venerdì 22 febbraio 2013

Mettiamoli in minoranza di Giorgio Cremaschi

Si apprende che i fondi e le agenzie della speculazione finanziaria internazionale stanno sondando l’Italia per sapere che fare dopo il voto, se far salire lo spread, o lucrare sulla fuga di capitali, o altro ancora.
Questo perché, anche se la campagna elettorale ha fatto finta di dimenticarsene, il nostro paese fa sempre parte della schiera dei paesi debitori del sud Europa, precipitati in una depressione senza fine per colpa delle politiche di austerità e rigore.
Paesi tra i quali spicca ancora la Grecia, nella quale nulla è migliorato e che si prepara ad un nuovo sciopero generale contro il massacro sociale in corso senza interruzione da tre anni. Massacro che è stato voluto e amministrato da governi che hanno deciso di obbedire ai diktat di quegli stessi signori che ora stanno testando il nostro voto.
La terzomondizzazione della Grecia, secondo la brutale definizione di alcuni economisti, è una infamia che pesa su tutte quelle classi dirigenti di destra e sinistra che in Europa l’hanno voluta o accettata. È una macchia che colpisce tutta la retorica europeista, è il segno di una caduta generale della nostra democrazia, sottoposta al potere delle banche e della finanza internazionale.
Sappiamo benissimo per quale voto e quale governo vota questo potere. Esso vuole un governo Bersani Monti che continui la politica delle “riforme”, magari come ci chiede la OCSE rendendo ancora più facili i licenziamenti. Cioè proseguendo nella strada che ci sta sempre più avvicinando alle condizioni sociali della Grecia.
Berlusconi è fuori gioco per questi signori perché travolto dalle incapacità personali, dagli scandali, dal conflitto di interessi. Il rischio che torni al governo è pressoché nullo, basta parlare con le persone normali che faticano tutti i giorni per capirlo.
Ma un governo Bersani Monti, coperto a sinistra dal contributo di Vendola e sostenuto dalla concertazione con CGIL CISL e UIL, sarà forse rassicurante per i “mercati”, ma per noi?
Secondo un appello sottoscritto, tra gli altri, da Rodotà, Eco, Zagrebelsky, a questo punto la sola cosa utile da fare sarebbe quella di votare il centrosinistra, per dare forza e credibilità all’unico progressismo realisticamente praticabile di fronte al potere dello spread. Con tutto il rispetto per gli insigni firmatari dell’appello, non ci siamo proprio e almeno per tre ragioni di fondo.
La prima è che nel programma Italia Bene Comune c’è scritto a chiare lettere che tutti gli impegni assunti in Italia e in Europa si mantengono. Quindi il fiscal compact, il pareggio di bilancio costituzionalizzato, il vincolo usuraio del debito non si toccano, e con essi non si tocca il vero cuore dell’agenda Monti, da cui prendono linfa tutte le politiche di austerità e rigore.
In secondo luogo è difficile dimenticare che Bersani Monti e Berlusconi han governato assieme decidendo terribili controriforme sulle pensioni sull’articolo 18 e hanno impostato  una politica di tagli sociali chiamata spending review, i cui danni hanno appena iniziato a manifestarsi.
Tutta la campagna elettorale si è svolta attorno alla Imu, ma nessuno di questi tre ha minimamente accennato a voler cancellare le controriforme sociali approvate.
Infine bisogna sempre ricordare che questo confronto elettorale avviene sulla base di una vergognosa legge truffa, che Bersani e Berlusconi in primo luogo, Monti in seconda battuta, si sono ben guardati dal modificare per evidenti interessi di bottega. Sulla base di essa il probabile vincitore, stando ai sondaggi il centro sinistra, dovrebbe ottenere il 55% dei seggi alla camera con meno del 35% dei voti validi. Che a loro volta corrisponderebbero a meno del 20% di tutto il corpo elettorale.
No, non c’è nessuna stabilità e neppure credibilità democratica in un risultato come questo, che stravolge il senso profondo della nostra democrazia costituzionale, che non è quella degli Stati Uniti. Ed è uno stravolgimento del principio della rappresentanza che non viene sanato se, invece che la destra berlusconiana, questa volta dovesse vincere il centrosinistra.
Aggiungo che i tre schieramenti che hanno sostenuto il governo Monti, approvato il fiscal compact e la riforma costituzionale del pareggio di bilancio senza neppure sognarsi di chiedere con un referendum il consenso ai cittadini, sono meno della metà di tutto il corpo elettorale.
Non si sanano i guasti profondi della nostra democrazia affidandone il risanamento al solito centrosinistra che in questi venti anni berlusconiani ha governato per quasi la metà del tempo.
Ci vuole una rottura democratica profonda, che restituisca al popolo il potere vero di contare e decidere, sottraendo questo potere ai decisori occulti che ancora una volta si preparano ad imporre, come in Grecia, i loro interessi con il ricatto dello spread.
Facciamo sì che tutte le principali componenti della classe politica che ha governato negli ultimi venti anni siano punite dal voto e che raccolgano meno del 50% del consenso nel corpo elettorale. E facciamo sì che dalla loro messa in minoranza nel paese parta la riscossa della nostra democrazia costituzionale.
È ora che i padroni dello spread siano messi di fronte ad un paese reale che decide di accettare la loro sfida alla democrazia.

Nessun commento:

Posta un commento