Si apprende che i fondi e le agenzie della speculazione finanziaria
internazionale stanno sondando l’Italia per sapere che fare dopo il
voto, se far salire lo spread, o lucrare sulla fuga di capitali, o altro
ancora.
Questo perché, anche se la campagna elettorale ha fatto finta di
dimenticarsene, il nostro paese fa sempre parte della schiera dei paesi
debitori del sud Europa, precipitati in una depressione senza fine per
colpa delle politiche di austerità e rigore.
Paesi tra i quali spicca ancora la Grecia, nella quale nulla è
migliorato e che si prepara ad un nuovo sciopero generale contro il
massacro sociale in corso senza interruzione da tre anni. Massacro che è
stato voluto e amministrato da governi che hanno deciso di obbedire ai
diktat di quegli stessi signori che ora stanno testando il nostro voto.
La terzomondizzazione della Grecia, secondo la brutale definizione di
alcuni economisti, è una infamia che pesa su tutte quelle classi
dirigenti di destra e sinistra che in Europa l’hanno voluta o accettata.
È una macchia che colpisce tutta la retorica europeista, è il segno di
una caduta generale della nostra democrazia, sottoposta al potere delle
banche e della finanza internazionale.
Sappiamo benissimo per quale voto e quale governo vota questo potere.
Esso vuole un governo Bersani Monti che continui la politica delle
“riforme”, magari come ci chiede la OCSE rendendo ancora più facili i
licenziamenti. Cioè proseguendo nella strada che ci sta sempre più
avvicinando alle condizioni sociali della Grecia.
Berlusconi è fuori gioco per questi signori perché travolto dalle
incapacità personali, dagli scandali, dal conflitto di interessi. Il
rischio che torni al governo è pressoché nullo, basta parlare con le
persone normali che faticano tutti i giorni per capirlo.
Ma un governo Bersani Monti, coperto a sinistra dal contributo di
Vendola e sostenuto dalla concertazione con CGIL CISL e UIL, sarà forse
rassicurante per i “mercati”, ma per noi?
Secondo un appello
sottoscritto, tra gli altri, da Rodotà, Eco, Zagrebelsky, a questo
punto la sola cosa utile da fare sarebbe quella di votare il
centrosinistra, per dare forza e credibilità all’unico progressismo
realisticamente praticabile di fronte al potere dello spread. Con tutto
il rispetto per gli insigni firmatari dell’appello, non ci siamo proprio
e almeno per tre ragioni di fondo.
La prima è che nel programma Italia Bene Comune c’è scritto a chiare
lettere che tutti gli impegni assunti in Italia e in Europa si
mantengono. Quindi il fiscal compact, il pareggio di bilancio
costituzionalizzato, il vincolo usuraio del debito non si toccano, e con
essi non si tocca il vero cuore dell’agenda Monti, da cui prendono
linfa tutte le politiche di austerità e rigore.
In secondo luogo è difficile dimenticare che Bersani Monti e
Berlusconi han governato assieme decidendo terribili controriforme sulle
pensioni sull’articolo 18 e hanno impostato una politica di tagli
sociali chiamata spending review, i cui danni hanno appena iniziato a
manifestarsi.
Tutta la campagna elettorale si è svolta attorno alla Imu, ma nessuno
di questi tre ha minimamente accennato a voler cancellare le
controriforme sociali approvate.
Infine bisogna sempre ricordare che questo confronto elettorale
avviene sulla base di una vergognosa legge truffa, che Bersani e
Berlusconi in primo luogo, Monti in seconda battuta, si sono ben
guardati dal modificare per evidenti interessi di bottega. Sulla base di
essa il probabile vincitore, stando ai sondaggi il centro sinistra,
dovrebbe ottenere il 55% dei seggi alla camera con meno del 35% dei voti
validi. Che a loro volta corrisponderebbero a meno del 20% di tutto il
corpo elettorale.
No, non c’è nessuna stabilità e neppure credibilità democratica in un
risultato come questo, che stravolge il senso profondo della nostra
democrazia costituzionale, che non è quella degli Stati Uniti. Ed è uno
stravolgimento del principio della rappresentanza che non viene sanato
se, invece che la destra berlusconiana, questa volta dovesse vincere il
centrosinistra.
Aggiungo che i tre schieramenti che hanno sostenuto il governo Monti,
approvato il fiscal compact e la riforma costituzionale del pareggio di
bilancio senza neppure sognarsi di chiedere con un referendum il
consenso ai cittadini, sono meno della metà di tutto il corpo
elettorale.
Non si sanano i guasti profondi della nostra democrazia affidandone
il risanamento al solito centrosinistra che in questi venti anni
berlusconiani ha governato per quasi la metà del tempo.
Ci vuole una rottura democratica profonda, che restituisca al popolo
il potere vero di contare e decidere, sottraendo questo potere ai
decisori occulti che ancora una volta si preparano ad imporre, come in
Grecia, i loro interessi con il ricatto dello spread.
Facciamo sì che tutte le principali componenti della classe politica
che ha governato negli ultimi venti anni siano punite dal voto e che
raccolgano meno del 50% del consenso nel corpo elettorale. E facciamo sì
che dalla loro messa in minoranza nel paese parta la riscossa della
nostra democrazia costituzionale.
È ora che i padroni dello spread siano messi di fronte ad un paese reale che decide di accettare la loro sfida alla democrazia.
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