L'anno 2013 non si apre sotto buoni auspici sul fronte finanziario.
Così negli Stati uniti Obama, dopo Geithner, amico dei banchieri, ha
nominato come nuovo ministro del tesoro J. Lew, un amico ancora più
stretto che, se non altro, non potrà fare molto peggio del primo.
Ricordiamo soltanto come i due personaggi siano stati dei convinti
campioni della deregulation finanziaria durante la presidenza Clinton
che, allora, poderosamente, ha tanto contribuito ai guai nei quali oggi
ci troviamo.
La nomina di Lew non appare certo una buona premessa alla possibilità
di risolvere presto i tanti problemi aperti nel sistema finanziario
internazionale.
In Italia invece abbiamo, nel nostro piccolo, il caso dell'avvocato Giuseppe Mussari, lui stesso un banchiere. Le vicende del Monte dei Paschi di Siena e di Mussari, di nuovo alla ribalta in questi giorni, dopo aver riempito le cronache finanziarie dei giornali l'anno scorso, indicano intanto che la serie degli scandali che riguardano il sistema bancario internazionale continua imperterrita ormai da molti mesi e non accenna a calmarsi.
Tra gli ultimi episodi di questa saga ricordiamo soltanto, per le sue dimensioni, quello della Citigroup e di alcune altre banche operanti negli Stati uniti, istituti condannati, qualche settimana fa, a pagare un'ammenda di ben 20 miliardi di dollari per aver manipolato i conti a danno dei loro clienti per una serie di operazioni relative ai mutui sub-prime.
Qualcuno è arrivato a pensare, a proposito di questi scandali a catena, che ormai il sistema finanziario di molti paesi è soprattutto una gigantesca catena di Santantonio, una immensa trappola truffaldina, un Ponzi scheme che va avanti con la sostanziale complicità dei politici e degli organismi di sorveglianza dei vari paesi.
Osserviamo intanto che, nel nostro caso, Mussari, che ha trascorso in posizione di comando più di dieci anni a Siena, aveva già contribuito a compromettere il bilancio e la stessa sopravvivenza della banca con una spericolata operazione di acquisizione della Antonveneta, acquisizione pagata molto di più del suo valore reale. Con il sospetto che dietro le quinte possa spuntare anche qualche episodio di corruzione. E sottolineiamo, particolare non secondario, che il valore delle azioni della banca si è ridotto, negli ultimi cinque anni, di circa il 90%.
Naturalmente sta arrivando il salvataggio dell'istituto con i soldi dello stato, in questo caso sotto forma di Tremonti bond e di Monti bond per svariati miliardi di euro, 3,9 per la precisione, salvo accertamenti ulteriori.
C'è da riflettere, per altro verso, se non sia ormai il caso, come su un altro piano anche per quanto riguarda le vicende dell'Ilva, di arrivare al più presto alla presa in carica diretta da parte del settore pubblico di due realtà che non riusciranno ad andare ormai avanti senza i soldi dello stato, come nel caso della società siderurgica apparirà sempre più chiaro nei prossimi mesi. Siamo da tempo convinti che sia ormai tempo, in effetti, di ripensare ad una nuova stagione dell'intervento pubblico in economia, intervento che non può peraltro consistere nell'accettare le perverse strategie in questo momento portate avanti in proposito dal gruppo dirigente della Cassa Depositi e Prestiti.
Scoperti i problemi finanziari della banca, Mussari si è dovuto dimettere e naturalmente, così vanno le cose da noi, è stato nominato presidente dell'Associazione Bancaria Italiana. Ma se uno legge il bel libro intervista, uscito pochi mesi fa, che Mucchetti ha tratto da una serie di colloqui con l'ex banchiere Geronzi, non si meraviglia più di nulla, almeno sul terreno finanziario.
Da rilevare inoltre che, dopo aver fatto carriera al Monte anche come esponente di quel partito che oggi è il Pd, arrivato all'Abi con l'entusiastico sostegno di Profumo, ha scoperto che anche tale ente aveva problemi di bilancio. L'avvocato ha così portato avanti una ristrutturazione selvaggia del personale, mandando a casa tanti giovani e lasciando al loro posto ovviamente tutte le vecchie cariatidi. Ma i conti ora sembrano salvi, sino almeno alla prossima ristrutturazione. Peccato che la macchina giri ora peggio di prima.
Adesso si scopre che, a suo tempo, egli avrebbe nascosto i conti veri del Monte, attraverso tre operazione spericolate sui derivati con le solite e ben note banche d'investimento internazionali, operazioni che hanno permesso di rimandare ai bilanci futuri delle partite di pertinenza di quelli passati. Naturalmente nessuno ne sapeva ufficialmente nulla. Non solo, ma questi contratti sui derivati sono finiti male, come in tanti altri casi venuti alla luce negli anni scorsi, naturalmente con costi salati, qualche centinaio di milioni di euro di ulteriori perdite all'istituto -gli accertamenti precisi sono ancora in corso-, soldi che finiremo per pagare noi. Mussari si proclama innocente e dichiara di essersi dimesso soltanto per non coinvolgere l'Abi nella vicenda.
