Poi l’invito alla Camusso ad andare oltre l’indignazione: «Le ricordo che guida il maggiore sindacato del Paese, non basta l’indignazione! Deve difendere i suoi iscritti passando all’azione».
Sulla figura di Renzi, Ferrero ha le idee chiare: «Ce lo presentano come l’ultima occasione, ma non è affatto così! Ricordo che Monti era trattato come un Papa, e poi…».
«Renzi fa la stessa politica di Blair in Inghilterra, che non ebbe
complessi a dire che l’aveva copiata dalla Thatcher! Matteo Renzi è un
politico di destra che fa politiche di destra, con lo stesso impianto
politico e culturale di Berlusconi, avente come obiettivo l’uomo solo al
comando in una logica presidenzialista.
Il tentativo è di demolire quelli che in Italia i sociologi chiamano i corpi sociali intermedi, cioè organizzazioni e sindacati che impediscono a chi è al potere di fare ciò che vuole.
Con la legge elettorale, sia chiaro, mira a dare tutto a chi prende un voto in più, eliminando le minoranze rompiscatole in Parlamento.
La sua idea è da sovrano, esattamente come Berlusconi…».
Il tentativo è di demolire quelli che in Italia i sociologi chiamano i corpi sociali intermedi, cioè organizzazioni e sindacati che impediscono a chi è al potere di fare ciò che vuole.
Con la legge elettorale, sia chiaro, mira a dare tutto a chi prende un voto in più, eliminando le minoranze rompiscatole in Parlamento.
La sua idea è da sovrano, esattamente come Berlusconi…».
«La storia dell’ultima occasione è un’altra delle stupidaggini
prodotte dall’universo mediatico! Qui in Italia ormai abbiamo le
campagne mediatiche fatte a reti unificate che trasformano in verità
assolute quelle che non lo sono.
Per dirne un’altra: Monti a cavallo tra il 2011 e il 2012 era sostanzialmente presentato come il Papa, ma dopo sei mesi era trattato come un pirla e adesso nessuno vorrebbe più prendere un caffè con lui… Lo stesso con Letta, e ora è il turno di Renzi!
Non siamo all’ultima occasione, solo che il Pd ha ormai così fatto sua la cultura dell’avversario, affidandosi a Renzi come l’uomo della provvidenza, come accadde e accade con Berlusconi e, per certi versi, anche con Grillo».
Per dirne un’altra: Monti a cavallo tra il 2011 e il 2012 era sostanzialmente presentato come il Papa, ma dopo sei mesi era trattato come un pirla e adesso nessuno vorrebbe più prendere un caffè con lui… Lo stesso con Letta, e ora è il turno di Renzi!
Non siamo all’ultima occasione, solo che il Pd ha ormai così fatto sua la cultura dell’avversario, affidandosi a Renzi come l’uomo della provvidenza, come accadde e accade con Berlusconi e, per certi versi, anche con Grillo».
La storia dell’Italia ha due strade che prende a tempi diversi:
quella della ricerca degli uomini della provvidenza, in cui la gente si
affida come al santo che fa il miracolo, e poi quelle in cui il popolo
prende in mano la responsabilità del proprio futuro, come nelle lotte
partigiane ed operaie. Anni in cui la gente invece che delegare,
lamentarsi o aspettare il miracolo, ha fatto quello che si dice a
Napoli: aiutati che Dio t’aiuta!
Abbiamo avuto prima Berlusconi, poi Bersani con il giaguaro, poi Grillo, ovviamente Monti e Letta, adesso Renzi, tra sei mesi ce ne sarà un altro? Temo che prima o poi ne arriverà uno cattivo sul serio, e ci ritroveremo in un meccanismo dal quale non riusciremo più a tornare indietro, come successo quasi cent’anni fa…».
Abbiamo avuto prima Berlusconi, poi Bersani con il giaguaro, poi Grillo, ovviamente Monti e Letta, adesso Renzi, tra sei mesi ce ne sarà un altro? Temo che prima o poi ne arriverà uno cattivo sul serio, e ci ritroveremo in un meccanismo dal quale non riusciremo più a tornare indietro, come successo quasi cent’anni fa…».
«Credo che non basti l’indignazione da parte della Camusso, serve
ricostruire un percorso di difesa dei suoi iscritti: bisogna smetterla
di fare solo chiacchiere!».
L’indignazione lasciamola agli opinionisti…
«Una volta ci si può indignare, ma poi si fa lo sciopero, si spiega
alla gente cosa fa Renzi e la si mobilita, altrimenti quello continua a
fare ciò che gli pare! L’unico modo per cambiare l’Italia è tirarsi su
le maniche e ricominciare a fare le lotte».
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