venerdì 25 agosto 2017

Ma cosa fa il comune di Roma per i profughi eritrei? di Luigi Manconi

REUTERS
Per il secondo giorno consecutivo, la polizia è intervenuta per sgomberare il palazzo che, da anni, ospita centinaia di profughi eritrei, in via Curtatone a Roma. Come era facile prevedere, considerate l'assenza di qualunque proposta alternativa e l'irresponsabile latitanza dell'amministrazione comunale, ne sono derivati feriti e violenze.
Nel corso della mattinata, la situazione è stata molto tesa e ci sono stati scontri. Si tenga presente che tra le persone sgomberate si trovano numerosi anziani, donne, bambini e portatori di handicap e che tutti gli eritrei sono titolari dello status di rifugiato o della protezione internazionale.
Di fronte a tutto ciò, la giunta comunale tace e si sottrae a qualunque responsabilità: nessun suo rappresentate è presente mentre tutto ciò accade e, dopo estenuanti trattative con la prefettura, la sola proposta riguarda poche decine di posti.
Capisco che Sindaca e membri della giunta siano in tutt'altre faccende affaccendati, presi dal rutilante carosello degli assessorati e dall'esaltazione partitocratica del gioco delle nomine e delle deleghe, ma qualcuno deve pur ricordare che queste centinaia di profughi sono, anche loro, abitanti di Roma. E che quella politica per la casa, promessa dal Comune e di cui non si è vista finora una minima traccia, deve riguardare anche loro.


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