Peraltro, l'emergere di questo episodio fa sorgere un atroce sospetto. Le operazioni sui derivati producono i loro effetti sull'arco anche di molti anni e chissà che non solo il Monte dei Paschi, ma anche altre, numerose realtà finanziarie non abbiano nascosto le perdite sotto il tappeto e non riescano a tenerle coperte ancora per qualche tempo. Aspettiamo a piè fermo gli eventi, temendo ahimè che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare per questi scempi, magari scoprendo poi che qualcuno dei responsabili sarà nominato alla testa di qualche altro importante organismo nazionale, forse con il compito di risanarlo.
In Italia invece abbiamo, nel nostro piccolo, il caso dell'avvocato Giuseppe Mussari, lui stesso un banchiere. Le vicende del Monte dei Paschi di Siena e di Mussari, di nuovo alla ribalta in questi giorni, dopo aver riempito le cronache finanziarie dei giornali l'anno scorso, indicano intanto che la serie degli scandali che riguardano il sistema bancario internazionale continua imperterrita ormai da molti mesi e non accenna a calmarsi.
Tra gli ultimi episodi di questa saga ricordiamo soltanto, per le sue dimensioni, quello della Citigroup e di alcune altre banche operanti negli Stati uniti, istituti condannati, qualche settimana fa, a pagare un'ammenda di ben 20 miliardi di dollari per aver manipolato i conti a danno dei loro clienti per una serie di operazioni relative ai mutui sub-prime.
Qualcuno è arrivato a pensare, a proposito di questi scandali a catena, che ormai il sistema finanziario di molti paesi è soprattutto una gigantesca catena di Santantonio, una immensa trappola truffaldina, un Ponzi scheme che va avanti con la sostanziale complicità dei politici e degli organismi di sorveglianza dei vari paesi.
Osserviamo intanto che, nel nostro caso, Mussari, che ha trascorso in posizione di comando più di dieci anni a Siena, aveva già contribuito a compromettere il bilancio e la stessa sopravvivenza della banca con una spericolata operazione di acquisizione della Antonveneta, acquisizione pagata molto di più del suo valore reale. Con il sospetto che dietro le quinte possa spuntare anche qualche episodio di corruzione. E sottolineiamo, particolare non secondario, che il valore delle azioni della banca si è ridotto, negli ultimi cinque anni, di circa il 90%.
Naturalmente sta arrivando il salvataggio dell'istituto con i soldi dello stato, in questo caso sotto forma di Tremonti bond e di Monti bond per svariati miliardi di euro, 3,9 per la precisione, salvo accertamenti ulteriori.
C'è da riflettere, per altro verso, se non sia ormai il caso, come su un altro piano anche per quanto riguarda le vicende dell'Ilva, di arrivare al più presto alla presa in carica diretta da parte del settore pubblico di due realtà che non riusciranno ad andare ormai avanti senza i soldi dello stato, come nel caso della società siderurgica apparirà sempre più chiaro nei prossimi mesi. Siamo da tempo convinti che sia ormai tempo, in effetti, di ripensare ad una nuova stagione dell'intervento pubblico in economia, intervento che non può peraltro consistere nell'accettare le perverse strategie in questo momento portate avanti in proposito dal gruppo dirigente della Cassa Depositi e Prestiti.
Scoperti i problemi finanziari della banca, Mussari si è dovuto dimettere e naturalmente, così vanno le cose da noi, è stato nominato presidente dell'Associazione Bancaria Italiana. Ma se uno legge il bel libro intervista, uscito pochi mesi fa, che Mucchetti ha tratto da una serie di colloqui con l'ex banchiere Geronzi, non si meraviglia più di nulla, almeno sul terreno finanziario.
Da rilevare inoltre che, dopo aver fatto carriera al Monte anche come esponente di quel partito che oggi è il Pd, arrivato all'Abi con l'entusiastico sostegno di Profumo, ha scoperto che anche tale ente aveva problemi di bilancio. L'avvocato ha così portato avanti una ristrutturazione selvaggia del personale, mandando a casa tanti giovani e lasciando al loro posto ovviamente tutte le vecchie cariatidi. Ma i conti ora sembrano salvi, sino almeno alla prossima ristrutturazione. Peccato che la macchina giri ora peggio di prima.
Adesso si scopre che, a suo tempo, egli avrebbe nascosto i conti veri del Monte, attraverso tre operazione spericolate sui derivati con le solite e ben note banche d'investimento internazionali, operazioni che hanno permesso di rimandare ai bilanci futuri delle partite di pertinenza di quelli passati. Naturalmente nessuno ne sapeva ufficialmente nulla. Non solo, ma questi contratti sui derivati sono finiti male, come in tanti altri casi venuti alla luce negli anni scorsi, naturalmente con costi salati, qualche centinaio di milioni di euro di ulteriori perdite all'istituto -gli accertamenti precisi sono ancora in corso-, soldi che finiremo per pagare noi. Mussari si proclama innocente e dichiara di essersi dimesso soltanto per non coinvolgere l'Abi nella vicenda.
