Il patto
tacito ora è esplicito: Mario Monti e Pier Luigi Bersani si preparano a governare
insieme per fermare Silvio Berlusconi. Ma con quale programma?
Il Partito democratico ha preparato 16 pagine da distribuire a candidati
e militanti
per rispondere alle domande di potenziali elettori, avversari, o amici e
parenti. Domande tipo “Ma volete cambiare la riforma Fornero?”.
E’ la linea
ufficiale e, in assenza di un programma dettagliato, strumento assai utile per
capire come Bersani ha davvero intenzione di muoversi. Su molti temi il Pd non
ha una posizione netta, sia perché al proprio interno ha linee diverse sia per
essere meglio pronto a trattare con Monti, quando servirà. Per esempio per
quanto riguarda l’Unione europea. I democratici dicono che
“garantiamo gli accordi presi in Europa” incluso il pareggio di
bilancio nel 2013. E le promesse di rivedere, rinegoziare,
aggirare la gabbia attorno ai conti? Il Pd – e il suo alleato Sel
di Nichi
Vendola – lo ripetono spesso nei talk show. Nelle risposte alle
Faq, le domande frequenti, però non ce n’è traccia. E questa è una buona
premessa per negoziare con Monti. Non solo: il Pd mette anche le premesse per
una manovra
correttiva, quando dice che “il 2013 rischia di essere
difficilissimo per i conti pubblici” e che “bisognerà verificare i dati”. Altro
che ammorbidimento del rigore. E le pensioni? L’estensore delle 16 paginette si
avvita in una serie di perifrasi tipo “rendere il sistema
pensionistico più flessibile” e ipotizzando “forme di invecchiamento
attivo”. Che vuol dire: sulle pensioni si può intervenire ancora e i lavoratori
più anziani devono rinunciare al riposto e rimanere “attivi”, cioè lavorare.
Magari a salari più bassi. Elsa Fornero, ma anche lo stesso Monti, non
avrebbero saputo dirlo meglio. Nei suoi comizi, invece, Pier Luigi Bersani
trascura di sottolineare molto questi punti.
Non è tutto
vago, ovviamente. Ci sono alcuni punti fermi sui temi chiave
della campagna
elettorale: l’acquisto dei caccia F35 (“bisogna assolutamente
rivedere il nostro impegno”), la legge elettorale (“riproporremo la nostra
riforma”, che in questa legislatura non ha trovato consenso sufficiente), un
provvedimento drastico sul conflitto di interessi e “il riconoscimento
giuridico delle coppie gay”. Ma su altre questioni c’è una
prudenza prossima all’imbarazzo. Certe cose è meglio non dirle troppo forte in
campagna elettorale, o gli elettori in bilico potrebbero spaventarsi. Per dire:
l’immigrazione. I militanti Pd che devono spiegare “L’Italia
giusta” vengono istruiti a dire che “rendendo impossibile la
regolarità, la destra ha di fatto favorito la clandestinità”. E quindi?
“Occorre voltare pagina e avviarci verso una legislazione saldamente ancorata
alla migliore tradizione europea”. E chissà che vuol dire. O le grandi opere. Tav
o non Tav? Una sola certezza “basta con la stagione delle grandi opere
irrealizzabili e costose”. Meglio “selezionare pochi grandi opere strategiche”.
Tipo il terzo valico? Lo sveleranno dopo il voto.
Anche la patrimoniale
è un ectoplasma,
appare e scompare: no a “interventi generali sul patrimonio” sì a “ogni
eventuale contributo dei più abbienti per l’accesso ai servizi di un Welfare
che va garantito ma che bisogna mettere al sicuro dal punto di vista della sostenibilità
finanziaria” (una volta, a sinistra, sarebbero inorriditi: il
dogma era imposte progressive e servizi universali). Alla domanda “avete idee
particolari per sostenere sviluppo e occupazione” manca la risposta. Rimandano
alla sezione politica industriale e lavoro. Anche quella poco dettagliata.
Magari conviene leggere direttamente l’Agenda Monti, per integrare. Tanto, ormai è
chiaro, i due programmi dovranno fondersi.
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