Il candidato sindaco grillino mette su fb un volantino razzista e bugiardo sugli zingari pagati per le primarie Pd
Ecco il volantino rimosso dal sito di De Vito
Così come Alemanno fa
campagna vantandosi dei 1075 sgomberi, anche i grillini titillano il
senso comune xenofobo e provano a mietere consensi sulla pelle dei rom.
"No euro ai rom per votare alle primarie". Il volantino a cinque stelle
risplende con tutto il suo carico di razzismo sul sito del candidato
sindaco grillino di Roma, il cittadino Marcello De Vito. Qualcuno storce
il naso perfino su quel profilo di fb e il cittadino lo cancella. Non
prima che qualcuno se ne accorga e lo denunci.
In una lettera di diffida inviata a De Vito, l'Associazione 21 luglio lo ha invitato a desistere dal rilasciare dichiarazioni passibili di fornire una visione distorta della comunità rom e di alimentare sentimenti suscettibili d'incitare alla discriminazione, all'odio e all'intolleranza. La 21 luglio è un'organizzazione non profit indipendente, impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti dell'infanzia presente negli insediamenti rom formali ed informali e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza. Il suo fondatore, Carlo Stasolla, con un libro-inchiesta, ha svelato i retroscena del Piano Nomadi di Alemanno: una spesa di 60 milioni di euro, quasi 500 azioni di sgombero, violazioni dei diritti umani, proliferazione degli insediamenti.
De Vito non ha l'aria di uno che sa che, proprio l'8 aprile 2013, quando la comunità internazionale celebra la Giornata Internazionale dei rom e dei sinti, lui rilasciava dichiarazioni come questa: «In genere, quando si parla di primarie del Pd si fa riferimento ai 2 euro che ogni sostenitore "investe" per esprimere il suo voto e che tendono a diventare un tesoretto del quale nel giro di poco si perde ogni traccia, in queste primarie romane c'è una novità, però... alcune persone sono state pagate ben 10 euro per esprimere il loro voto». Sul suo volantino una donna probabilmente rom è intenta a imbucare nell'urna una scheda di voto per le primarie del Pd e sull'altra facciata, un gruppo di persone appartenenti probabilmente alla stessa comunità in fila presso un gazebo dello stesso partito con la didascalia "10 euro ai Rom per votare alle primarie" e "Il 23 marzo il Pdl paga 10 euro e il pranzo a chi sostiene Berlusconi in piazza del Popolo. Il 7 aprile il Pd paga 10 euro tutti i Rom che lo votano per le primarie. Siamo primo partito in Italia senza comprare nessuno".
«Tali dichiarazioni - si legge nella diffida inviata dall'Associazione 21 luglio - hanno un impatto fortemente negativo e penalizzante» anche perché viene affermato «senza dati e prove oggettive, che le comunità rom si sono recate al voto delle primarie dietro corrispettivo di una somma di denaro. Esse, per come formulate, possono esser suscettibili di diffondere nell'immaginario collettivo una visione delle comunità rom presenti sul territorio distorta e marcata da stereotipi e pregiudizi».
La risposta più completa al rigurgito di razzismo del pentastelluto si può leggere sul suo stesso profilo. Proviene da Giovanni Delle Nuvole Laccetti, giovane autore tv, che fa due conti. «Dare per scontato che se un rom vuole votare vuol dire che è stato pagato è un semplicemente un insulto all'intero popolo gitano, aggravato dunque dalla matrice razzista. Nei paesi democratici queste accuse - se non sono attentamente e inoppugnabilmente documentate - si pagano, ed è il tuo stesso elettorato a chiedere a gran voce le tue dimissioni. Per tua fortuna qui siamo in Italia». A Roma ci sono 7.100 persone rom. Tolto il 40% che non ha la cittadinanza diventano 4.260. Tolta la metà che ha meno di 14 anni diventano 2.130. Ignazio Marino, spiega Giovanni Delle Nuvole Laccetti ha preso circa 50mila mila voti. Sassoli, secondo classificato, ne ha presi circa 26mila (è facile fare i conti tondi con 100.000 votanti). Dunque, se anche tutti i rom di Roma fossero stati pagati per votare l'uno o l'altro, non avrebbero cambiato minimamente l'esito della votazione. «Sai, la città di cui vuoi essere sindaco ha dei cittadini roma. Dovresti fartene una ragione. Magari sono andati alle urne perché uno dei candidati alla Presidenza del Municipio ha promesso loro delle politiche di integrazione, in luogo dell'apartheid di Alemanno, durante la sua - legittima - campagna elettorale».
In una lettera di diffida inviata a De Vito, l'Associazione 21 luglio lo ha invitato a desistere dal rilasciare dichiarazioni passibili di fornire una visione distorta della comunità rom e di alimentare sentimenti suscettibili d'incitare alla discriminazione, all'odio e all'intolleranza. La 21 luglio è un'organizzazione non profit indipendente, impegnata nella tutela e nella promozione dei diritti dell'infanzia presente negli insediamenti rom formali ed informali e nella lotta contro ogni forma di discriminazione e intolleranza. Il suo fondatore, Carlo Stasolla, con un libro-inchiesta, ha svelato i retroscena del Piano Nomadi di Alemanno: una spesa di 60 milioni di euro, quasi 500 azioni di sgombero, violazioni dei diritti umani, proliferazione degli insediamenti.