Peraltro, l'emergere di questo episodio fa sorgere un atroce sospetto. Le operazioni sui derivati producono i loro effetti sull'arco anche di molti anni e chissà che non solo il Monte dei Paschi, ma anche altre, numerose realtà finanziarie non abbiano nascosto le perdite sotto il tappeto e non riescano a tenerle coperte ancora per qualche tempo. Aspettiamo a piè fermo gli eventi, temendo ahimè che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare per questi scempi, magari scoprendo poi che qualcuno dei responsabili sarà nominato alla testa di qualche altro importante organismo nazionale, forse con il compito di risanarlo.
I bancari di Rifondazione contro i banchieri del PD
L’Ufficio
Credito ed Assicurazioni del Partito della Rifondazione Comunista
esprime vivo compiacimento, gioia persino, per le dimissioni di Giovanni
Mussari dalla Presidenza dell’ABI e per l’ingloriosa fine della
carriera (speriamo!) di questo mediocre personaggio, improvvisatosi
banchiere solo grazie agli appoggi politici maturati nell’orbita del
centrosinistra.
Mussari cade su una storiaccia di derivati e di bilanci truccati per
centinaia di milioni di euro. Ma avrebbe già dovuto pagare per la
scellerata gestione prima della Fondazione e, poi, della banca Monte
Paschi; per la disastrosa acquisizione di Antonveneta; per le accuse di
aggiotaggio e ostacolo agli organi di vigilanza; per il rinvio a
giudizio per falso e turbativa d’asta nella gara per la costruzione
dell’aeroporto di Ampugnano e per tutto quello che ancora non è venuto a
galla.
E invece l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) l’ha scelto due volte
come suo massimo rappresentante, anche grazie all’azione di lobby
svolta da suoi sodali come Corrado Passera e Alessandro Profumo.
Fanno ridere (e un po’ ribrezzo) le dichiarazioni di quest’ultimo (che ne ha ereditato il ruolo di Presidente del Monte Paschi) che, dopo il crollo di borsa della banca che rischia di vanificare gli aiuti di stato ed i pesantissimi sacrifici chiesti ai lavoratori, si erge a paladino della “buona” finanza. Alla guida di Unicredit, Profumo e i suoi (anch’essi assidui frequentatori del centrosinistra, ovviamente) sono stati, nel decennio scorso, i principali protagonisti dell’avvelenamento da derivati di piccoli e medi imprenditori ed Enti Locali. Sciacalli al servizio del mantra del “valore per l’azionista”.
Fanno ridere (e un po’ ribrezzo) le dichiarazioni di quest’ultimo (che ne ha ereditato il ruolo di Presidente del Monte Paschi) che, dopo il crollo di borsa della banca che rischia di vanificare gli aiuti di stato ed i pesantissimi sacrifici chiesti ai lavoratori, si erge a paladino della “buona” finanza. Alla guida di Unicredit, Profumo e i suoi (anch’essi assidui frequentatori del centrosinistra, ovviamente) sono stati, nel decennio scorso, i principali protagonisti dell’avvelenamento da derivati di piccoli e medi imprenditori ed Enti Locali. Sciacalli al servizio del mantra del “valore per l’azionista”.
I Mussari, i Profumo, i Passera, da anni ormai, pontificano senza
sosta chiedendo ai lavoratori italiani (in primis ai “loro” bancari)
modernità, flessibilità, predisposizione al sacrificio. Meno salario,
più orario; meno diritti, più sfruttamento. Il loro governo “tecnico” ci
ha imposto di lavorare fino a 65 anni e oltre; ha disarticolato le
tutele contro i licenziamenti illegittimi; ha ridicolizzato il concetto
di democrazia sindacale; ha assunto impegni capestro con gli amici di
oltralpe che porteranno alla totale distruzione dello stato sociale. Per
cosa? Ricordiamo che l’equivalente dell’intero introito dell’IMU è
stato utilizzato per salvare il Monte Paschi (guarda un po’…) e le
banche private spagnole (tramite il contributo italiano al fondo
cosiddetto “salva stati”).
Sono personaggi mediocri, strapagati, eterodiretti dalle società di
consulenza statunitensi, plurinquisiti, evasori ed elusori fiscali.
Perché ci facciamo ancora abbindolare da loro e dai loro referenti politici?
Cacciamoli tutti via a calci nel sedere. Qui ci vuole una Rivoluzione Civile.
Roma, 23 gennaio 2013
Partito della Rifondazione Comunista
Ufficio Credito ed Assicurazioni
Partito della Rifondazione Comunista
Ufficio Credito ed Assicurazioni
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