giovedì 7 febbraio 2013

Ingroia davanti ai cancelli di Mirafiori con Ferrero e Di Luca: "La nostra priorità è il lavoro"


"La nostra priorità è il lavoro, vogliamo affrontare le difficoltà dei lavoratori e dei disoccupati: abbiamo ricette precise per contrastare il modello che fino ad oggi si è affermato, quello del duo Marchionne-Monti, basato sul disprezzo dei diritti dei lavoratori senza alcun rimedio per la disoccupazione”. Antonio Ingroia oggi è andato davanti ai cancelli della Fiat Mirafiori. Una scelta netta, condivisa con Paolo Ferrero e Antonio Di Luca, l’operaio di Pomigliano del gruppo dei 19 iscritti dalla Fiom messi fuori dalla Fiat.

“Noi vogliamo realizzare una Rivoluzione Civile per rovesciare questo modello. La nostra è la giusta sintesi tra la buona politica, che è sempre stata dalla parte dei diritti dei lavoratori, e della società civile: per questo abbiamo candidato Paolo Ferrero e Antonio Di Luca", ha detto Ingroia nel corso della conferenza stampa. Come capolista in Piemonte per il Senato, Rc ha candidato Nilo Durbiano, il sindaco che si è opposto al Tav. “Rappresentante di quegli amministratori locali – sottolinea Ingroia -che stanno dalla parte dei cittadini contro i gruppi che tutelano gli interessi finanziari ed economici”. Per quanto riguarda il quadro politico, Ingroia ha detto che Bersani ha già scelto, “andrà con Monti e quindi, se così dovesse essere, gli italiani si dovranno ancora una volta rassegnare a non avere un Governo di centrosinistra”. “È chiaro che non si può fare un Governo di centrosinistra con la destra che Monti rappresenta”, ha aggiunto. “Noi faremo le nostre battaglie in Parlamento e, se si creeranno le condizioni per un Governo con obiettivi e proposte di sinistra, in linea con il nostro programma – ha concluso - noi ci saremo e non ci sposteremo di un millimetro”. 
 
"In Parlamento le lotte che ho fatto davanti ai cancelli di Pomigliano". Intervista ad Antonio Di Luca 
 
