di Fabio Marcelli, Il Fatto Quotidiano
Il nodo dello spropositato potere di cui gode la finanza rappresenta
evidentemente una sfida da affrontare e vincere per chiunque voglia dare
a questa umanità una prospettiva di futuro. Pierini in buona e cattiva
fede si sono sgolati in tutti questi mesi per sostenere che in Italia la
crisi aveva origini diverse e che non si potevano tracciare paralleli
tra la nostra situazione e quella degli altri Stati dove la crisi è
scoppiata, che da noi tutta la colpa era dello Stato spendaccione, ecc.
Ed ecco puntualmente a smentirli la realtà che come è noto ha la testa
più dura anche di questi zucconi a prova di bomba, le cui massicce e
granitiche scatole craniche sono evidentemente riempite da cervelli
tutto sommato di scarsa dimensione e funzionalità.
Mi riferisco evidentemente allo scandalo del Monte dei Paschi di
Siena, la cui principale caratteristica sta proprio in questo potere
della finanza e nell’inadeguatezza dell’ordinamento giuridico a
regolamentarla in modo effettivo, consentendo ai banchieri di sottrarre
il loro operato a ogni controllo.
Ovviamente, com’è naturale che succeda, su questa impalcatura di
fondo che ha carattere globale, tanto è vero che crisi bancarie si sono
verificate e continuano a verificarsi in tutto il mondo e soprattutto là
dove le banche hanno le mani libere da ogni controllo, si innestano
alcune caratteristiche spiccatamente italiane della faccenda, tra cui le
infiltrazioni partitiche e qui sono le responsabilità sono del Pd ma
non solo del Pd, un po’ di tutto lo schieramento politico di potere, da
Monti alla destra.
In sede di commento occorre peraltro concentrarsi non sulle
responsabilità penali, su cui sta indagando la magistratura, ma a quelle
politiche, che sono per l’appunto diffuse su tutto l’arco
anticostituzionale delle forze politiche dominanti, tutte ugualmente
succubi del potere della finanza. La vicenda del Monte dei Paschi di
Siena è in effetti esemplare dell’attuale frangente di grave crisi che
sta attraversando il nostro Paese e della gestione assolutamente iniqua
che della stessa è stata fatta da parte del governo Monti con l’appoggio
di Pd e Pdl.
Un dato sopra ogni altra considerazione, e cioè che l’ammontare dei
soldi gettati dalla finestra per risolvere il pasticciaccio brutto del
Monte dei Paschi è più o meno equivalente a quello degli incassi
relativi all’Imu il salasso pesante ed iniquo cui detto governo ha
pensato bene di sottoporre gli italiani. Si conferma quindi l’immagine
che noi rozzi blogger abbiamo inteso dare di Monti come di una sorta di
Robin Hood alla rovescia che ruba ai poveri per dare ai ricchi, ovvero
ruba ai cittadini per dare alle banche. Tutto questo , come si sa, con
la chiara complicità del partito di Bersani che riscopre oggi una sua
posizione più o meno di sinistra al riguardo. Il che ovviamente non può
che far piacere. Ma, per non dare l’impressione che si tratti di un
“ravvedimento” di superficie a fini esclusivamente pre-elettorali,
dovrebbe accompagnarsi a una chiara autocritica sulle scelte compiute a
favore delle banche e contro ogni ipotesi di regolamentazione della
finanza e in particolare dei derivati che costituiscono la principale
ragione del crack della banca senese.
L’Italia si conferma a tale proposito un Paese un po’ strambo, dove
in campagna elettorale anziché delle proposte concrete volte a risanare
questa situazione insostenibile si discute di questa o quella battuta
più o meno felice di questo o quel candidato. Bisogna invece rimettere
al centro i contenuti e i programmi. Esistono del resto ben precise
proposte volte al contenimento della finanza, formulate ad esempio da
Banca Etica. L’accoglimento di tali proposte sembra indispensabile per
chiudere il gigantesco casinò globale che consente il nocivo prosperare
della finanza.
Come scrive Andrea Baranes, “Occorre chiudere questo gigantesco
casinò. Introdurre una tassa sulle tassa sulle transazioni finanziarie
che sia davvero efficace nel frenare la speculazione, chiudere i
paradisi fiscali, limitare o bloccare i derivati più rischiosi e gli
altri titoli “tossici”, separare le banche commerciali da quelle di
investimento e via discorrendo. Sono in massima parte le proposte
contenute nell’appello “Cambiamo la finanza per cambiare l’Italia” che
Banca Etica ha lanciato nei giorni scorsi per chiedere al prossimo
governo di riportare la finanza a essere uno strumento al servizio
dell’economia e della società, non un fine in sé stesso per fare soldi
dai soldi nel più breve tempo possibile. Per chiarire che c’è una parte
del sistema bancario che lavora erogando credito all’economia reale, con
la massima trasparenza, valutando le ricadute sociali e ambientali di
ogni prestito effettuato. Per ricordare che tutti noi risparmiatori,
quando depositiamo i nostri soldi in banca piuttosto che in un’altra,
stiamo facendo una scelta. Dobbiamo scegliere se vogliamo una finanza
che sia parte della soluzione o che continui ad essere uno, se non il
principale, problema”.
Si tratta ovviamente di temi che possono essere risolti in modo
definitivo e soddisfacente solo con uno sforzo a livello europeo e
internazionale. E’ tuttavia preliminarmente indispensabile ottenere un
Parlamento e un governo nazionale chiaramente orientati in questo senso,
come solo Rivoluzione civile appare al momento garantire pienamente,
ponendosi in linea di chiara critica e rottura rispetto alla disastrosa
esperienza del montismo.
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