venerdì 7 febbraio 2014

L’Ucraina è la nuova Jugoslavia Di ilsimplicissimus


"Europeisti" ucraini con foto del boia di Volyn
“E per quel che riguarda l’Unione Europea vada a farsi fottere” Le parole scappate una decina di giorni fa a Victoria Nuland, segretario di stato aggiunto e massimo responsabile Usa per  le relazioni con la Ue, non sono soltanto una gaffe intercettata e diffusa dai russi, ma sono il filo conduttore per capirci qualcosa nella crisi ucraina. Nella quale l’Europa, o meglio la Commissione di Bruxelles accetta un ruolo subalterno e peggio ancora si presta a fare da alibi per un gioco geopolitico tutto americano e alla fine antieuropeo.
Ufficialmente la questione Ucraina consisterebbe in una sorta di ribellione popolare e “spontanea” all’interruzione voluta dal premier Janukovich, corrotto e filorusso a corrente alterna, alle trattative per l’ingresso del Paese nell’Unione. Ma qualcosa non funziona in questa rappresentazione di presunte aspirazioni democratiche di un Paese al collasso economico e appare terribilmente stonata quando  Radio Free Europe, l’emittente del dipartimento di stato Usa, reperto della guerra fredda, battezza la rivolta Eurorivoluzione.
Non ci vuole molto a capire che la partita è fra Russia e Usa con gli europei che tengono in mano il cerino dei pretesti, soprattutto per ragioni elettorali e cioè per mostrare ai popoli impoveriti della periferia continentale  quale sia l’ansia di entrare nell’Unione e tentare di arginare la cosiddetta protesta populista. Salvo che la posta in gioco è invece tutt’altra e lo si capisce molto bene esaminando le forze dell’ “opposizione democratica” che scendono in piazza in tutta l’Ucraina occidentale  (e come vedremo questa notazione è significativa).
Dunque la versione della stampa occidentale è che si tratti di un movimento teso a riavviare la “rivoluzione arancione” che come sappiamo anche da Vikileaks vide una massiccia presenza americana. Ma questa versione è insostenibile ormai da 38 giorni, ossia da quando, nell’ambito della “protesta democratica” è sceso in campo il partito nazista “Libertà”  con una fiaccolata di  15 mila persone inneggianti a Stepan Bandera (1909-1959) il leader nazionalista alleatosi ai nazisti contro i sovietici e riconosciuto come colpevole di genocidio per lo sterminio di 100 mila polacchi oltre ovviamente agli ebrei. Da allora la capitale viene coperta di scritte antisemite e  gli ebrei cominciano ad esse aggrediti per strada. E del resto sulle “barricate” ci sono il partito dell’Unione Pan Ucraina dell’ex premier Tymoshenko, ora in carcere per appropriazione indebita, che difende un’idea allargata della proprietà privata molto vicina alle posizioni del Thea Party americano e che ha rappresentato circa il 25 % dei voti nelle elezioni del 2012. Poi i sedicenti democristiani dell’ex pugile  Klishko (un 13% di consensi), il Partito Nazionalsocialista Ucraino dell’ex chirurgo Tjagnibok, che tra le altre cose sostiene la deportazione degli ebrei in Israele o la loro denaturalizzazione (10% dei voti nel 2012), il Congresso dei nazionalisti ucraini, su posizioni identiche a quelle di Tjagnibok, ma derivante dalle vecchie reti stay behind create oltre la cortina di ferro (1% alle elezioni) e infine Autodifesa Ucraina, formazione ultra nazionalista che spedì a suo tempo gruppi di “volontari” armati in Ossezia per sostenere la Georgia. Tutti stranamente hanno rifiutato l’offerta di Janukovich di entrare nel governo, cosa che sarebbe la strategia più efficace se la questione fosse davvero quella di riprendere il filo di una futura entrata nella Ue.
Cosa abbia a che fare con l’Europa e con la democrazia questo terribile mix è impossibile dirlo e sarebbe forse fonte di vergogna spiegarlo, ma segue quella strategia della “confusione” adottata dagli Usa per intervenire nelle primavere arabe o in Siria e in mancanza di jihaidismi vari (anche se in realtà nel servizio d’ordine delle manifestazioni compaiono anche i “Giovani Tartari” jiahidisti di ritorno dalla Siria) si fa leva sui nazisti. Lo fanno quanto meno Victoria Nuland e John McCain, senatore repubblicano ai vertici della Ned, la facciata legale della Cia, prontamente inviati da Washington a sostenere i manifestanti. Ma se l’Europa accetta nella sua inesistenza di fungere da pretesto, il disegno è in sostanza simile a quello jugolsavo: dividere l’Ucraina in una parte occidentale rivolta più all’Europa, visto che un parte consistente era inserita nell’impero austroungarico e una più orientale da secoli rivolta alla Russia e tra l’altro russofona. Ma non c’è dubbio che anche una piccola Ucraina ipernazionalista sia molto conveniente come luogo di sorveglianza, contenimento di Mosca e all’uopo base di agitazione di rivolte caucasiche. La dipendenza del Paese dalla Russia sul piano energetico, ma anche gli antichi e forti legami culturali rendono  di fatto impossibile traghettare stabilmente tutto il Paese dentro  un’alleanza anti russa. Lo si è già sperimentato.
Naturalmente tutto questo non lo potete leggere nella grande stampa europea intenta a tenere bordone alle impaurite elite politiche che si avviano alle elezioni continentali e  hanno bisogno di “eroi” da spendere visto il peso di ciò che stanno facendo ai loro Paesi, tace sulla massiccia presenza Usa dietro le quinte ed è elusiva rispetto a quel popò di democratici che scendono in piazza con croci uncinate di foggia varia. Anzi si adonta delle violenze della polizia e si guarda bene dal citare i vari tentativi dei nazisti di approvvigionarsi di armi sui mercati paralleli. Questa Europa inesistente di banchieri e potentati, non è certo in grado di coltivare disegni imperialistici propri e tanto meno vuole davvero sostenere la democrazia: sa solo adeguarsi ai disegni altrui. Che quasi quasi verrebbe di essere d’accordo con la Nuland.

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