lunedì 18 febbraio 2013

Elezioni e legalità. Noi siamo i mandanti di Antonello Caporale, Il Fatto Quotidiano

Noi siamo i mandanti, spettatori ignavi dell’omicidio della legalità in Italia, o persino collusi con personaggi che hanno ridotto a brandelli le Istituzioni issando la bandiera italiana sulle loro case ridotte a covo di mignotte. E’ stato Bisio, un comico, a dirlo ieri. E dal palco di Sanremo, il luogo in cui la parola si fa più potente e pervasiva, l’esatto centro delle nostre attenzioni. Un comico, non un politico. Per chi è in campagna elettorale è pericoloso prendersela con gli elettori, specialmente se lo ascoltano plaudenti, osannanti. Gli elettori, cioè noi, hanno sempre ragione. Siamo tutti torturati dal fisco, malmenati dai potenti, estromessi nelle classifiche del merito. Noi siamo coloro che patiscono, loro coloro che infieriscono. Noi indichiamo coll’indice il bene e il male: noi di qua (il bene), loro di là (il male). Non è così purtroppo e non ci sazierà un voto di protesta, espresso con ardore e anche con ferocia. Non salverà la nostra anima, non porrà riparo alla nostra responsabilità di aver ridotto il Parlamento in un letamaio.
Noi chi, direte? Parla per te. Se parlassi solo per me potrei affermare di sentirmi innocente: ho scritto libri dal titolo non equivoco (Impuniti, per esempio) e articoli. Ho consumato per anni inchiostro e parole. E se ciascuno di voi parlasse solo per se stesso troverebbe ugualmente motivi di conforto al proprio comportamento, e di estraneità a quello collettivo.
Eppure la colpa non si pesa in etti né si divide: i colpevoli sono molto più degli innocenti, nessuno si senta assolto.
Per esempio ieri, nella folla torinese debordante di piazza Castello, quanti hanno applaudito Grillo senza aver memoria di come hanno votato due anni fa, cinque anni fa, dieci anni fa, quindici anni fa? Loro non ricordano e Grillo non aiuta a ricordare: siete tutti innocenti, dice. Tutti tartatassati, tutti vittime, tutti poveracci. Ricordo il suo sbarco in Sicilia, la sua nuotata dello Stretto, e la sua accusa: la mafia l’hanno portata gli americani. I mafiosi sono parsi dei marziani, gente che ha prosciugato la Sicilia mentre i siciliani lottavano per la sopravvivenza. Non una parola contro una fetta importante e ahimè maggioritaria di una società spesso connivente. Distratta nella gioia di assistere a uno sperpero infinito. Siciliani, votatevi voi. Ha detto così. E ha fatto bene. Ma doveva aggiungere: Siciliani, ricordatevi delle facce che finora avete sostenuto, di quei volti inguardabili, indigeribili. Ricordate della melma che avete contribuito a far avanzare, delle brutte pratiche a cui avete aderito.
Non l’ha detto lui, figurarsi se lo dice Bersani. Quanta responsabilità ha il Pd, e i suoi antenati (Ds, Pds fino al Pci) per aver avallato, anche qui colpevolmente, prassi di governo ingiustificabili. Ma quanta responsabilità abbiamo avuto noi, elettori di quei partiti, a non aver censurato il loro comportamento, a non averli sopraffatti con la protesta e il non voto quando tacevano di fronte al più incredibile e maestoso conflitto di interessi? Abbiamo votato sempre, a testa china, convinti del voto utile. Ed eccoci qua. Eccoci qua a vedere il Berlusconi ancora con noi, Caimano urlante tra folle plaudenti. E invece di scaricargli addosso quintali di pernacchie  per aver contribuito a ridurre così questo Stato, ascoltiamo con pazienza e tentiamo di confutare persino il suo pensiero. Il pensiero? E quale? Persino tra noi c’è chi vota e voterà lui, il Cavaliere benefattore. Applausi.
Se dunque volessimo tenere la lista delle nostre responsabilità, tragicamente ci troveremmo a figurare davanti ai nostri figli come mandanti esclusivi di questo disastro. L’ha dovuto dire un comico, Claudio Bisio. Voleva farci piangere e ci è riuscito.

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