppi e sulla base dei report, balza agli occhi che le tema­ti­che sono le stesse che ven­gono affron­tate in altri incon­tri che si defi­ni­scono o ven­gono con­si­de­rati diret­ta­mente poli­tici. In altre parole quella distin­zione fra il poli­tico e il sociale, un po’ inges­sata nelle pro­lu­sioni ini­ziali, si è molto assot­ti­gliata nel pro­se­guio della discus­sione, mano a mano che si entrava nel merito di ana­lisi e di proposte.
Non c’è da stupirsi.
I temi per la costru­zione di una oppo­si­zione e di una alter­na­tiva poli­tica e sociale non pos­sono in realtà che essere gli stessi, deri­vando entrambi dalle palesi con­trad­di­zioni del mondo con­tem­po­ra­neo. La distin­zione – che non va risolta nell’autonomia del poli­tico o per con­verso nell’assolutizzazione del pri­mato del sociale – sta nella diver­sità dei piani con cui gli stessi temi e obiet­tivi ven­gono affron­tati e por­tati avanti. La lotta al job act — per fare solo un esem­pio — va fatta, per essere effi­cace, sul ter­reno cul­tu­rale, quanto su quello sociale; a par­tire dai luo­ghi di lavoro e dai ter­ri­tori; deve coin­vol­gere la dimen­sione sin­da­cale e quella giu­di­ziale; avrebbe dovuto – e qui il punto dolente — tro­vare più ener­gica ed effi­cace oppo­si­zione a livello par­la­men­tare; potrà rag­giun­gere una piena dimen­sione di massa se si giun­gerà – come da più parti si sta riflet­tendo – ad un refe­ren­dum abrogativo.
Non c’è solo biso­gno di una ovvia mol­ti­pli­ca­zione delle forze e dei punti di attacco utili per otte­nere un risul­tato, ma soprat­tutto è in atto una ride­fi­ni­zione del sistema di potere capi­ta­li­stico nelle società mature che si è defi­ni­ti­va­mente sepa­rato dalla demo­cra­zia — pur nei limiti con cui l’abbiamo cono­sciuta e pra­ti­cata -; che nega alla radice la dua­lità fra capi­tale e lavoro, quindi il con­flitto; che vuole costruire un suo spa­zio , a-democratico ed extra­giu­di­ziale, oltre che no unions, per rego­lare, se pos­si­bile indi­vi­dual­mente, il rap­porto con il lavo­ra­tore. Il quale non è solo colui che lo è effet­ti­va­mente, ma chi aspira ad esserlo, o lo è in modo inter­mit­tente o chi sta per per­dere quella condizione.
In altre parole la poli­ti­ciz­za­zione del sociale è un pro­cesso neces­sa­rio e ine­vi­ta­bile se si vuole con­trap­porre un nuovo potere costi­tuente ad un potere costi­tuito nelle attuali con­di­zioni di dege­ne­ra­zione delle isti­tu­zioni e delle forme del potere poli­tico, di cui ha anche par­lato Ste­fano Rodotà nel suo inter­vento all’Assemblea andando ben al di là della tra­di­zio­nale denun­cia della cor­ru­zione e dell’italico stato duale.
Anche cam­biando l’oggetto dell’intervento, che so io la “buona scuola”, l’Italicum oppure la pri­va­tiz­za­zione dei beni comuni, il ragio­na­mento di fondo non cam­bia, tanto per i sog­getti sociali che per quelli poli­tici.
Solo che se i primi non stanno benis­simo – altri­menti non si par­le­rebbe di nuova coa­li­zione sociale e per­fino di rifon­da­zione del sin­da­cato – i secondi man­cano del tutto. Per que­sto Renzi — pur avendo perso milioni di voti tra un’elezione e l’altra; pur affi­dan­dosi ad una mag­gio­ranza che si è fatta ancora più esile al Senato; pur appa­rendo meno “piglia­tutto” (defi­ni­zione che pre­fe­ri­sco a quella di par­tito della nazione, visto che qui siamo di fronte ad una arti­co­la­zione delle éli­tes euro­pee) di quanto lo era poche set­ti­mane fa — non ha per ora mol­tis­simo da temere. Se non della pro­pria arroganza.
Nei pros­simi mesi può aprirsi una inte­res­sante e stra­te­gica cam­pa­gna refe­ren­da­ria, dalla legge elet­to­rale alle contro-riforme della Costi­tu­zione; dai decreti attua­tivi del job act allo scem­pio della legge sulla scuola. Dipen­derà in primo luogo dai sog­getti sociali pro­muo­vere con­cre­ta­mente que­sto per­corso. Ma cosa suc­ce­derà se non ci sarà in campo — quindi ben prima della tor­nata elet­to­rale poli­tica, al netto di ele­zioni anti­ci­pate — una forza poli­tica dotata di cre­di­bi­lità e di una qual­che con­si­stenza che sap­pia a sini­stra essere pro­ta­go­ni­sta di que­ste bat­ta­glie? A parte il fatto che la legge elet­to­rale chiama diret­ta­mente in causa la rap­pre­sen­tanza poli­tica, anche nell’ipotesi di una vit­to­ria ci potremmo tro­vare nella situa­zione nella quale già siamo, dove avendo pur vinto il refe­ren­dum sull’acqua, non si rie­sce ad appli­carne tutte le neces­sa­rie con­se­guenze sul piano operativo.
So bene che c’è biso­gno di nuovi pro­ta­go­ni­sti e che dun­que quelli che con luci e soprat­tutto ombre hanno popo­lato fin qui lo spa­zio enorme che si è aperto alla sini­stra del Pd fareb­bero bene a sce­gliere per sé com­piti da seconda e terza fila, peral­tro non meno entu­sia­smanti. Ma potreb­bero dare il là — e sarebbe un bel pas­sag­gio di testi­mone — all’avvio con­creto di un pro­cesso di riu­ni­fi­ca­zione delle disperse mem­bra della sini­stra d’alternativa, quale parte ini­ziale di un pro­getto ben più ambi­zioso di rico­stru­zione della sini­stra in Ita­lia. Farlo con una dichia­ra­zione con­giunta che con­tem­po­ra­nea­mente pro­ponga una grande assem­blea di tutte e di tutti entro l’estate, sarebbe la migliore rispo­sta posi­tiva, da parte di chi opera pre­va­len­te­mente nel deser­ti­fi­cato ter­reno poli­tico, all’Assemblea della coa­li­zione sociale.

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