CONTRO PIAZZA CRAXI.
Il 26 settembre 2010 si è prodotto a Deruta un evento a suo modo storico. Molti cittadini, senza che nessun partito li avesse mobilitati e, spinti solo da uno spontaneo moto di repulsione, si sono ritrovati presso il quartiere dell’Arte per protestare contro l’intitolazione di una piazza a Bettino Craxi, un dirigente politico della prima repubblica, le cui scarse capacità di amministratore della cosa pubblica, sono state oscurate dalle ben più gravi responsabilità penali.
Quegli uomini e quelle donne, che si sono ritrovati in piazza “armati di fischietto” (come è stato scritto da qualcuno) hanno deciso di sedimentare e coltivare quel sentimento di comune indignazione riunendosi in un comitato civico irreversibilmente plurale, che non è espressione di alcuna sigla partitica e si riserva di intraprendere un’azione referendaria affinché l’atto vergognoso compiuto dalla giunta Verbena venga al più presto emendato.
In particolar modo il comitato contesta:
- In prima istanza il metodo, ovvero l’unilateralità della decisione, che sebbene presa all’unanimità dal consiglio comunale, non ha proceduto ad alcuna consultazione dei cittadini derutesi, quantomeno di quelli più interessati dal provvedimento e cioè i residenti del quartiere dell’Arte.
- Il secondo punto è nel merito: è davvero opportuno dedicare una piazza ad un uomo che, oltre ad aver contribuito in maniera rilevante all’aumento del debito pubblico, che passò da 234 a 522 miliardi di euro (dati valuta 2006), e il rapporto fra debito e pil, che passò dal 69% al 88%[1], è stato condannato in via definitiva per corruzione (tangenti Eni - Sai) e finanziamento illecito ai partiti (Enimont), e in barba alle sentenze passate in giudicato della magistratura italiana è fuggito dal proprio paese come latitante? Noi crediamo di no.
Non molto tempo fa a Deruta è stato intitolato un parco a Falcone e Borsellino. Il nostro sindaco, tutti gli assessori, i consiglieri della giunta potrebbero affermare in piena coscienza di fronte alle giovani generazioni che i valori espressi dai due grandi magistrati italiani siano compatibili con quelli incarnati da Bettino Craxi?
Forse, mai come oggi, Craxi è davvero divenuto il simbolo più autentico di quest’Italia corrotta, piegata agli interessi dei poteri forti, in cui l’indulgente garantismo del nostro impianto istituzionale si è trasformato in pretesa di impunità e mutua difesa di privilegi castali, ma proprio perché questi tempi sono crudelmente ostili agli esempi di dignitoso valore, oggi più di ieri dobbiamo gridare che i valori del Craxismo non ci appartengono né devono appartenere ai nostri figli.
COMITATO “DERUTA 26 SETTEMBRE”
–NO A PIAZZA CRAXI-
Per info piazzanocraxi@gmail.com
[1] Fonte Club Ambrosetti – the european house, gennaio 2007, n° 5.
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