Alle 13 di oggi Antonio Ingroia, Paolo Ferrero e Antonio Di Luca, l’operaio di Pomigliano candidato con Rc, saranno davanti ai cancelli di Mirafiori (porta 20) per volantinare e parlare con i lavoratori. Controlacrisi ha intervistato Di Luca.
Quali sono i motivi che ti hanno spinto ad accettare la candidatura in Parlamento?
Dapprima mi è stata chiesta una disponibilità in linea di principio. Ed io ho detto da subito che davo la mia adesione a patto che la mia candidatura venisse considerata come l’emblema del più grosso attacco ai diritti del lavoro della storia della Repubblica.
Una bella responsabilità
Vedi, anche negli anni ‘50 c’erano i reparti confino e i licenziamenti politici, ma sempre nel solco del riconoscimento del sindacato e della libertà del lavoratore a sceglierlo, mentre questa volta siamo dinnanzi a uno ei più violenti attacchi alla rappresentanza e ai diritti umani, quindi alla libertà dell’individuo. Questa condivisione c’è stata in tutto il percorso politico che ha portato alla formazione della coalizione, da Cambiare si può a Rivoluzione civile. Nella storia dell’Italia repubblicana sono entrati diversi operai in Parlamento ma nel mio caso c’è stata una scelta precisa sul tema del lavoro e non sul singolo rappresentante.
Entrerai a far parte di una compagine articolata. Non ti preoccupa?
Politicamente tutto si tiene. Trovo sorprendente che oggi alcune visioni di sinistra vedono invece a tenuta stagna le varie culture politiche, da quella dei diritti dei cittadini, a quella operaia, passando attraverso il grande tema delle differenze di genere. Credo invece che un tema tenga l’altro. E’ questa visione che deve costruire la nostra forza. E’ la ragione sociale di Rivoluzione civile. Su questo non ci sono dubbi. Come trovo sorprendente che molti che sono scesi in piazza urlando contro l’attacco neoliberista oggi tentennano a dare l’adesione. Non è il momento di tentennare. Non si può fare sempre il “più uno”. Oggi è un errore politico gravissimo. Se Rivoluzione civile non entra in parlamento sarà la morte di tutta la sinistra per i prossimi decenni. Su questo sbagliano sia la sinistra estrema che i movimenti.
E’ proprio sul lavoro che precipitano le contraddizioni della variegata alleanza costruita attorno a Bersani. Questo vorrà dire che in Parlamento ci sarà uno scontro senza precedenti.
Ho la forza del mio programma, cosa che non hanno altri. A tutti i metalmeccanici l’unica cosa che posso dire è che tutte le lotte che stiamo facendo stanno in Rivoluzione civile. Sono talmente sereno sul fatto che un lavoratore possa votare Rivoluzione civile, e questa serenità si riconferma ogni volta che vado davanti ai cancelli di una fabbrica. Condurrò in Parlamento le battaglie che ho fatto nelle piazze. E questo la gente lo percepisce e lo capisce, senza troppe parole. Può essere in difficoltà chi le rivendica e poi le riduce a una formula politica. Non è più tempo delle formule politiche. Di fronte alla forza dell’attacco bisogna rispondere con delle scelte chiare.
La Fiat è in pieno impasse, non sa che pesci prendere.
Non sarei così sicuro. Avevamo visto giusto nel 2008, Fip era un prodotto della finanza e un escamotage per attaccare Pomigliano e poi portare quella battaglia in tutto il mondo del lavoro e in ogni piega della società. Adesso, come un gioco delle tre carte, Fip torna in Fiat ma in realtà c’è ancora l’obiettivo della discriminazione. Trovo sorprendente alcuni passaggi semantici dell’azienda da una sigla all’altra aggirando sempre la legge sul ramo d’azienda. Siamo in una situazione di continua illegalità. Su questo le istituzioni devono dire qualcosa, e invece tacciono. Il governo e' stato silente e addirittura l'ex ministro Fornero oggi si dice dispiaciuta. Anziche' rilasciare dichiarazioni potrebbe chiedersi perche' Monti non abbia inchiodato Marchionne alle sue responsabilita'. Perche' si sia recato con l'amministratore Fiat in apertura della sua campagna elettorale, come se approvasse l'operazione di smantellamento che si sta operando in quella fabbrica. Piu' che silente Monti si e' comportato da tifoso. In realta' il modello Marchionne e' quello che Monti vuole applicare in tutta Italia"
Insomma, non c’è da disarmare di fronte a un Marchionne che allude al dialogo.
Quello che sta accadendo allo stabilimento Fiat di Pomigliano e' una discriminazione al cubo. Siamo di fronte all'ennesimo attacco alla democrazia, ai principi sanciti dalla nostra carta Costituzionale, alla dignita' dei lavoratori. I 19 operai respinti dall'azienda sono stanchi di fare appelli. Chiedono delle risposte che solo Rivoluzione civile puo' dare. Siamo contro l'articolo 8 del decreto Tremonti che ha cancellato i diritti universali previsti dal contratto nazionale del lavoro, siamo a favore del ripristino dell'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori
La Fiom sembra distribuirsi in modo articolato tra Rivoluzione civile e Sel.
Sono serenissimo su questo. Le cose che chiede Landini sono contenute nel nostro programma. Giorgio Airaudo e Baraozzino sono come dei fratelli per me, abbiamo fatto tante lotte insieme. Loro fanno questo percorso in difesa dei diritti in un alveo, e io in un altro. Quando tutti i nodi verranno al pettine sia in Fiat che nel governo saranno costretti a votare le cose che noi proponiamo.

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