mercoledì 10 giugno 2015

Ttip, il Parlamento Ue rimanda il voto: una doppia vittoria di Stop TTIP


Oltre al danno, la beffa: la Commissaria al Commercio Cecilia Maelstrom si burla del Parlamento Europeo. Si perché stamattina a Strasburgo si doveva votare la Risoluzione parlamentare sul Ttip. Non un atto vincolante, ma un modo per spiegare proprio alla Commissaria e al suo team che cosa il Parlamento pensi sia giusto negoziare e che cosa no con gli Usa nel tavolo del Trattato transatlantico su scambi e investimenti, meglio conosciuto come TTIP.
Ieri nel tardo pomeriggio, però, arriva la notizia bomba: il presidente del Parlamento, il socialdemocratico Martin Schulz, ha trovato un cavillo nel regolamento per rimandare il voto, e per rinviare il testo della Risoluzione alla Commissione Commercio Internazionale (INTA) per un supplemento d’esame. Troppi gli emendamenti, si legge nella motivazione della decisione presa senza passare dall’aula, ma con l’accordo dei capigruppo di maggioranza. In realtà le nostre fonti in Parlamento ci confermano da subito che il gruppo socialdemocratico è spaccato, l’europresidente teme i franchi tiratori, e ne sono spaventati anche i popolari e i liberal.
Troppo forte il tam tam dell’opinione pubblica e pesano quantità e qualità di tweet, telefonate e email ricevute dai parlamentari da migliaia di cittadini di tutta Europa che chiedono loro di ripensare i pilastri del negoziato in corso: arbitrato privato per proteggere i diritti degli investitori, cooperazione regolatoria fuori controllo, nessuna tutela per etichettature e standard dei prodotti, sicurezza alimentare, indicazioni geografiche e servizi pubblici.
Temono che la Risoluzione attuale – in effetti una pacca sulla spalla alla Commissaria Maelstrom, accanita liberalizzatrice che vuole le mani più libere possibili da possibili paletti imposti dal Parlamento – possa essere bocciata o, orrore orrore, addirittura migliorata nell’interesse dei cittadini.
Quindi Schulz mette opposizione interna ed esterna davanti al fatto compiuto e stamattina alle 8, in un’aula tramortita e – si vocifera – con tanti, troppi, assenti illustri, il presidente dell’assemblea Antonio Tajani annuncia non soltanto che il volo sulla Risoluzione è rimandato, ma che pone in votazione, a voto palese, addirittura una mozione d’ordine di maggioranza per rinviare il dibattito. Di lì scoppia il putiferio. Gli interventi che si susseguono mostrano non soltanto lo scontento di sinistra, destra, verdi e anche di parte dei liberal e S&D dissidenti per lo spostamento del voto, ma lo sconcerto per la sottrazione del dibattito, che molti di loro volevano si trasformasse in un dibattito di merito sui problemi che il TTIP presenta dal punto di vista pratico e politico.
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Molti dei “dissidenti” indossano la maglietta Stop TTIP della Campagna italiana, che nelle ore precedenti li ha raggiunti via aereo come incoraggiamento delle associazioni nazionali a sostenere la posizione condivisa, ormai, da milioni di cittadini europei: la petizione popolare che chiede la sospensione delle trattative viaggia ormai, da molte ore ben speditamente oltre i 2 milioni di firme e la campagna è in azione coordinata da 32 Paesi dell’Unione. Altri chiedono la parola e sventolano cartelli. Si vota, la scelta di non discutere passa per soli due voti e la seduta viene sospesa in fretta e furia da Tajani mentre molti parlamentari, persino in centro, restano seduti ai banchi per un bel po’, in segno di dissenso. La Commissaria si gode lo spettacolo e su twitter dileggia con un emoticon sorridente il Parlamento, che decide di spostare la votazione e poi discute se discuterci su. Scatenando, come era ovvio, la reazione stizzita di movimenti dei consumatori, pacifisti, parlamentari stessi che ne sanzionano la leggerezza.
Per la Campagna Stop TTIP questa è una doppia vittoria: perché si è fermata una pessima relazione, e perché la mobilitazione intensa delle scorse settimane ha portato molti eurodeputati a pensarci su e a votare, alla fine, secondo coscienza e oltre le famiglie politiche. Il voto era palese, d’altronde, quindi sarà facile capire chi ha fatto la cosa giusta e chi no.
Fuori dal Parlamento europeo, a Strasburgo ma anche a Bruxelles, gli attivisti festeggiano la vittoria politica. La raccolta firme va avanti, come d’altronde tutte le attività di sensibilizzazione e informazione della Campagna in tutta Europa, tanto che per sostenerla si lanciano iniziative di crowdfunding, dibattiti, cene, feste estive e banchetti lungo tutta l’estate.
Occhi puntati a Bruxelles dove a luglio, dal prossimo 13 luglio, la Commissaria Maelstrom accoglierà i negoziatori Usa per il nuovo ciclo di negoziati TTIP, e i cittadini cercheranno di far pesare questa vittoria politica anche in quella riservata sede.
 
