di Fabio Alberti
In nome
di una presunta legalità delle procedure e di calcoli arbitrari e
astratti, in questi mesi a Roma si minacciano di sgombero forzato
esperienze di autogestione sociale che hanno recuperato all’uso pubblico
edifici abbandonati. Ai costruttori viene riservato un trattamento
molto diverso. L’utilizzo illegale del palazzo di vetro di piazza dei
Navigatori non viene sanzionato e ci si prepara ad un condono tombale
che perfino il Municipio sembrerebbe esser disponibile ad accettare.
E’ l’impunità di chi persegue l’arricchimento facile a scapito
dell’interesse comune ma può dipendere anche da noi
Le
vicende urbanistiche di piazza dei Navigatori abbracciano un arco di
tempo ormai venticinquennale. Dopo alterne vicende nel 2004 fu firmata
la convenzione urbanistica per Piazza dei Navigatori e via Giustiniano
che, a fronte della costruzione di un palazzo di uffici, un centro congressi, un centro commerciale e un albergo in
via Giustiniano (quello ribattezzato “il bidè” dagli abitanti della
zona) per un totale di 184.000 mc, impegnava i costruttori alla
realizzazione, a scomputo degli oneri, di opere di urbanizzazione
primaria e secondaria per 21 milioni di euro (sottovia di
attraversamento della Colombo, asilo nido, attraversamento pedonale
sopraelevato, parcheggio pubblico, nuovo mercato rionale, bocciofila),
oltre alla sistemazione generale della piazza dei Navigatori e alla
riqualificazione dei giardini.
La convenzione urbanistica era già allora uno sfacciato regalo ai costruttori (aumento
di cubature, varianti alle destinazioni di PRG, cessione di terreni
comunali a prezzi stracciati) come di consueto nella filosofia della
cosiddetta urbanistica contrattata e regalava al quartiere un ulteriore
carico urbanistico che, si dovrebbe sommare al previsto ampliamento di
cubature nell’aerea della ex Fiera di Roma.
Beneficiaria della concessione è
la società Acqua Marcia del noto plurindagato per bancarotta
fraudolenta ed evasione fiscale Francesco Bellavista Caltagirone. A
12 anni di distanza gli immobili sono stati costruiti per il 70/80% ed
in parte (il palazzo di vetro di piazza Navigatori) affittati,
illegalmente, alla Confcommercio nonostante sia privo dell’abitabilità.
Ma delle opere di urbanizzazione nemmeno l’ombra. Per
anni i cittadini del quartiere, rappresentati dal comitato “Piazza dei
Navigatori”, hanno partecipato ad inutili tavoli in cui di volta in
volta si decidevano presunte modifiche alle opere di urbanizzazione rese
necessarie dal passare degli anni. Inoltre la fideiussione, che doveva essere rilasciata a garanzia della realizzazione delle urbanizzazioni, è risultata falsa, impedendo
così al Comune persino di rivalersi economicamente del mancato rispetto
della convenzione. Intanto due importanti aree del quartiere sono ormai
da anni abbandonate al degrado con notevoli disagi per tutti i
cittadini.
Il 18
novembre il Comune, dopo anni di colpevole inazione ed a fronte di una
indagine della magistratura, ha finalmente inviato una lettera alla
proprietà con la quale si comunica “l’avvio della procedura per la decadenza per inadempimento della convenzione urbanistica ai
sensi dell’articolo 23 della stessa. Se la procedura fosse portata
avanti tutti gli immobili costruiti dovrebbero diventare di proprietà
pubblica. La nuova giunta, dovrebbe, con una consultazione popolare,
decidere cosa farne: abbatterli, utilizzarli per servizi
pubblici o affittarli utilizzando i proventi per realizzare direttamente
le strutture pubbliche previste. Quando, nel novembre 2015 i
giornali pubblicarono la notizia nel quartiere si cominciò a discutere
della futura destinazione di quelli che apparivano essere ormai edifici
che sarebbero diventati pubblici, risarcendo così, almeno in parte, il
danno che era stato fatto alla comunità locale.
Ma per i costruttori c’è sempre una via di uscita: alla
“letterina” non è stato dato alcun seguito sino ad ora ed invece il
commissario Tronca, attuando quanto già proposto dall’assessore Caudo (vedi
riunione commissione capitolina controllo, garanzia e trasparenza del 6
febbraio 2014), ha avviato trattative con la proprietà per arrivare ad
una “transazione” che, in cambio della realizzazione di solo parte delle
urbanizzazioni, permettesse la realizzazione del terzo edificio,
appesantendo ulteriormente l’insediamento.
Mentre
con inusuale sistematicità in nome di una presunta legalità si
sgomberano con la polizia esperienze di autogestione sociale che hanno
il torto di aver recuperato ad uso pubblico edifici abbandonati si
riserva ai costruttori un trattamento tutt’affatto diverso.
L’utilizzo illegale del palazzo di vetro non viene sanzionato e ci si
prepara ad un condono tombale che, sembrerebbe, anche il Municipio
sarebbe disponibile ad accettare in cambio di qualche cubatura.
Si sancirebbe così, per l’ennesima volta l’impunità di chi persegue l’arricchimento facile a scapito dell’interesse pubblico. Saremmo
di fronte ad un colpo di spugna, un pericoloso precedente nei confronti
delle sistematiche inadempienze nella realizzazione delle opere
pubbliche che i costruttori romani,complici le amministrazioni comunali di centrodestra e centrosinistra, hanno fatto in tutta la città, sicuri dell’impunità. Finirà così anche questa volta? Dipende anche da noi.
Firmate la petizione
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