venerdì 11 febbraio 2011

Il comune vuole intitolare una piazza a Craxi. E i cittadini organizzano un referendum


A Deruta, paese alle porte di Perugia, è sorto un comitato contro la decisione del consiglio comunale: "Meglio intitolare una strada a Sandro Pertini, presidente della Repubblica, personaggio amato e che ha unito l’Italia"
Dopo le contestazioni avvenute a Lissone, vicino Monza, i cittadini di quei paesi in cui si decide di intitolare vie o piazze a Bettino Craxi prendono coraggio e decidono di opporsi con mezzi più vasti. Addirittura mediante lil ricorso allo strumento del referendum come sta per avvenire nel caso di Deruta, piccolo comune alle porte di Perugia.
Nel novembre del 2007 il Consiglio comunale ha deliberato l’intitolazione di una piazza alla memoria dell’ex segretario del Partito socialista, “grande politico, grande statista, grande umanista”. Decisione presa all’unanimità dai consiglieri ma poco condivisa in paese.
Forte della decisione del consiglio, il sindaco ha subito messo gli operai al lavoro. Peccato però che abbia dimenticato di perfezionare l’atto di passaggio di proprietà della piazza dal costruttore al Comune. Inoltre, il condominio che ha in disponibilità la piazza, non è stato coinvolto in nessun modo.
Fatto sta che il 27 settembre del 2010 si costituito un comitato, che ha preso il nome di quella data, per opporsi alla delibera comunale: “E’ davvero opportuno dedicare una piazza a un uomo che, oltre ad aver contribuito in maniera rilevante all’aumento del debito pubblico, è stato condannato in via definitiva per corruzione (tangenti Eni-Sai) e finanziamento illecito ai partiti (Enimont), e in barba alle sentenze passate in giudicato della magistratura italiana è fuggito dal proprio paese come latitante? Noi crediamo di no”, dice il comitato.
Secondo i cittadini umbri sono altri i personaggi cui andrebbe dedicata una via o una piazza: “A Deruta manca una via dedicata a Sandro Pertini, presidente della Repubblica, personaggio amato e che ha unito l’Italia”.Ed ecco quindi che è nata la proposta di lanciare un referendum. Lo statuto del Comune lo prevede a patto che le firme raccolte superino il 10% dei votanti.
Il comitato sta iniziando a raccoglierle e allo stesso tempo ha in mente un percorso di coinvolgimento delle scuole, per costruire, come dicono i militanti, “una vera e propria educazione alla legalità”.
Salvatore Cannavò, Il Fatto quotidiano

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