domenica 17 aprile 2011

La forza delle cose e la debolezza dell'Europa

Un articolo di Franco Cardini sul dramma dei migranti e le miserie dell'Europa «Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa».


Qui, davvero, bisogna distinguere tra chi ha capito qualcosa della millenaria lezione della storia e chi non ne ha capito un accidente. Si obietterà che qui la storia non serve, che queste sono questioni pratiche, problemi seri: ma appunto questo è il punto. La storia è una disciplina serissima, che non è per nulla magistra vitae ma che tuttavia è essenziale e preziosa per comprendere il mondo nel quale ci stiamo movendo e le forze che vi si agitano. La storia del pastore nomade Abele e del contadino stanziale Caino somiglia come una goccia d’acqua a quella dell’empio nomade Remo che non rispetta i limiti e i segni tracciati sul terreno e del saggio agricoltore e costruttore di città Romolo che difende il solco tracciato con tutto il civile egoismo del quale la sua spada fratricida è capace. Pensateci. Perche dite quel che volete e pensate quel che vi pare, ma se ci dimentichiamo anche di Caino e Abele, anche di Romolo e Remo, allora sul serio non siamo più nessuno.

Per questo, non è il piccolo e tronfio signor Castelli, impettito e ben pettinato col suo panciotto, a sputazzare l’infamia tipo “Ai migranti per il momento non possiamo ancora sparare” (sottintendendo che sarebbe bello farlo, e che prima o poi lo faremo). Chi parla non è il ridicolo signor Castelli; come a pronunziare verità filosofiche di profondità degne del Bar dello Sport del tipo “fuori da i’ ball”, non è l’allevatore di trote Bossi. No: chi parla è sempre l’eterna clava di Caino, è sempre l’empia spada di Romolo. E noi sappiamo che proprio perché il momento è difficile l’umanità e la ragione stanno da un’altra parte. E’ proprio nei momenti difficili che si deve restar fedeli all’umanità e alla ragione. Sbarcano con tutti i mezzi, ormai. Carrette del mare, ex pescherecci che tengono il mare per miracolo (e per ottenere un posto in piedi sui quali si paga quanto su un transatlantico di lusso), gommoni: su di essi, poveracci stivati, carne umana che ricorda quella degli schiavi i quali, nelle stive dei bastimenti fino a un paio di secoli fa, con le loro povere vite hanno reso ricco l’Occidente. Ci sono delle donne anche incinte, donne che partoriscono; ci sono bambini che muoiono sul bagnasciuga o che aprono gli occhi fra quattro stracci, mentre qualcuno pietoso li lava con l’acqua contenuta in una tanica da benzina.

Intanto, è fresca di giornata la notizia che le acciaierie Marcegaglia sbarcano in Cina: non vi dice nulla questo interessantissimo scambio di migranti? E’ di ieri la notizia che l’Europa non riesce a trovare una politica comune efficace per accogliere alcune migliaia di disperati e che tutti si preoccupano delle “nuove invasioni barbariche”, intanto però i listini di stamattina parlavano dell’euro che vola e delle quotazioni delle imprese europee in borsa che s’impennano. Com’e che i ruoli al mondo sono cosi mal distribuiti? Che c’è chi rischia la pelle per passare il mare, poi e costretto perfino a cercar di evadere da campi di lavoro predisposti per lui, mentre nei paesi che “ospitano” (un verbo che fa quasi ridere…) questi disgraziati c’è, evidentemente, chi si dispera e protesta, e minaccia di sparare, e intanto esporta lavoro e tira su dei bei soldi? Cacciatevi tre cose in testa, cristianucci europei.

Primo: al mondo siamo sei miliardi, e stiamo tutti sulla stessa barca che si chiama terra, e qualcuno può anche aggrapparsi al bordo e rischiar di affogare mentre qualcun altro lo guarda con disprezzo dall’alto, sedendo al bar della prima Classe e sorseggiando un drink, ma alla fine o ci salviamo tutti o naufraghiamo insieme.

Secondo: a parte i disagi di certe zone come Lampedusa (che è sacrosanto fare l’impossibile per aiutare: e lorsignori di Parigi e di Berlino debbono fare la loro parte, non fingere che si sia davanti a un’invasione di cavallette che riguarda quei terroni degli euromediterranei…), l’Europa è perfettamente in grado di ospitare alcune decine di migliaia di profughi: se ne arrivassero cinque milioni, sarebbero ancora l’1% della popolazione del continente, quindi ripartiamo spese e carichi e piantiamola di fare storie.

Terzo: la ricreazione è finita, siamo alla vigilia delle vacche magre, qualcuno sta preparandoci i conti da pagare e la prosperità che abbiamo conosciuto noi occidentali non ci riguarderà piu nei prossimi decenni, mentre chi non l’ha mai conosciuta continuerà a non conoscerla mai (o pensate che di qui a trent’anni sarà immaginabile un mondo nel quale un miliardo e passa di cinesi possa consumare come hanno consumato europei occidentali e nordamericani, più o meno ottocento milioni di persone, nel secolo scorso?). Quindi, siete avvisati. Rimboccarsi le maniche, e aggiungere parecchi posti a tavola perché, volenti o nolenti, c’è un sacco di amici in più. O spartiamo il companatico, o saranno dolori. Uscite una buona volta dai centri commerciali, cristianucci ben nutriti e calzati adidas. E rientrate nella storia. Quella d’oggi. Questa.

Franco Cardini, da http://www.francocardini.net/

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