Tra
le stilettate inferte al comune senso del pudore politico c’è anche
quella di vedere che topogigio Renzi fa prendere la penna a qualche suo
ghost writer (probabilmente Baricco, il birignao vivente del salottismo
parassita) per annunciare la buona novella che il Pd non è più di
sinistra. Lo fa astutamente e con la complicità del giornalaio amico,
sulla nuova edizione di Destra e Sinistra di Norberto Bobbio che
purtroppo è un testo abbastanza vecchio da non essere ancora a fumetti e
nemmeno è la base di un format. La ragione sta nel fatto che l’autore
sconosciuto delle parole firmate da Renzi può nascondere dietro un
preteso “anticomunismo” di Bobbio l’abiura della parola sinistra.
Inutile dire che la cosa era già visibile da anni e che solo
l’antiberlusconismo di facciata aveva nascosto l’evidenza di un Pd
convertito al liberismo, tanto che la sua stessa nascita aveva lo scopo
di concretizzare la lunga conversione covata prima nel Pds e poi nei Ds
. Inutile sottolineare che la posizione di Bobbio è assai più complessa
e che in ogni caso sinistra non coincide tout court con comunismo nel
suo senso marxiano. Ancora più effimera è la ragione di questa
operazione: dire, esattamente come Grillo, che destra e sinistra non
hanno più senso, mentre la nuova bussola ha come riferimento vecchio e
nuovo dentro i binari di una ormai lontanissima terza via.
Francamente è un po’ patetico che una teoria politica nasca
dall’estensione universale del posticcio giovanilismo renziano, ma anche
cercando di scavare dentro un discorso grossolano va notato che la
posizione di Renzi, quella di sostituire due coordinate spaziali come
destra e sinistra, con un sistema temporale di vecchio e nuovo, è in
realtà di matrice medioevale, opportunamente tradotta in una furbata
retorica che coniuga l’idea di progresso, svuotata come una cozza di cui
sono rimaste sole le valve iridescenti, applicata a una visione statica
della società in cui nulla può davvero cambiare, post ideologica nel
senso che esiste una sola ideologia e che perciò concepisce solamente
problemi concreti, come se essi non nascessero all’interno di un sistema
di metodi, processi, pensieri, prassi e potessero davvero essere
risolti all’interno degli stessi. E’ chiarissima la radice reazionario –
cattolica dove la palingenesi è spostata al regno dei cieli mentre la
società è quella che è, passibile non di trasformazione, ma al massimo
di compassione e di buone azioni. Nel gioco del vecchio e del nuovo
abbiamo fatto un salto all’indietro a prima dell’illuminismo. E del
resto mentre destra e sinistra stanno per due diverse e articolate
visioni della società, vecchio e nuovo sono una impostura, subiscono il
tempo, piuttosto che appropriarsene e non esiste alcun motivo per cui il
nuovo debba essere meglio del vecchio o viceversa, sono semplicemente
posti in ordine seriale. Il nuovo in quanto nuovo non è una qualità e
anzi tende a nascondere ogni degrado con la sua biacca appiccicosa, è un
termine vuoto di qualsiasi dialettica.
Si vede bene come questa trovata nasca da uno degli equivoci più
clamorosi che dello Zeitgeist contemporaneo che divora le menti più
distratte e più superficiali: la confusione tra dinamicità e cambiamento
che al contrario sono due tensioni spesso antitetiche. E anzi la
sostituzione della seconda con la prima è una delle immagini -forza del
capitalismo neo liberista: confondere con i fuochi artificiali,
asserire il movimento circolare che resta sempre sullo stesso punto
come una giostra. La confusione investe ogni settore dai media alla
tecnologia dove la reale novità si confonde con il gadgets commerciale,
dalla scienza all’economia dove all’ idea imprenditoriale si sostituisce
la girandola dello startappismo. Il movimento convulso e rapidissimo
serve a nascondere il fatto che non c’è una direzione o uno scopo se non
quello di rendere i ricchi più ricchi come appunto i principi del
pensiero unico prescrivono. Se scaldiamo l’acqua in una pentola le
molecole si muoveranno sempre più pazzamente da ogni parte senza però
che la pentola stessa si muova. Ciò che conta è cosa vogliamo ottenere,
pasta riso, bollito, brodo o qualunque altra cosa. Ma da molti anni la
pentola sta bollendo senza che niente vi sia immerso ed esaurendo
soltanto la riserva di acqua, cioè di pensieri e di speranze, cuocendo
le pietre della disarticolazione sociale e ipnotizzando tutti con le
bolle di vapore che salgono alla superficie.
Inutile stupirsi come sembra fare Rossanda che l’abiura definitiva
alla sinistra in cambio di questa ideuzza da osceno fare del vecchio e
nuovo, arrivi proprio quando la disoccupazione è alle stelle. Renzi è
appunto la tacca superiore della manopola del gas per rendere più
intenso il bollore e la relativa fascinazione.
Anche da un punto di
vista della teoria dell’informazione l’espediente renziano fa
riferimento a cose superate : il prima e il poi sono seriali e
analogici, mentre destra e sinistra sono digitali, ad accesso diretto. E
per farmi comprendere meglio è la stessa differenza che passa tra un
libro che può essere aperto in qualsiasi pagina e un antico rotolo che
deve essere svolto in sequenza. Ed ecco che il nuovismo visto da qualche
angolazione meno scontata si rivela un vecchio arnese e alla fine solo
un’ espediente esistenziale per dare movimento al nulla. O meglio alla
fissità di un pensiero unico che detta il mondo e di un sistema politico
che si propone di passare da una inerzia ormai scoperta e
intollerabile a quella nascosta dalla dinamicità futurista.
In una parola al cinematografo.
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