De Vito non ha l'aria di uno che sa che, proprio l'8 aprile 2013, quando la comunità internazionale celebra la Giornata Internazionale dei rom e dei sinti, lui rilasciava dichiarazioni come questa: «In genere, quando si parla di primarie del Pd si fa riferimento ai 2 euro che ogni sostenitore "investe" per esprimere il suo voto e che tendono a diventare un tesoretto del quale nel giro di poco si perde ogni traccia, in queste primarie romane c'è una novità, però... alcune persone sono state pagate ben 10 euro per esprimere il loro voto». Sul suo volantino una donna probabilmente rom è intenta a imbucare nell'urna una scheda di voto per le primarie del Pd e sull'altra facciata, un gruppo di persone appartenenti probabilmente alla stessa comunità in fila presso un gazebo dello stesso partito con la didascalia "10 euro ai Rom per votare alle primarie" e "Il 23 marzo il Pdl paga 10 euro e il pranzo a chi sostiene Berlusconi in piazza del Popolo. Il 7 aprile il Pd paga 10 euro tutti i Rom che lo votano per le primarie. Siamo primo partito in Italia senza comprare nessuno".
«Tali dichiarazioni - si legge nella diffida inviata dall'Associazione 21 luglio - hanno un impatto fortemente negativo e penalizzante» anche perché viene affermato «senza dati e prove oggettive, che le comunità rom si sono recate al voto delle primarie dietro corrispettivo di una somma di denaro. Esse, per come formulate, possono esser suscettibili di diffondere nell'immaginario collettivo una visione delle comunità rom presenti sul territorio distorta e marcata da stereotipi e pregiudizi».
La risposta più completa al rigurgito di razzismo del pentastelluto si può leggere sul suo stesso profilo. Proviene da Giovanni Delle Nuvole Laccetti, giovane autore tv, che fa due conti. «Dare per scontato che se un rom vuole votare vuol dire che è stato pagato è un semplicemente un insulto all'intero popolo gitano, aggravato dunque dalla matrice razzista. Nei paesi democratici queste accuse - se non sono attentamente e inoppugnabilmente documentate - si pagano, ed è il tuo stesso elettorato a chiedere a gran voce le tue dimissioni. Per tua fortuna qui siamo in Italia». A Roma ci sono 7.100 persone rom. Tolto il 40% che non ha la cittadinanza diventano 4.260. Tolta la metà che ha meno di 14 anni diventano 2.130. Ignazio Marino, spiega Giovanni Delle Nuvole Laccetti ha preso circa 50mila mila voti. Sassoli, secondo classificato, ne ha presi circa 26mila (è facile fare i conti tondi con 100.000 votanti). Dunque, se anche tutti i rom di Roma fossero stati pagati per votare l'uno o l'altro, non avrebbero cambiato minimamente l'esito della votazione. «Sai, la città di cui vuoi essere sindaco ha dei cittadini roma. Dovresti fartene una ragione. Magari sono andati alle urne perché uno dei candidati alla Presidenza del Municipio ha promesso loro delle politiche di integrazione, in luogo dell'apartheid di Alemanno, durante la sua - legittima - campagna elettorale».
Primarie, i rom: denunciamo chi ci ha sospettato
E' bufera: Alicata via da Pd, De Vito (M5s) ritratta
Nomadi ai seggi, la comunità di via Candoni si ribella: "Da anni prendiamo parte attivamente alla politica del territorio. Accusarci di compravendita di schede è stata discriminazione razziale". Poco dopo la dirigente renziana annuncia di dimettersi da ogni carica nel partito e il grillino candidato sindaco a Roma fa retromarcia: "Nella nostra denuncia ci siamo basati su dichiarazioni di altri. Non volevamo attaccare la comunità rom"
La dirigente del Pd Lazio, Cristiana Alicata, lascia ogni incarico del partito dopo aver sollevato il presunto scandalo della compravendita dei voti rom alle primarie di domenica scorsa a Roma. Ad annunciarlo è lei stessa sul suo blog e su fb. "Mi dimetto e la mia tessera è a disposizione del segretario Bersani". Poi spiega: sono "infamanti" le accuse di razzismo e istigazione all'odio razziale che le sono state mosse dalle comunità rom della Capitale e annuncia che si difenderà "con serenità nelle sedi opportune anche querelando singolarmente alcune persone".
