Un nuovo schiaffo alla giustizia e alla dignità del
nostro paese e delle nostre leggi. Ieri sera la presidenza della
Repubblica ha fatto sapere di aver graziato un militare USA condannato
per aver partecipato al rapimento illegale dell’imam Abu Omar.
Uno degli ultimi atti del settennato di presidenza del Presidente della Repubblica sta facendo discutere. Ieri sera infatti è giunta la notizia che Giorgio Napolitano, al termine del suo mandato, ha graziato il colonnello Joseph L. Romano III, l'ufficiale statunitense condannato in via definitiva a sette anni di reclusione (di cui tre condonati) per il rapimento di Abu Omar avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003. Il militare condannato era il responsabile statunitense della sicurezza della base USA di Aviano dove l'ex imam venne trasportato da uomini della Cia, messo su un aereo e poi trasferito in Germania, e quindi in Egitto. Durante il rapimento la vittima fu più volte picchiata e selvaggiamente torturata.
Secondo gli atti dell'inchiesta Romano avrebbe ''atteso i sequestratori ed il sequestrato nella base, garantendo ai primi l'ingresso sicuro e la possibilità di imbarcare il rapito su un aereo che lo conduceva fuori Italia''. Fino al 7 luglio 2003 è rimasto in servizio ad Aviano; poi, quando in Italia partirono le inchieste sull’accaduto, fu trasferito al Pentagono, fuori dalla giurisdizione del paese di cui aveva violato le leggi.
Con la grazia - concessa all'unico militare coinvolto nella vicenda, essendo gli altri tutti agenti della Cia - il presidente della Repubblica afferma di aver voluto dare ''soluzione a una vicenda considerata dagli Stati Uniti senza precedenti'' e ovviare ''a una situazione di evidente delicatezza sotto il profilo delle relazioni bilaterali con un Paese amico''. Non sono mancati in questi anni gli interventi e le pressioni dell’amministrazione di Washington sulla vicenda. La posizione di Romano - 56 anni, originario di Darby, in Pennsylvania, ufficiale Nato - è sempre stata seguita con molta attenzione dall'amministrazione Usa e tenuta distinta da quella degli agenti della Cia coinvolti: 22 di questi sono stati condannati in via definitiva il 19 settembre 2012 dalla Cassazione, mentre per altri tre si è da poco celebrato un processo stralcio d'appello che ha ribaltato le assoluzioni di primo grado. Naturalmente nessuno di loro sconterà mai un giorno di carcere, visto che gli Usa non hanno nessuna intenzione di consegnarli alla giustizia italiana.
Per Romano l'amministrazione Usa espresse il suo formale ''disappunto'' in occasione della prima condanna, sostenendo che i tribunali italiani non avessero alcuna giurisdizione su di lui. Pare che Obama in persona, durante il suo incontro con Giorgio Napolitano del 15 febbraio scorso, abbia perorato la causa del militare.
La decisione non è piaciuta al magistrato che con grande fatica era riuscito a far condannare, seppure in contumacia, l’ufficiale della Nato. ''Ho saputo della grazia dai tg e sono rimasto totalmente sorpreso. Ma ho un profondo rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica. I poteri di grazia competono a lui e soltanto a lui. Si tratta di una valutazione complessiva politico-umana sulla quale non mi esprimo'' ha detto il giudice Oscar Magi con un linguaggio diplomatico che non nasconde del tutto il suo disappunto.
Soddisfazione è stata invece espressa dalle istituzioni statunitensi. ''Apprezziamo la decisione del presidente Napolitano in linea con la visione comune dei nostri governi circa i termini dell'accordo militare previsto dal Sofa (States of Forces Agreement) con l'Italia'' ha detto il maggiore Robert A.Firman, portavoce del Pentagono, a nome degli Usa. ''Gli Stati Uniti e l'Italia - afferma il portavoce del Dipartimento della Difesa - hanno un forte partenariato su una vasta gamma di questioni, tra cui la stretta cooperazione sulle tematiche legale alla Difesa nell'ambito Nato. Apprezziamo la decisione del Presidente Napolitano di graziare il colonnello della Us Air Force, Joseph Romano. La decisione è in linea con il punto di vista comune dei governi degli Stati Uniti e l'Italia sui termini del nostro accordo militare Sofa con l'Italia''.