Ttip, salta il voto al Parlamento europeo. Scontro socialisti e popolari sull'arbitrato. Forenza: "La lotta continua"
Salta il voto del Parlamento europeo sull’accordo commerciale di libero scambio tra gli Stati Uniti e l’Europa. Era previsto per oggi, ma se ne riparlerà alla prossima sessione perché non si è raggiunta un’intesa politica tra i gruppi, in particolare tra i popolari e i socialisti.
Al termine di due giorni di febbrili trattative è stato il presidente Martin Schulz ad assumersi la responsabilità di rinviare il primo voto della Plenaria di Strasburgo sul controverso accordo. Ufficialmente la ragione del rinvio sta nell'eccessivo numero di emendamenti presentati al testo. Ma al di là delle motivazioni formali, dietro la mossa di Schulz ci sarebbe la volontà di superare l'impasse che s'era creato all'interno della maggioranza Pse-Ppe sul tema cruciale dei contestatissimi Isds, gli arbitrati privati sul tema degli investimenti. Insomma, s'è deciso di non decidere, con un gesto che comunque stride non poco con l'appello ad andare avanti speditamente lanciato l’altro giorno dal summit del G7. "La decisione di oggi – commenta Eleonora Forenza, eurodeputata dell'Altra Europa con Tsipras (Gue) - dimostra come le larghe intese abbiano paura della democrazia. L'accordo tra socialisti e popolari evidentemente vacilla. La battaglia contro questo trattato che mette a rischio i diritti dei cittadini europei continua". Dura anche Tiziana Beghin, europarlamentare e capodelegazione del Movimento 5 Stelle in Europa: "I sostenitori del Ttip al Parlamento europeo hanno capito di non avere più la maggioranza per approvarne le linee guida e hanno deciso di rinviare il voto. E' come se un calciatore portasse via il pallone per paura di perdere la partita. Ora è ufficiale: il Ttip è in agonia". Per i Verdi Ue, soffia "un vento di panico al Parlamento Ue". Sparge acqua sul fuoco, Alessia Mosca, europarlamentare Pd che da mesi segue con attenzione questo delicatissimo dossier, secondo cui il rinvio del voto "è stato necessario per cercare un risultato ottimale e mantenere il ruolo di controllo" di Strasburgo. Infine, resta ottimista sui tempi di approvazione dell'accordo, il viceministro per lo sviluppo economico, Carlo Calenda che da Chicago ritiene "realistico chiudere l'intesa "entro l'inizio del 2016".
Alla vigilia di quella che avrebbe dovuto essere la giornata decisiva, il coordinatore delle politiche europee e internazionali della Cgil nazionale, Fausto Durante aveva inviato una lettera a tutti i parlamentari europei eletti in Italia per chiedere che la risoluzione del Parlamento europeo escludesse dall'eventuale accordo finale proprio il meccanismo Isds, ossia l'arbitrato internazionale a favore delle imprese nelle controversie con gli Stati nazionali”. “Il Parlamento voterà il rapporto europeo sul Ttip – si legge nella lettera di Durante - si tratta di un rapporto molto importante, che influenzerà i negoziati sull'accordo di libero scambio tra l'Unione europea e gli Stati Uniti d'America. Se è vero che il rapporto contiene alcune risposte positive circa i diritti del lavoro e la piena ed effettiva ratifica delle otto convenzioni fondamentali dell'Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), noi pensiamo che sia necessario correggere quanto previsto al paragrafo 1 (d) (xv) del rapporto".
"L'attuale formulazione può essere interpretata come un mezzo per introdurre nell'accordo il meccanismo Isds, Investor-State Dispute Settlement. Come lei saprà - prosegue Durante nella missiva rivolta ai parlamentari - si tratta di un tema estremamente controverso, la cui presenza nel testo finale dell'accordo influenzerebbe negativamente le valutazioni sull'accordo stesso da parte del movimento sindacale europeo. La Confederazione europea dei sindacati insieme al sindacato americano Afl-Cio e alle Confederazioni sindacali dei diversi Paesi europei, inclusa la Cgil, hanno espresso una forte opposizione all'Isds, come testimoniato anche dagli oltre due milioni di cittadini europei che hanno siglato un'apposita petizione.

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