Pochi momenti prima, era stato il candidato a sindaco di Roma di M5S Marcello De Vito a tornare sui suoi passi, e a ritrattare le sue precedenti accuse di "compravendita di voti rom", addirittura "pagati con 10 euro a scheda". "Nel denunciare i rom ai seggi ci siamo basati sulle dichiarazioni di una dirigente dello stesso Partito democratico romano e su alcuni articoli di giornale. Prendiamo atto che la dirigente ha corretto il tiro, trovate tutto sul nostro blog. Il nostro non voleva essere in alcun modo un attacco alla comunità Rom, di cui abbiamo il massimo rispetto", ha piroettato. Ma il giorno prima sulla sua pagina Facebook De Vito aveva postato un manifesto virtuale accusatorio, in cui con un fotomontaggio puntava il dito contro
il pagamento di 10 euro a ogni rom per votare, con allegato ritratto
di nomade al seggio. Senza citare la fonte delle sue accuse. E oggi il
post è scomparso dal suo profilo di candidato.
Una bufera che si è consumata in poche ore. A metà pomeriggio era apparsa la nota della comunità rom di via Candoni che si ribellava alle "dichiarazioni offensive" sulla compravendita di voti e annunciava di denunciare pubblicamente per diffamazione e istigazione all'odio razziale sia Cristiana Alicata che Marcello De Vito.
"Come comunità rom, presente da 13 anni sul territorio del XV municipio, abbiamo sempre preso parte attivamente alla politica del territorio, come tutti i rappresentanti delle forze politiche, dell'associazionismo e dei movimenti locali possono testimoniare, cosa dimostrata anche dal fatto che in ogni tornata elettorale i futuri candidati hanno organizzato iniziative politiche ed elettorali in questo campo sui temi dell'immigrazione e dell'inclusione sociale".
L'ultima visita l'abbiamo ricevuta solo dieci giorni fa dal candidato sindaco alle primarie David Sassoli, che ha mostrato interesse e sensibilità alle problematiche del campo - prosegue l'associazione - Un interesse che è sempre stato visto dalla nostra comunità come un segnale positivo per uscire dall'invisibilità e dalla marginalità in cui siamo relegati".
E ancora: anche alle scorse primarie abbiamo partecipato numerosi e ciò non fu motivo di scandalo, altrettanto numerosi abbiamo partecipato alle elezioni per il parlamento europeo e alle scorse elezioni comunali, una partecipazione per noi un motivo di orgoglio. Le primarie ci sono sembrate un'occasione importante per segnare un cambiamento di linea e per incidere e avere voce in capitolo. Evidentemente ci siamo sbagliati! La campagna partita da una dirigente del Pd, immediatamente ripresa dal Movimento 5 Stelle e da tutti i blog della destra e diffuso indegnamente da tutta la stampa è il segnale inquietante di quanto sia radicato nel senso comune il pregiudizio razzista nei confronti delle comunità rom".
"Come comunità - conclude la nota - abbiamo inoltre deciso di denunciare alla procura della Repubblica Cristiana Alicata e Marcello De Vito per diffamazione e istigazione all'odio razziale, e contestualmente di inviare una lettera alla commissione europea per i diritti umani affinché ciò serva da monito". A stretto giro le dimissioni della Alicata e la marcia indietro del grillino.
Una bufera che si è consumata in poche ore. A metà pomeriggio era apparsa la nota della comunità rom di via Candoni che si ribellava alle "dichiarazioni offensive" sulla compravendita di voti e annunciava di denunciare pubblicamente per diffamazione e istigazione all'odio razziale sia Cristiana Alicata che Marcello De Vito.
"Come comunità rom, presente da 13 anni sul territorio del XV municipio, abbiamo sempre preso parte attivamente alla politica del territorio, come tutti i rappresentanti delle forze politiche, dell'associazionismo e dei movimenti locali possono testimoniare, cosa dimostrata anche dal fatto che in ogni tornata elettorale i futuri candidati hanno organizzato iniziative politiche ed elettorali in questo campo sui temi dell'immigrazione e dell'inclusione sociale".
L'ultima visita l'abbiamo ricevuta solo dieci giorni fa dal candidato sindaco alle primarie David Sassoli, che ha mostrato interesse e sensibilità alle problematiche del campo - prosegue l'associazione - Un interesse che è sempre stato visto dalla nostra comunità come un segnale positivo per uscire dall'invisibilità e dalla marginalità in cui siamo relegati".
E ancora: anche alle scorse primarie abbiamo partecipato numerosi e ciò non fu motivo di scandalo, altrettanto numerosi abbiamo partecipato alle elezioni per il parlamento europeo e alle scorse elezioni comunali, una partecipazione per noi un motivo di orgoglio. Le primarie ci sono sembrate un'occasione importante per segnare un cambiamento di linea e per incidere e avere voce in capitolo. Evidentemente ci siamo sbagliati! La campagna partita da una dirigente del Pd, immediatamente ripresa dal Movimento 5 Stelle e da tutti i blog della destra e diffuso indegnamente da tutta la stampa è il segnale inquietante di quanto sia radicato nel senso comune il pregiudizio razzista nei confronti delle comunità rom".
"Come comunità - conclude la nota - abbiamo inoltre deciso di denunciare alla procura della Repubblica Cristiana Alicata e Marcello De Vito per diffamazione e istigazione all'odio razziale, e contestualmente di inviare una lettera alla commissione europea per i diritti umani affinché ciò serva da monito". A stretto giro le dimissioni della Alicata e la marcia indietro del grillino.
Nessun commento:
Posta un commento