Uno degli ultimi atti del settennato di presidenza del Presidente della Repubblica sta facendo discutere. Ieri sera infatti è giunta la notizia che Giorgio Napolitano, al termine del suo mandato, ha graziato il colonnello Joseph L. Romano III, l'ufficiale statunitense condannato in via definitiva a sette anni di reclusione (di cui tre condonati) per il rapimento di Abu Omar avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003. Il militare condannato era il responsabile statunitense della sicurezza della base USA di Aviano dove l'ex imam venne trasportato da uomini della Cia, messo su un aereo e poi trasferito in Germania, e quindi in Egitto. Durante il rapimento la vittima fu più volte picchiata e selvaggiamente torturata.
Secondo gli atti dell'inchiesta Romano avrebbe ''atteso i sequestratori ed il sequestrato nella base, garantendo ai primi l'ingresso sicuro e la possibilità di imbarcare il rapito su un aereo che lo conduceva fuori Italia''. Fino al 7 luglio 2003 è rimasto in servizio ad Aviano; poi, quando in Italia partirono le inchieste sull’accaduto, fu trasferito al Pentagono, fuori dalla giurisdizione del paese di cui aveva violato le leggi.
Con la grazia - concessa all'unico militare coinvolto nella vicenda, essendo gli altri tutti agenti della Cia - il presidente della Repubblica afferma di aver voluto dare ''soluzione a una vicenda considerata dagli Stati Uniti senza precedenti'' e ovviare ''a una situazione di evidente delicatezza sotto il profilo delle relazioni bilaterali con un Paese amico''. Non sono mancati in questi anni gli interventi e le pressioni dell’amministrazione di Washington sulla vicenda. La posizione di Romano - 56 anni, originario di Darby, in Pennsylvania, ufficiale Nato - è sempre stata seguita con molta attenzione dall'amministrazione Usa e tenuta distinta da quella degli agenti della Cia coinvolti: 22 di questi sono stati condannati in via definitiva il 19 settembre 2012 dalla Cassazione, mentre per altri tre si è da poco celebrato un processo stralcio d'appello che ha ribaltato le assoluzioni di primo grado. Naturalmente nessuno di loro sconterà mai un giorno di carcere, visto che gli Usa non hanno nessuna intenzione di consegnarli alla giustizia italiana.
Per Romano l'amministrazione Usa espresse il suo formale ''disappunto'' in occasione della prima condanna, sostenendo che i tribunali italiani non avessero alcuna giurisdizione su di lui. Pare che Obama in persona, durante il suo incontro con Giorgio Napolitano del 15 febbraio scorso, abbia perorato la causa del militare.
La decisione non è piaciuta al magistrato che con grande fatica era riuscito a far condannare, seppure in contumacia, l’ufficiale della Nato. ''Ho saputo della grazia dai tg e sono rimasto totalmente sorpreso. Ma ho un profondo rispetto delle prerogative del presidente della Repubblica. I poteri di grazia competono a lui e soltanto a lui. Si tratta di una valutazione complessiva politico-umana sulla quale non mi esprimo'' ha detto il giudice Oscar Magi con un linguaggio diplomatico che non nasconde del tutto il suo disappunto.
Soddisfazione è stata invece espressa dalle istituzioni statunitensi. ''Apprezziamo la decisione del presidente Napolitano in linea con la visione comune dei nostri governi circa i termini dell'accordo militare previsto dal Sofa (States of Forces Agreement) con l'Italia'' ha detto il maggiore Robert A.Firman, portavoce del Pentagono, a nome degli Usa. ''Gli Stati Uniti e l'Italia - afferma il portavoce del Dipartimento della Difesa - hanno un forte partenariato su una vasta gamma di questioni, tra cui la stretta cooperazione sulle tematiche legale alla Difesa nell'ambito Nato. Apprezziamo la decisione del Presidente Napolitano di graziare il colonnello della Us Air Force, Joseph Romano. La decisione è in linea con il punto di vista comune dei governi degli Stati Uniti e l'Italia sui termini del nostro accordo militare Sofa con l'Italia''.
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